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Comunicati Stampa

10.03.2023
SARS-CoV-2 danneggia il DNA e causa invecchiamento cellulare e infiammazione cronica
In una ricerca appena pubblicata sull’autorevole rivista scientifica Nature Cell Biology è stato identificato un meccanismo di danno al DNA cellulare indotto dal virus SARS-CoV-2 che provoca invecchiamento cellulare ed infiammazione cronica. Questo studio spiega alcuni effetti patologici dell’infezione, anche a lungo termine, e pone le basi per nuovi trattamenti farmacologici. Nella pubblicazione, i ricercatori ICGEB sono al fianco dei migliori centri di ricerca italiani nello studio delle basi molecolari del COVID-19. Una risposta infiammatoria esagerata all’infezione di SARS-CoV-2 è all’origine degli effetti più nocivi del COVID-19. Era noto come alcuni virus fossero in grado di indurre danno al DNA cellulare e che la mancata riparazione del danno provocasse tumori, senescenza cellulare e infiammazione cronica. Partendo da queste premesse si è mosso il team di scienziati coordinato da Fabrizio d’Adda di Fagagna all’IFOM di Milano, insieme ai virologi dell’ICGEB, guidati da Alessandro Marcello, e da Serena Zacchigna e Rossana Bussani dell’Università degli Studi di Trieste per l’analisi dei tessuti dei pazienti. “Abbiamo osservato”, spiega Alessandro Marcello, “che quando il virus replica nelle cellule infettate esaurisce rapidamente le risorse di precursori necessari alla sintesi degli acidi nucleici. Questo provoca un danno al DNA cellulare che deve essere riparato. Allo stesso tempo, alcune proteine del virus, chiamate Orf6, Nsp13 e N, interferiscono con i meccanismi cellulari di riparazione, provocando senescenza cellulare e produzione di citochine infiammatorie. La cosiddetta ‘tempesta citochinica’ è alla base della patologia polmonare caratteristica del COVID-19, ma anche dei sintomi neurologici che riscontriamo nel “long COVID”, che possono persistere anche a lungo in seguito all’infezione.” “È importante sottolineare”, conferma Serena Zacchigna, “che gli effetti riscontrati nei modelli cellulari studiati in laboratorio sono stati confermati nei tessuti dei pazienti con COVID-19, quindi nel contesto naturale dell’infezione.” Le implicazioni dello studio non si limitano alla comprensione dei meccanismi molecolari dell’infezione, ma pongono le basi di una terapia farmacologica in grado di alleviare le complicanze dell’infezione, soprattutto quelle a lungo termine. “Tre anni fa in Italia siamo stati i primi in Europa a fronteggiare un virus allora sconosciuto”, conclude Alessandro Marcello, “in pochissimo tempo la ricerca scientifica ha portato a risultati fondamentali per il contenimento dell’epidemia come i vaccini e i farmaci antivirali. È importantissimo mantenere alta l’attenzione e sostenere la ricerca di eccellenza per non risultare impreparati nei confronti di emergenze future.” Leggi l’articolo completo Hanno collaborato allo studio: IFOM, ICGEB, con sede in Area Science Park, IGM-CNR di Pavia, San Raffaele di Milano (Matteo Iannacone), l’Università degli Studi di Padova (Chiara Rampazzo), l’Istituto Neurologico Besta (Paola Cavalcante), Università degli Studi di Trieste (Serena Zacchigna e Rossana Bussani) e l’Università degli Studi di Palermo (Claudio Tripodo).
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07.03.2023
IMPRESS: costruire il futuro della microscopia elettronica a trasmissione
Scienza e innovazione stanno unendo le forze nel progetto IMPRESS (Interoperable electron Microscopy Platform for advanced RESearch and Services), lanciato ufficialmente il 1° febbraio 2023. Questo innovativo progetto scientifico mira a generare una transizione tecnologica rivoluzionaria nel campo della microscopia elettronica a trasmissione (TEM) co-sviluppando e fornendo metodi e strumenti nuovi e sofisticati, che permetteranno di esplorare nuove modalità di utilizzo dei TEM sia da parte di comunità scientifiche consolidate che emergenti. IMPRESS promuoverà inoltre l’integrazione dei TEM con altri strumenti, compresi quelli delle infrastrutture di ricerca analitica (RI), creando al contempo prospettive commerciali per le piccole e medie imprese. IMPRESS riunisce 19 partner provenienti da 11 paesi europei, coinvolgendo scienziati, aziende, esperti nel campo della microscopia elettronica e infrastrutture di ricerca. Il consorzio si è riunito a Trieste dal 14 al 17 febbraio per il lancio ufficiale del progetto. IMPRESS è un progetto avviato da e-DREAM, l’European Distributed REsearch infrastructure for Advanced electron Microscopy. Prevede di compiere un significativo passo avanti nel campo della microscopia elettronica a trasmissione sviluppando una nuova generazione di strumentazione basata su componenti open source e conoscenza condivisa. RENDERE I TEM PIÙ ACCESSIBILI E FACILI DA USARE Al centro del progetto IMPRESS c’è lo sviluppo di una piattaforma interoperabile basata su componenti modulari e standardizzati, progettate in maniera da essere flessibili ed adattabili sia a diversi microscopi che ad altra tipologia di strumentazione. Questa piattaforma consentirà di effettuare un’ampia gamma di esperimenti multimodali e correlativi utilizzando opzioni metodologiche attualmente non accessibili con microscopi elettronici disponibili in commercio. “Il nostro obiettivo è progettare e fornire strumentazione TEM concepita al più alto livello di standard aperti e interoperabilità. L’architettura di questa piattaforma innovativa sarà basata su componenti intercambiabili che potranno essere prontamente personalizzati dagli scienziati e ulteriormente adattati, tenendo conto delle esigenze di utenti di diverse comunità scientifiche. Il nostro obiettivo è rendere i TEM flessibili in modo che possano essere adattati a una varietà di esperimenti multimodali, invece di adattare gli esperimenti ai TEM”, spiega Regina Ciancio, coordinatrice del progetto. “Il progetto IMPRESS ha il potenziale di creare una svolta nel mercato TEM, in quanto mira a rendere la strumentazione e gli strumenti TEM avanzati più accessibili e di facile utilizzo per una più ampia gamma di comunità scientifiche”, sottolinea Rafal Dunin-Borkowski, coordinatore scientifico del progetto. Per raggiungere questo obiettivo, IMPRESS costruirà uno stretto dialogo con le aziende per adottare progetti standard che possono essere facilmente adattati da qualsiasi operatore. Sfrutterà le sinergie e collaborerà con cinque infrastrutture di ricerca di rilevanza europea. Oltre alle aziende coinvolte nel consorzio, una procedura di appalto pre-commerciale consentirà alle aziende esterne di fornire competenze complementari per co-sviluppare prototipi innovativi con funzionalità mirate. Questo approccio creerà le condizioni ideali per un nuovo ecosistema innovativo generato da IMPRESS. Il progetto è coordinato dall’Istituto Officina dei Materiali (IOM) del CNR e ha tra i partner chiave Area Science Park, che contribuirà alla fase di pre-commercial procurement e, in particolare, a tutti gli step che caratterizzano l’iter procedurale, dalla fase di test della strumentazione alla fase di adattabilità e di co-sviluppo delle tecnologie. Area inoltre contribuirà a creare un dialogo sinergico fra gli scienziati e le aziende coinvolte nel settore, aprendo anche la strada a un possibile dimostratore futuro. “Attendiamo con grande fiducia di vedere i risultati di questo progetto e l’impatto che esso avrà sul mercato TEM e sulla comunità scientifica”, conclude Regina Ciancio. IMPRESS è un progetto multidisciplinare, che riunisce un team di partner provenienti da università, istituti di ricerca e piccole e medie imprese di 11 paesi europei, tra cui Italia, Germania, Francia, Belgio, Norvegia, Spagna, Austria, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Regno Unito e Finlandia. Con un finanziamento di circa 10 milioni di euro dal programma quadro Horizon Europe della Commissione Europea, il team di partner, che comprende 5 infrastrutture di ricerca di rilevanza europea (SOLEIL, ALBA, CERIC, Euro-BioImaging ed ELI), lavorerà al progetto per i prossimi 4 anni.   IMPRESS PROJECT COORDINATOR: Dr. Regina Ciancio, CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE, AREA SCIENCE PARK, Italy IMPRESS SCIENTIFIC COORDINATOR: Prof. Rafal Dunin-Borkowski, FORSCHUNGSZENTRUM JUELICH GMBH, Germany IMPRESS CONSORTIUM: CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE (Italy);  FORSCHUNGSZENTRUM JUELICH GMBH (Germany);  CENTRE NATIONAL DE LA RECHERCHE SCIENTIFIQUE – CNRS (France); UNIVERSITEIT ANTWERPEN (Belgium); NORGES TEKNISK-NATURVITENSKAPELIGE UNIVERSITET – NTNU (Norway); FUNDACIO INSTITUT CATALA DE NANOCIENCIA I NANOTECNOLOGIA (Spain); TECHNISCHE UNIVERSITAET GRAZ (Austria); LEIBNIZ INSTITUT FUER FESTKOERPER UND WERKSTOFFFORSCHUNG DRESDEN EV (Germany); UNIVERSITEIT MAASTRICHT (Netherlands); AREA DI RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA DI TRIESTE – AREA SCIENCE PARK (Italy); CENTRAL EUROPEAN RESEARCH INFRASTRUCTURE CONSORTIUM – CERIC (Italy); EURO-BIOIMAGING ERIC (Finland); CONSORCIO PARA LA CONSTRUCCION EQUIPAMIENTO Y EXPLOTACION DEL LABORATORIO DE LUZ SINCROTRON – ALBA (Spain); SYNCHROTRON SOLEIL SOCIETE CIVILE (France); EXTREME LIGHT INFRASTRUCTURE ERIC – ELI (Czech Republic); CEOS CORRECTED ELECTRON OPTICAL SYSTEMS GMBH (Germany); CORVERS PROCUREMENT SERVICES BV (Netherlands); PROMOSCIENCE SRL (Italy); THE CHANCELLOR, MASTERS AND SCHOLARS OF THE UNIVERSITY OF OXFORD (United Kingdom – Associated partner funded by UK Research and Innovation).
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15.02.2023
Non tutto il grasso vien per nuocere: una nuova terapia di medicina rigenerativa per le ferite difficili
Una stretta collaborazione tra istituti scientifici e imprese della Regione Friuli Venezia Giulia ha prodotto risultati promettenti nel trattamento delle ferite difficili. La nuova terapia avanzata per la risoluzione efficace delle ferite difficili è stata pubblicata sulla rivista del gruppo Nature npj Regenerative Medicine. In questo studio, è stata dimostrato come alcune cellule del grasso, che prendono il nome di frazione stromale vascolare (in inglese: Stromal Vascular Fraction o SVF), sono in grado di promuovere la formazione di nuovi vasi sanguigni a livello della ferita, con importante accelerazione dei tempi di guarigione. Le ferite difficili sono lesioni cutanee estremamente dolorose che non guariscono, anzi peggiorano con il tempo. Ciò è causato dalla coesistenza di patologie croniche sottostanti, in primis diabete e arteriopatie periferiche, che non consentono una adeguata vascolarizzazione della ferita, necessaria per garantire un sufficiente apporto di ossigeno e nutrienti, e quindi la guarigione. Si tratta di una condizione frequente nelle persone che hanno più di 60 anni, almeno tanto quanto lo scompenso cardiaco, con importanti limitazioni nelle attività quotidiane. Le ricadute economiche sono importanti. Circa il 3% del budget sanitario globale viene speso per la cura delle ferite difficili, che richiedono terapie specialistiche e costose: in Italia oltre 3 miliardi di euro all’anno. A questo si aggiunge la riduzione delle capacità lavorative del malato e la necessità di assistenza sanitaria, a volte costante. Questa ricerca, guidata da Serena Zacchigna, responsabile del laboratorio di Biologia Cardiovascolare dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB) e docente di Biologia Molecolare all’Università degli Studi di Trieste è stata resa possibile dal progetto PREFER – sviluppo di un PRodotto biocompatibile per la tErapia delle FERite difficili, finanziato dal Programma Operativo del Fondo europeo di sviluppo regionale 2014-2020 del Friuli Venezia Giulia. Oltre a ICGEB e UNITS, hanno partecipato due aziende regionali, Zeta Research e Vivabiocell, capofila del progetto. “Le terapie attualmente disponibili si basano sull’applicazione di sostituti cutanei per promuovere la cicatrizzazione delle ferite – spiega Zacchigna – Tuttavia la loro efficacia è limitata dalla vascolarizzazione inadeguata che solitamente sta alla base di questa malattia”. Come funziona questa nuova terapia? “Abbiamo prelevato le cellule derivate dal tessuto adiposo dei pazienti per applicarle sul letto della ferita. A distanza di qualche giorno abbiamo osservato la formazione di una nuova rete vascolare, funzionale e connessa con i vasi pre-esistenti”. “Il ripristino di un adeguato afflusso di sangue a livello della ferita è fondamentale per supportare la guarigione della lesione cutanea” continua Giovanni Papa, docente UNITS e Direttore della Unità di Chirurgia Plastica dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI), che ha fornito le cellule e consentito la validazione dell’efficacia. La collaborazione tra accademia e impresa ha permesso di ottenere questo primo traguardo verso una migliore cura e qualità di vita per le persone con ferite difficili. Fondamentale in questo percorso è stata la partecipazione di VivaBioCell, azienda leader nella produzione di bioreattori per terapie cellulari, che ha apportato la propria esperienza industriale e la capacità di trasformare i risultati della ricerca in soluzioni implementabili in una realtà clinica. “Il lavoro congiunto tra noi ricercatori accademici, i clinici ospedalieri e il reparto ricerca e sviluppo industriale è stato essenziale per definire degli obiettivi concreti, compatibili con le esigenze del processo di scalabilità industriale – afferma Roman Vuerich, primo autore del lavoro e studente di dottorato presso UNITS e ICGEB – Questo progetto è stato un esempio di come la sinergia tra accademia e impresa possa portare a soluzioni concrete per le sfide della salute pubblica.” “Siamo confidenti che questa collaborazione possa continuare in futuro per portare un prodotto di terapia avanzata ai pazienti e che funga da faro per promuovere altri progetti di collaborazione tra centri di ricerca, ospedali e industria. Solo grazie a finanziamenti che sostengano la sinergia tra queste realtà potremo far sì che i risultati della ricerca arrivino ai malati e che questo possa accadere anche in Italia” concludono all’unisono Zacchigna e Papa.
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15.02.2023
Dr. Schӓr R&D Centre di Trieste: le ricercatrici infrangono il soffitto di cristallo
Nel Dr. Schär R&D Centre di Trieste, nato 20 anni fa e parte integrante del Gruppo Dr. Schär, azienda leader nell’alimentazione senza glutine e per specifiche esigenze nutrizionali, la ricerca davvero non ha genere. In Italia, secondo i dati del report “Gender in research” di Elsevier, a fronte di un folto numero di donne impegnate nella ricerca, solo un 20% di loro ricopre però ruoli apicali. Al Dr. Schär R&D Centre, invece, non solo oltre la metà degli addetti sono donne, ma quasi tutte le posizioni al vertice sono ricoperte da ricercatrici. Scienziate che, grazie alle proprie competenze – che spaziano dalla ricerca di base e sulle materie prime, allo sviluppo del prodotto – e con le loro intuizioni, dedizione e determinazione hanno ampiamente superato quel gender gap che ha tradizionalmente considerato le scienze appannaggio maschile e che, quindi, con la loro storia possono essere d’ispirazione per le giovani generazioni. Il team guidato dalla Dottoressa Virna Cerne, Senior Director of Global Research & Development, è insediato all’interno di Area Science Park a Trieste ed è quotidianamente impegnato nello studiare nuove soluzioni alimentari specifiche a favore di determinate esigenze nutrizionali (gluten free, alimentazione aproteica, prodotti chetogenici) e di migliorare e rinnovare continuamente i vari prodotti del vasto assortimento. Nello specifico le attività si concentrano su progetti nel campo della chimica degli alimenti e della biologia, ricerca di nuove materie prime o nuove soluzioni di packaging per garantire la massima qualità dei nostri prodotti, studio di nuove formulazioni come base per nuovi prodotti e ricerca di soluzioni tecnologiche per gli impianti di produzione.
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10.02.2023
Progetto “BOL: Bio Open Lab”: installato un nuovo microscopio a risoluzione atomica nei laboratori di UniSalento
Si è conclusa presso il Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi” dell’Università del Salento l’installazione di un nuovo microscopio elettronico “HOLO-TEM” a risoluzione atomica: cuore del nuovo laboratorio “BOL: Bio Open Lab” finanziato dal Ministero dell’Università e Ricerca nell’ambito del programma PON Ricerca e Innovazione 2014-2020 con oltre quattro milioni di euro, il microscopio è prodotto dall’azienda giapponese Jeol, ha caratteristiche eccezionali e consente di raggiungere risoluzioni subatomiche con ridotte intensità del fascio sonda di elettroni, riducendo quindi il danno da radiazione indotto sul campione. Queste caratteristiche, assieme alla possibilità di eseguire analisi in modalità olografica e tomografica, lo rendono uno strumento ideale per l’analisi anche di campioni di interesse biologico e biomedico. Attualmente è l’unico in Italia e uno dei pochi in Europa con tali caratteristiche innovative. «Il microscopio ha mostrato performance ottimali in fase di collaudo, raggiungendo una risoluzione subatomica di soli 0.7 Angstrom», spiega il professor Lucio Calcagnile, docente a UniSalento di Fisica applicata e responsabile del nuovo laboratorio assieme alla professoressa Ross Rinaldi, docente a UniSalento di Fisica della materia, «Il microscopio è inoltre dotato di un sistema molto complesso di rivelatori che, funzionando simultaneamente, consentono di ottenere informazioni complementari di tipo morfologico, strutturale e composizionale». «Non solo il microscopio consente di raggiungere livelli elevatissimi di risoluzione e ha capacità analitiche eccezionali e per molti versi uniche», aggiunge la professoressa Ross Rinaldi, «ma è anche ottimizzato per l’analisi di campioni, come quelli biologici, sensibili al danno da radiazione e non analizzabili con microscopi elettronici tradizionali». «L’installazione del microscopio è stata anche una sfida dal punto di vista tecnico», conclude il professor Gianluca Quarta, docente di Fisica applicata e responsabile per UniSalento per l’esecuzione del contratto di fornitura con Jeol, «in quanto ha richiesto un’accurata progettazione della stanza sperimentale, con caratteristiche molto stringenti in termini di riduzione delle vibrazioni e del rumore, dei campi elettromagnetici e della stabilità in temperatura». Il nuovo microscopio potenzia l’infrastruttura di ricerca multidisciplinare europea CERIC-ERIC (Central European Research Infrastructure Consortium) nel campo della scienza dei materiali, i biomateriali e le nanotecnologie. L’accesso al nuovo laboratorio è aperto ai ricercatori di tutto il mondo, che possono sottoporre proposte di esperimento attraverso la piattaforma prevista dall’infrastruttura. Il collaudo del nuovo microscopio è avvenuto alla presenza dei rappresentanti e dei tecnici della Jeol, dei ricercatori e responsabili dell’Università del Salento e di ricercatori con riconosciuta esperienza di livello internazionale del campo della micrososcopia elettronica afferenti al CNR e ad Area Science Park (Trieste).
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03.02.2023
Cultura e Creatività: nuove leve per l’innovazione multisettoriale
Secondo le stime della Commissione Europea, le industrie culturali e creative generano in Europa 558 miliardi di euro di valore, pari a circa il 5,3% del PIL europeo totale, occupando circa 12 milioni di persone (di cui 1,5 milioni in Italia), pari al 7,5% di tutte le persone impiegate, più del settore automotive. È questa l’istantanea di un settore frammentato ed eterogeneo, fatto di realtà diverse per dimensioni e ambiti di attività, che spazia tra architettura e design, artigianato d’arte, arti visive e dello spettacolo, editoria, valorizzazione del patrimonio culturale e molto altro. Queste imprese svolgono un ruolo riconosciuto di “attivatori” di innovazione e sviluppo su una moltitudine di settori (manifatturiero, health & life science, costruzioni etc) e innestano ricadute positive su numerosi processi, tra cui la rigenerazione urbana, la transizione ecologica, la resilienza economica, la digitalizzazione. Il Friuli Venezia Giulia già da una decina d’anni, una delle prime regioni in Italia a farlo, ha deciso di investire in questo settore, grazie a specifiche linee di finanziamento, tra cui i finanziamenti dei fondi europei POR-FESR. Suo partner tecnico scientifico è Area science Park che ha dato impulso a una serie di progetti e reti volti a rafforzare la collaborazione tra imprese e ricerca scientifica, incoraggiando al contempo la generazione di startup e spin-off innovativi. Ciò si è concretizzato nel supporto formativo e consulenziale dato a 409 professionisti e imprenditori e nell’avvio di 169 startup culturali e creative. Prossimo passo, il lancio imminente di KIC EIT C&C – Culture and Creativity, la nuova “comunità dell’innovazione” europea finanziata dall’European Institute for Innovation and Technology (EIT) che si aggiunge alle otto comunità già esistenti e che, attraverso la leva della cultura e della creatività, avrà la missione di generare nuovi posti di lavoro, favorire una crescita sostenibile e creare effetti di spill-over tra diversi settori. Area Science Park è uno dei 50 Lead partner che potrà avere accesso all’associazione e contribuire all’intera filiera dell’innovazione del settore secondo il paradigma del knowledge triangle: formazione, ricerca, e impresa. Obiettivi della KIC EIT C&C – Culture and Creativity saranno infatti il lancio e lo sviluppo di imprese tramite programmi di accelerazione per le imprese, l’alta formazione con forti componenti di imprenditorialità; il supporto alla ricerca e allo sviluppo di prodotti e servizi innovativi. Di tutto questo si è parlato durante l’evento “Cultura e Creatività: nuove leve per l’innovazione multisettoriale”, organizzato in Area Science Park, con esperti e operatori europei e nazionali, tra i quali Johanna Leissner, Scientific Representative per il Fraunhofer e membro del Gruppo di Esperti Europeo “Cultural Heritage”. Leissner che si è soffermata sulle conseguenze dei cambiamenti climatici su monumenti, palazzi storici e paesaggio, causati da eventi metereologici estremi che favoriscono fenomeni di corrosione ed erosione. Di qui la necessità e l’urgenza di un’alleanza stabile tra salvaguardia dei beni culturali e scienza, per individuare soluzioni innovative in grado di preservare le nostre ricchezze storiche e ambientali. In quest’ottica, negli ultimi anni sono stati oltre 200 i progetti multidisciplinari di ricerca sviluppati a livello europeo. Tra i molti relatrici e relatori di rilievo dell’evento, il prof. Pierluigi Sacco, Senior Advisor, Organisation of Economic Co-operation and Development (OECD), che ha trattato il tema della Cultura e creatività come attivatore dell’innovazione trasversale a tutti i settori economici e dei nuovi trend sociali e tecnologici in atto, e Maria Grazia Mattei, Fondatrice e Presidente di MEET Digital Culture Center che si è soffermata sul ruolo dell’arte nelle frontiere dell’innovazione e delle applicazioni del digitale nelle sue declinazioni sociali, culturali e antropologiche.
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20.01.2023
Evidenze di infezione da SARS-CoV-2 persistente nel tempo in pazienti apparentemente guariti dal COVID-19
Uno studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Trieste, del King’s College of London e dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB) di Trieste, pubblicato su Journal of Pathology, ha rivelato aspetti inattesi del danno polmonare causato dal virus Sars-CoV-2. Lo studio, coordinato da Mauro Giacca, docente di biologia molecolare dell’Università di Trieste, direttore della Scuola di Medicina Cardiovascolare al King’s College di Londra e Group Leader del laboratorio di Medicina molecolare in ICGEB, ha tratto vantaggio della pluriennale esperienza di Rossana Bussani dell’Istituto di Anatomia Patologica di ASUGI e docente di Anatomia Patologica dell’Università di Trieste, nell’esame autoptico dei pazienti deceduti all’ospedale del capoluogo giuliano. Il team di ricercatori, che include anche Chiara Collesi, docente di Biologia Molecolare dell’Università di Trieste, e Serena Zacchigna, docente di Biologia Molecolare dell’Università di Trieste e Group Leader del laboratorio di Biologia cardiovascolare in ICGEB, ha analizzato il tessuto polmonare di una particolare categoria di pazienti, ossia quelli apparentemente negativizzati dal virus, ma le cui condizioni cliniche si sono progressivamente aggravate fino a condurli alla morte con sintomi del tutto sovrapponibili a quelli di un’infezione acuta da SARS-CoV-2. La coorte dei pazienti analizzati, nonostante la ripetuta negatività virale fino a 300 giorni consecutivi, ha rivelato evidenza di polmonite interstiziale focale o diffusa, accompagnata da estesa sostituzione fibrotica nella metà dei casi. Assolutamente inattesi alcuni aspetti significativi dal punto di vista patologico: nonostante l’apparente remissione virologica, la patologia polmonare si è rivelata molto simile a quella osservata negli individui con infezione acuta, con frequenti anomalie citologiche, sincizi e la presenza di caratteristiche dismorfiche nella cartilagine bronchiale. Il secondo aspetto, forse ancora più inquietante, è legato all’assenza di tracce virali nell’epitelio respiratorio (coerente con la negatività del test molecolare), mentre sono state individuate nella cartilagine bronchiale e nell’epitelio ghiandolare parabronchiale la proteina Spike e quella del Nucleocapside virale, indispensabili rispettivamente all’infezione e alla replicazione del virus. Il distretto cartilagineo appare come un “santuario” che rende il virus non identificabile con alcuna delle metodiche di cui si dispone al momento. Insieme, questi i risultati indicano che l’infezione da SARS-CoV-2 può persistere significativamente più a lungo di quanto suggerito dai risultati negativi dei Test PCR, con segni evidenti d’infezione in specifici tipi di cellule nel polmone. Quale sia il ruolo effettivo di questa latente infezione a lungo termine nel quadro clinico della cosiddetta “sindrome del COVID lungo”, resta ancora da esplorare.
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19.01.2023
Al via la prima rete quantistica inter-europea
La Quantum Key Distribution (QKD) è un protocollo in grado di fornire comunicazioni di dati sicure grazie alle leggi della fisica quantistica, proteggendo da potenziali attacchi: un eventuale tentativo di intercettare la chiave distribuita attraverso QKD lascerebbe, infatti, una traccia che consentirebbe di rilevare l’intrusione e di agire contro eventuali minacce alla riservatezza. Una dimostrazione pubblica di QKD è stata effettuata con successo durante la riunione dei ministri del G20 sulla digitalizzazione svoltosi a Trieste nel 2021 collegando, per la prima volta, tre Paesi diversi – Italia, Slovenia e Croazia – su una rete quantistica in fibra ottica: l’esperimento ha avuto esito positivo, mostrando la maturità del sistema tecnologico della QKD, e ponendolo sotto i riflettori per applicazioni commerciali nel breve termine. Oggi, la rivista Advanced Quantum Technologies ne riporta i risultati: l’esperimento ha rappresentato la prima dimostrazione pubblica di EuroQCI, l’innovativa rete europea per le comunicazioni quantistiche a cui l’Italia partecipa con la propria rete scientifica, dalle piccole e medie imprese fino a grandi gruppi industriali. EuroQCI, a cui l’Italia partecipa con il supporto del Consiglio nazionale delle ricerche e delle Università di Firenze e Trieste, unisce la fibra ottica commerciale a quella di satelliti dedicati: proteggerà i dati sensibili e le infrastrutture critiche, fornendo un ulteriore livello di sicurezza basato sulla fisica quantistica. Ciò migliorerà la sovranità digitale e la competitività industriale dell’Europa, diventando uno dei pilastri principali della nuova strategia di cybersecurity dell’UE per i prossimi decenni. Nel lavoro appena pubblicato, gli autori hanno dato il via all’iniziativa EuroQCI collegando Italia, Slovenia e Croazia, su una rete quantistica in fibra. La rete collega stabilmente Trieste a Fiume con un unico collegamento in fibra di 100 km, e a Lubiana tramite un trusted node a Postumia. La rete è realizzata grazie all’Università di Trieste, al gruppo Quantum Communications dell’Istituto nazionale di ottica (Ino) del Cnr di Firenze, alla Technical University of Denmark (DTU) e all’Università di Firenze nell’ambito del “Quantum FVG”, progetto finanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dalla Facoltà di Matematica e Fisica dell’Università di Lubiana, dall’Istituto Ruder Boškovi e dalla Facoltà di Scienze dei Trasporti e del Traffico di Zagabria. La realizzazione tecnica è stata curata da QTI srl – spin-off del Cnr e società partecipata Telsy – con il supporto di TIM, Sparkle, Telekom Slovenije, OIV – Digital signals and networks, Stelkom e Lightnet che hanno fornito l’infrastruttura in fibra ottica. L’evento di comunicazione quantistica è stato incoraggiato e sostenuto dalla Presidenza del G20 2021, dai Ministeri italiani MiSE e MAECI.
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17.01.2023
Hannes Berger è il nuovo CEO di Dr. Schär
Hannes Berger è stato nominato CEO di Dr. Schär da Ulrich Ladurner, presidente dell’azienda leader mondiale nella nutrizione specifica. L’azienda, fondata in Alto Adige nel 1922, conta 18 sedi in 11 paesi, con più di 1.500 dipendenti. Dr. Schär, i cui prodotti sono disponibili in più di 100 paesi, ha il suo centro di ricerca R&D insediato in Area Science Park, dove attualmente lavorano 34 ricercatori. L’azienda quest’anno supererà la soglia dei 500 milioni di euro di fatturato e vuole continuare ad accelerare il business espandendosi in nuovi paesi e nuove categorie nutrizionali.  Hannes Berger ricopre posizioni chiave nell’azienda da quasi due decenni ed è un membro del Board of Directors dalla sua prima costituzione. Negli ultimi cinque si è dedicato allo sviluppo del mercato d’oltreoceano con il ruolo di CEO e presidente Nord America espandendo successivamente le sue responsabilità anche all’America Latina, il Regno Unito e l’Irlanda. Sotto la sua direzione il fatturato americano è cresciuto di più del doppio diventando uno dei paesi chiave dell’azienda, con continui investimenti per l’espansione dei siti produttivi locali.   “Vogliamo continuare il percorso intrapreso con una persona al vertice che conosce bene l’azienda, da quasi due decenni, e che durante questo periodo l’ha plasmata in modo decisivo coprendo una posizione di leadership” ha affermato Ulrich Ladurner, presidente dell’azienda. “Siamo lieti di annunciare che Hannes Berger assumerà il ruolo di CEO di Dr. Schär e siamo certi che l’azienda sarà affidata a mani esperte e competenti”.
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17.01.2023
IN-PLAN: facilitare la transizione energetica attraverso la pianificazione territoriale
I governi locali e regionali svolgono un ruolo fondamentale nel contrasto al cambiamento climatico: tuttavia, la mancanza di obiettivi vincolanti e di incentivi e la mancanza di un approccio sistemico, integrato e coerente alla pianificazione energetica e climatica ostacolano l’attuazione della transizione energetica. La pianificazione territoriale, influenzando la distribuzione di persone e attività, permette di creare un’organizzazione razionale dell’uso del suolo, armonizzando e collegando i suoi diversi utilizzi, in modo da equilibrare le esigenze di sviluppo con la necessità di proteggere l’ambiente, aumentare la resilienza e conseguire obiettivi sociali ed economici. La pianificazione territoriale può essere quindi una soluzione ai problemi che ora impediscono l’attuazione della transizione energetica a livello nazionale, regionale e locale. Dall’esigenza di diffondere questo nuovo approccio nasce il progetto europeo IN-PLAN, finanziato dal Programma LIFE, con l’obiettivo di conferire agli enti locali e regionali la capacità di utilizzare i piani territoriali per attuare politiche energetiche e climatiche, aumentando così il numero di progetti di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e accrescendo l’efficienza energetica. IN-PLAN inizialmente rafforzerà le capacità di circa 50 agenzie europee per l’energia, per il clima e per lo sviluppo; in seguito, trasmetterà tali conoscenze ai governi locali e regionali, fornendo il sostegno necessario per attuare le pratiche integrate in materia di energia, clima e pianificazione territoriale. Entro 5 anni dalla fine del progetto, saranno quasi 700 le autorità pubbliche mobilitate, con conseguente sviluppo, attuazione e monitoraggio di piani integrati: ciò comporterà un notevole risparmio energetico, un aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, una riduzione delle emissioni di CO2 e un aumento degli investimenti nella sostenibilità. Area Science Park è il partner di riferimento per l’Italia e metterà a disposizione del partenariato e dei beneficiari delle attività previste le proprie competenze nel campo della pianificazione della mobilità, energetica e climatica. Nel nostro territorio nazionale sono state individuate tre lighthouse, o “città faro”, che hanno già avviato un percorso di pianificazione integrata e che potranno sperimentare la metodologia di IN-PLAN con il supporto degli esperti di Area: si tratta dei Comuni di Narni, Padova e Prato. In Europa esistono già esempi di integrazione nell’ambito della pianificazione energetica e territoriale, come nella città di Lahti in Finlandia, ma sono sporadici, non sistematici e raramente legati a voci di bilancio locali e regionali. C’è quindi bisogno di adottare un approccio olistico: il progetto IN-PLAN (acronimo di Implementazione del Primo Principio di Efficienza Energetica nella Pianificazione Regionale) affronta questa necessità sviluppando e testando una nuova metodologia in Croazia, Irlanda, Italia, Romania e Svezia, che poi estenderà ad altri Stati membri e regioni dell’UE attraverso un programma di capacity building. “Comuni, città e regioni sono in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico, ma hanno bisogno di strumenti e metodi adeguati per essere efficaci” afferma Fabio Tomasi, Responsabile dell’Ufficio Sviluppo e Gestione Progetti di Area Science Park. “IN-PLAN si inserisce perfettamente nello sforzo comune dei Paesi e delle istituzioni europee per promuovere il ruolo della pianificazione territoriale e della governance nel contribuire agli obiettivi comuni dell’UE. Il progetto permetterà di lavorare in modo più efficace con gli strumenti e le procedure di pianificazione esistenti, in particolare con quelli relativi agli investimenti economici, all’ambiente, all’energia e ai trasporti.” Per maggiori informazioni: https://fedarene.org/project/in-plan/ Partners di IN-PLAN: REGEA – North-West Croatia Regional Energy Agency (Croatia), IEECP – Institute For European Energy And Climate Policy (Netherlands), UIV Urban Innovation Vienna (Austria) TUS – Technological University of the Shannon: Midlands Midwest (Ireland), EKV Innovatum Progress (Svezia), AREA – Area di Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trieste (Italia), ALEA Agentia Locala Energiei Alba (Romania), TEA – Tipperary Energy Agency (Irlanda), FEDARENE – Federation Europeenne Des Agences Et Des Regions Pour L’Energie Et Environment (Belgio)
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20.12.2022
Riciclo delle imbarcazioni da diporto: allo studio un accordo di collaborazione fra il programma REFIBER e il consorzio francese ‘APER’
È sbarcato a Parigi REFIBER, il programma di ricerca di Area Science Park e Innovando srl per la realizzazione di una filiera nazionale del riciclo degli scafi delle imbarcazioni in vetroresina. L’occasione è stata quella della Fiera Nautica tenutasi negli scorsi giorni nella capitale francese, una delle più importanti del settore con i suoi 150.000 visitatori e 650 espositori. “Abbiamo incontrato i rappresentanti di ‘APER-Eco-organisme bateaux de plaisance’, il consorzio francese per la raccolta e la demolizione dei natanti e delle imbarcazioni da diporto che rappresenta oggi la migliore prassi europea del settore – spiega, Marcello Guaiana, presidente dell’Associazione Temporanea di Scopo che realizza il programma REFIBER -. Il nostro obiettivo è quello di trovare una convergenza tra la nostra iniziativa di ricerca e l’operatività di APER per una valutazione congiunta di tecnologie innovative per il riciclo dei materiali provenienti dalle demolizioni e le soluzioni per la sostituzione di materiali critici per migliorare la sostenibilità delle imbarcazioni”. La dismissione e la gestione dello smaltimento delle imbarcazioni da diporto a fine vita è un problema ambientale nonché socioeconomico molto rilevante. A oggi, infatti, in Italia non esiste ancora un modello strutturato di raccolta organizzata per la corretta gestione del fine vita delle imbarcazioni di lunghezza tra i 10 e 24 metri, basti pensare che negli ultimi dieci anni delle circa 10.000 imbarcazioni cancellate dai registri ufficiali solo una minima percentuale è gestita in modo corretto. REFIBER punta a realizzare un hub che possa concentrare e valorizzare i flussi di materiali derivanti dallo smantellamento degli scafi. Tra questi c’è la vetroresina, materiale a più strati composto da plastica e vetro, che con il 60% in peso rappresenta la frazione più abbondante e di più difficile trattamento. Un modello di gestione che il programma sta analizzando è quello, già consolidato in altri ambiti, dell’EPR-Extended Producer Responsibility, la responsabilità estesa del produttore, che prevede il coinvolgimento di produttori e distributori del settore. “Vogliamo contribuire in modo coordinato ad un’evoluzione armonizzata delle norme di settore a livello Europeo – sottolinea Ivana Lazarevic, vice direttrice generale di APER -. Attraverso la collaborazione sarà più facile condividere e concertare attività di comunicazione e sensibilizzazione nei confronti degli stakeholders nazionali ed internazionali”. In questa fase REFIBER si concentra sulle imbarcazioni da diporto, ma non si esclude la possibilità di aprire il sistema alla gestione anche dei natanti di lunghezza inferiore ai 10 metri. “Una migliore reciproca comunicazione potrà accelerare la realizzazione del programma REFIBER – auspicano Francesco Di Pierro e Cveta Majtanovic di Innovando – facendo tesoro dell’esperienza pluriennale acquisita da APER con operatori privati e istituzioni pubbliche, potenziando la condivisione di buone pratiche operative”. “Nel medio termine – conclude Matilde Cecchi di Area Science Park – si potranno valutare le condizioni ottimali per promuovere e attuare iniziative collaborative e progetti di ricerca finalizzati a sperimentare nuove tecnologie per rendere il settore della nautica più sostenibile”.
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19.12.2022
All’Università del Salento incontro tra i team di ricerca di BIO Open Lab
  Due giorni per consolidare le reti di collaborazione avviate tra i gruppi di ricerca e per presentare le attività dei giovani assegnisti: si è tenuto nei giorni scorsi all’Università del Salento un incontro di “BIO Open Lab”, progetto che potenzia l’infrastruttura di ricerca distribuita CERIC-ERIC (Central European Research Infrastructure Consortium) realizzando un sistema integrato di attrezzature e strumentazioni di ricerca dedicate a indagini nel settore della ricerca biologica e biomedica. L’incontro è stato ospitato dal Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi” ed è stato introdotto dai professori Lucio Calcagnile e Rosaria Rinaldi, coordinatori di sede del progetto. Accanto a UniSalento, protagonisti i partner Area Science Park e Università degli Studi di Salerno. Gli interventi dei relatori – dottorandi, assegnisti, ricercatori e professori – hanno riguardato l’utilizzo del microscopio Holo-TEM, strumento di punta situato presso il Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi” UniSalento, che ha previsto il singolo più ampio investimento pari a 4,35 milioni di euro; le tecniche innovative di spettrometria di massa applicate nei laboratori del Campus di Baronissi dell’Università di Salerno; i risultati conseguiti dal Laboratorio di Data Engineering (LADE) di Area Science Park. Il prossimo incontro del progetto si svolgerà nel corso del primo semestre del 2023 presso l’Università degli Studi di Salerno. “BIO Open Lab” sviluppa un sistema a supporto dell’indagine clinica, racchiudendo idealmente il percorso della conoscenza del singolo attore molecolare (proteina o metabolita), partendo dalla sua analisi strutturale tramite esperimenti di biologia strutturale con microscopia olografica elettronica, passando attraverso la sua mappatura istologica con tecniche di imaging mediante spettrometria di massa fino ad arrivare alle metodologie di indagine genomica ed epigenomica che hanno come focus il “sistema di controllo” di tutto il meccanismo di espressione proteica. Il progetto aumenta notevolmente le capacità scientifiche dell’infrastruttura nel settore delle scienze della vita, offrendo agli scienziati la possibilità di accedere a strumentazioni all’avanguardia con la possibilità di sviluppare nuove tecniche e nuovi paradigmi, con un notevole impatto sull’efficienza ed eccellenza della ricerca biologica. Il progetto è approvato all’interno del PON Ricerca e Innovazione 2014-2020 e cofinanziato dall’Unione Europea tramite il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.  
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