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Comunicati Stampa

Tutte le notizie da Area Science Park

17.11.2025
Area protagonista al Malnisio Science Festival 2025
Area Science Park sarà tra i protagonisti del Malnisio Science Festival 2025, in programma dal 21 al 24 novembre alla Centrale Idroelettrica “A. Pitter”, nel Comune di Montereale Valcellina (PN). L’edizione di quest’anno, promossa dal Comune di Montereale Valcellina con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, si conferma un punto di riferimento per la divulgazione scientifica e culturale, la partecipazione civica e la valorizzazione del territorio, con il coinvolgimento atteso di oltre 10mila visitatori. Quattro giornate di incontri, spettacoli e laboratori con oltre 40 relatori da tutta Italia, che animeranno la storica Centrale di Malnisio, simbolo della rivoluzione industriale e oggi luogo di ispirazione per nuove forme di divulgazione. In particolare, Area Science Park, che è co-patrocinatore del Festival, partecipa al programma con tre appuntamenti. Sabato 22 novembre alle ore 15.00 verrà inaugurata Regenerative Symphony, l’opera audiovisiva interattiva nata dalla residenza artistica realizzata presso Area Science Park dallo Studio Above&Below di Londra, nell’ambito del programma europeo S+T+ARTS. Durante l’incontro Regenerative Symphony – Opening Event: Storia di una residenza artistica tra arte e scienza, Valentina De Grazia, Marinella Favot, Francesca Cuturello e Perry-James Sugden presenteranno l’installazione realizzata da Daria Jelonek e Perry-James Sugden in collaborazione con i ricercatori di Area Science Park, grazie a fondi Horizon e alla collaborazione di MEET digital culture center di Milano. L’opera esplora la possibilità di una collaborazione tra intelligenza umana, naturale e artificiale: un modello di intelligenza artificiale genera infatti l’opera basandosi su dati di monitoraggio delle materie prime critiche (critical raw materials) e sull’analisi di mercato della regione settentrionale dell’Italia. L’installazione, già presentata ad eventi come il New Atlas of Digital Arts a Milano e il Sónar di Barcellona, resterà visitabile alla Centrale Elettrica di Malnisio per alcuni mesi. Domenica 23 novembre sarà la volta di due appuntamenti dedicati all’intelligenza artificiale. Alle 12.15 con il talk “AI quanto ci costi?”, Stefano Cozzini, Direttore dell’Istituto Ricerca e Innovazione Tecnologica di Area Science Park, guiderà il pubblico in una riflessione sul costo energetico e ambientale dei supercomputer che rendono possibili gli algoritmi di AI. Alle 16.30 seguirà “Un viaggio nelle reti neurali e nella (loro) rappresentazione del mondo”, con Alberto Cazzaniga e Alessio Ansuini, ricercatori del Laboratorio di Data Engineering (LADE) di Area Science Park: un talk-spettacolo ispirato al mito della caverna di Platone che indaga come le reti neurali costruiscano rappresentazioni della realtà. Spiega Stefano Cozzini: “Area Science Park condividerà al Malnisio Science Festival 2025 la sua esperienza nella ricerca e nell’innovazione tecnologica, offrendo al pubblico spunti e suggestioni su come affrontare il cambiamento in modo scientifico e sostenibile, avvicinando tutti alle sfide e alle straordinarie opportunità che la (R)evolution tecnologica porta con sé”.
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10.11.2025
Ricerca e cooperazione contro la resistenza antimicrobica
La World Antimicrobial Resistance Awareness Week (WAAW) – la Settimana Mondiale per la Consapevolezza sulla Resistenza Antimicrobica promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si celebrerà dal 18 al 24 novembre, avendo quest’anno come tema “Agire Ora: Proteggere il Nostro Presente, Assicurare il Nostro Futuro”. Lo scopo principale è sensibilizzare a livello mondiale sul pericolo della resistenza antimicrobica (AMR), che si verifica quando batteri, virus, funghi e parassiti si evolvono e resistono all’effetto dei farmaci, rendendo le infezioni difficili da trattare. In prossimità di questa ricorrenza importante dal punto di vista sanitario, scientifico e sociale, Area Science Park ha organizzato oggi a Trieste, in collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste, l’International Workshop “Tackling Antimicrobial Resistance: Prevention, Monitoring and Counteraction”, dedicato alla prevenzione, al monitoraggio e alle strategie di contrasto dell’antimicrobico-resistenza (AMR). L’iniziativa, intrapresa nell’ambito del progetto PRP@CERIC e promossa con il patrocinio di istituzioni scientifiche nazionali e internazionali – tra cui il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), la Società Italiana di Microbiologia (SIM), l’Università di Trieste, ha riunito esperti del mondo accademico, clinico e industriale per discutere le più recenti ricerche e soluzioni innovative per affrontare la crescente minaccia dei batteri resistenti ai farmaci. La ricerca scientifica in questi anni sta provando a trovare risposte e strategie per fermare la diffusione dei batteri resistenti agli antibiotici e sviluppare terapie efficaci contro le infezioni che oggi non rispondono più ai trattamenti tradizionali. La cooperazione scientifica internazionale è una delle carte fondamentali da giocare per vincere una delle più grandi sfide sanitarie del nostro tempo. Durante il workshop è stato sottolineato come il monitoraggio rappresenti un pilastro essenziale del Piano Nazionale di Contrasto all’AMR (PNCAR). La resistenza antimicrobica è infatti un processo evolutivo e globale, responsabile di 1,27 milioni di decessi diretti e 4,95 milioni di decessi totali associati ogni anno, una cifra che supera quelle combinate di tubercolosi e HIV. I batteri del gruppo ESKAPE (Enterococcus faecium, Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, Acinetobacter baumannii, Pseudomonas aeruginosa ed Escherichia coli), insieme a Mycobacterium tuberculosis e Streptococcus pneumoniae, sono oggi tra i principali responsabili delle infezioni più difficili da trattare. “La situazione relativa alla resistenza agli antibiotici è molto eterogenea: in Italia notiamo una crescente cautela e sensibilità nella prescrizione e nell’uso corretto degli antimicrobici, sia in ambito umano che in zootecnia, ma a livello globale la gestione del problema è ancora diseguale – sottolinea Federica Mantovani di Area Science Park -. L’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Commissione Europea hanno evidenziato che, nonostante le precauzioni adottate, c’è una grave mancanza di innovazione nel settore. Tra i circa novanta farmaci in studio, solo quindici sono considerati estremamente innovativi. È cruciale incrementare la ricerca, anche di base, su questo tema per sviluppare terapie radicalmente nuove e superare l’antibiotico resistenza, poiché rimanere su schemi terapeutici analoghi a quelli attuali non è sufficiente”. Per contrastare la diffusione dell’AMR sono necessarie azioni coordinate a livello internazionale e locale, basate su programmi di stewardship antibiotica – cioè che promuovano l’uso consapevole e mirato dei farmaci antimicrobici –, su una sorveglianza epidemiologica costante e sull’approccio “One Health”, che riconosce il legame indissolubile tra la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente. “L’antimicrobico resistenza è un fenomeno globale che richiede azioni locali – evidenzia Stefania Stefani dell’Università di Catania -. Il suo impatto varia notevolmente, con conseguenze molto più gravi in Africa, India Far East, dove si registra un problema critico di accesso alle cure e ai nuovi antibiotici. In Italia, ad esempio, ci confrontiamo con un’alta mortalità per microrganismi Gram negativi multidrug-resistenti. È un problema multifattoriale che non ha confini. Per affrontarlo è fondamentale l’approccio One Health, che riconosce che la resistenza si manifesta allo stesso modo nell’uomo, negli animali (zootecnia) e nell’ambiente. Dobbiamo studiare il problema in tutti questi ambiti, identificando gli hotspot di raccolta dei microrganismi resistenti, come i luoghi di trattamento dei rifiuti, per comprendere la loro origine e valutare l’impatto futuro sull’uomo”. Ampio spazio è stato dedicato alla presentazione di strategie terapeutiche innovative, tra cui la ricerca su anticorpi monoclonali umani isolati da pazienti convalescenti, capaci di prevenire e curare infezioni batteriche e di contribuire all’identificazione di nuovi antigeni per lo sviluppo di vaccini. Questi risultati aprono prospettive concrete per contrastare i patogeni resistenti e ridurre l’impatto dell’AMR sulla salute pubblica globale. “Gli anticorpi monoclonali sono una promettente alternativa agli antibiotici tradizionali – spiega Claudia Sala della Fondazione Biotecnopolo di Siena – in quanto consentono di colpire in modo molto specifico solo i batteri patogeni, un approccio che permette di preservare il microbiota, la flora batterica ‘buona’, che verrebbe invece danneggiato dagli antibiotici tradizionali. Gli anticorpi monoclonali sono già approvati per altre patologie, come il cancro e le malattie autoimmuni, dove sono già numerosi. Per quanto riguarda gli anticorpi antibatterici specifici, siamo nella fase di scoperta, la sperimentazione umana richiede tempi lunghi perché come sappiamo passa attraverso molteplici fasi”. Altro approccio promettente, affrontato nel workshop da Mariagrazia Di Luca dell’Università di Pisa e dell’ICGEB, è l’utilizzo dei virus batteriofagi, emersi come antimicrobici di precisione per terapie mirate, ad esempio nei casi di infezioni croniche. Questi virus offrono una soluzione mirata perché infettano e distruggono selettivamente i batteri patogeni, salvaguardando il microbiota benefico. Grazie ai progressi scientifici, i ricercatori sono ora in grado di ingegnerizzare cocktail di fagi e derivati per superare i meccanismi di resistenza batterica, con risultati incoraggianti già osservati contro patogeni multiresistenti come Pseudomonas aeruginosa e Staphylococcus aureus. Tuttavia, restano sfide importanti da superare, in particolare per quanto riguarda l’approvazione normativa e la produzione su larga scala. Contrastare la resistenza antimicrobica richiede un impegno condiviso e una cooperazione internazionale rafforzata, attraverso la promozione di pratiche responsabili nell’uso degli antibiotici, una maggiore attenzione all’igiene e alla prevenzione delle infezioni – anche attraverso la vaccinazione – e un continuo sostegno alla ricerca di nuove terapie.
Comunicati Stampa Infrastrutture di ricerca
10.10.2025
ESTECO Official Supplier del team Luna Rossa
ESTECO, società indipendente che sviluppa software per il mondo dell’ingegneria, ha annunciato oggi il proseguimento del suo supporto al team Luna Rossa. L’azienda triestina sarà, ancora una volta, Official Supplier del team italiano per la 38^ edizione dell’America’s Cup. Gli ingegneri di Luna Rossa useranno le soluzioni di ESTECO per ottimizzare l’imbarcazione AC75 che nel 2027 si contenderà il più antico trofeo del mondo nelle acque del golfo di Napoli. L’accordo è il proseguimento di una collaborazione di lungo corso. A partire dal 2014 ESTECO supporta Luna Rossa fornendo la propria tecnologia all’avanguardia e contribuendo alla progettazione di barche sempre più performanti. Anche per la prossima sfida di Coppa America, il team potrà contare sul software triestino per l’automazione dei processi di simulazione e la gestione dei dati di design finalizzati all’ottimizzazione numerica multidisciplinare”. Gilberto Nobili, Technology & Operations Director di Luna Rossa, ha commentato: “Siamo felici di rinnovare la nostra partnership con ESTECO, una società italiana riconosciuta a livello internazionale per la qualità delle sue soluzioni tecnologiche all’avanguardia. Grazie ai suoi avanzati sistemi di software, avremo a disposizione i migliori strumenti per ottimizzare la nostra imbarcazione in vista della 38^ America’s Cup”. “L’America’s Cup è molto più di una competizione velica. – commenta Carlo Poloni, Presidente di ESTECO – È una gara tecnologica che sfida i limiti dell’ingegneria in ambito nautico, e non solo. Oltre a un equipaggio d’eccellenza, Luna Rossa conta su un team di ingegneri di primissimo livello. Questi esperti devono avere a disposizione gli strumenti software più avanzati sul mercato, e noi siamo orgogliosi di poter fornire modeFRONTIER e VOLTA, essenziali per il loro lavoro.” conclude Poloni. La 38^ edizione dell’America’s Cup si terrà a Napoli, nel 2027.
America's Cup Comunicati Stampa Dai nostri campus ottimizzazione
10.10.2025
Alleanza PROMOS: rafforzare l’ecosistema biomedico transfrontaliero
Rafforzare le capacità di innovazione dell’ambiente biomedico nell’area transfrontaliera Italia-Austria, creando un ecosistema favorevole allo sfruttamento dei risultati, attraverso la collaborazione con le aziende esistenti e lo sviluppo di nuove start-up. Facilitare lo sviluppo di farmaci biologici e loro applicazione clinica Migliorare la formazione dei ricercatori nel settore del trasferimento tecnologico, attraverso seminari, workshop e scambio di conoscenze. Creare un’alleanza transfrontaliera tra PMI, cluster di innovazione, università e istituti di ricerca per migliorare l’accesso ai risultati scientifici e delle nuove soluzioni biomediche sviluppate dal progetto. Sono questi gli obiettivi di Alleanza PROMOS, il Progetto Interreg Italia/Austria che vede capofila il Centro Internazionale di Ingegneria e Biotecnologie (ICGEB). Il primo incontro con gli stakeholder di ambito accademico interessati a intraprendere percorsi e progetti condivisi nell’ambito del Trasferimento tecnologico si è tenuto nella sede dell’ICGEB nel Parco scientifico di Trieste. “Il territorio vanta un’eccellente produzione scientifica. Tuttavia, esiste uno squilibrio tra domanda e offerta di innovazione, a causa di una scarsa cultura di trasferimento tecnologico nel mondo accademico,” afferma la Prof.ssa Serena Zacchigna, responsabile scientifico del progetto Interregionale PROMOS. “Per consentire al territorio di sfruttare appieno il suo potenziale di Ricerca e Innovazionee, valorizzando le specificità regionali, è necessario sviluppare un modello di cooperazione in grado di trasferire i risultati dalla scienza alla società,” conclude. Partendo dall’ecosistema biomedico, il progetto vuole implementare un percorso standardizzato per trasferire i risultati della ricerca al mercato e alla clinica. La collaborazione tra università e industria, e la comparazione delle normative nei due Stati, facilita l’implementazione di soluzioni innovative e la condivisione di buone pratiche. PROMOS mira a aumentare la capacità di capitalizzare i risultati scientifici, trasformandoli in prodotti commercialmente e socialmente utili, in un modello replicabile in altri settori ed esteso ad altri territori, dove mancano PMI biomediche. L’Alleanza ha coinvolto oltre 40 rappresentanti, ricercatori e imprenditori provenienti da istituti accademici, parchi tecnologici, imprese e uffici di trasferimento tecnologico di entrambi i Paesi. Il dibattito ha centrato l’attenzione sulle sfide attuali e sulle possibili attività collaborative da sviluppare nei prossimi anni per potenziare il TT, elemento cruciale per l’innovazione e la competitività a livello internazionale. Una delle principali questioni emerse è stata l’assenza, nei curricula dei percorsi scientifici, di una formazione adeguata per fornire ai ricercatori le competenze necessarie a trasferire i risultati delle loro ricerche al mercato. L’evento ha presentato i servizi offerti da reti locali, nazionali e internazionali, in collaborazione con il Cluster FVG, il network PerfeTTO, il Centro PatLib di Area Science Park e l’Ufficio europeo per la Proprietà Intellettuale (EUIPO), rafforzando le competenze e promuovendo la collaborazione tra i principali attori del territorio. L’impegno dei partecipanti a lavorare in sinergia ha messo in evidenza l’intento di sviluppare un hub transfrontaliero dedicato al trasferimento tecnologico.
Comunicati Stampa Dai nostri campus Servizi per l'Innovazione trasferimento tecnologico
06.10.2025
Realizzato il primo cristallo bidimensionale di ossido di boro
Una ricerca svolta congiuntamente dall’Istituto Officina dei Materiali del Consiglio nazionale delle ricerche di Trieste (Cnr-Iom), dalle Università di Trieste e Innsbruck, e da Elettra Sincrotrone Trieste ha sintetizzato una nuova forma cristallina di triossido di diboro, integralmente composta da unità strutturali finora osservate solo nella sua forma vetrosa. L’ossido di boro è comunemente utilizzato come componente fondamentale per la fabbricazione di vetri super resistenti come il pyrex e degli smalti: in tali processi industriali è stato dimostrato che l’aggiunta di ossido di boro migliora significativamente la capacità del vetro di resistere agli shock termici e alle reazioni chimiche, rendendolo ideale per le applicazioni più impegnative. Il processo di vetrificazione dell’ossido di boro è, però, ancora poco conosciuto, e presenta delle anomalie non riscontrate negli altri ossidi, come ad esempio la silica, che esistono sia in forma di cristallo che in forma amorfa. “La differenza principale tra cristallo e vetro è la presenza nel primo di una disposizione ordinata degli atomi, assente invece nel secondo” spiega Alessandro Sala, ricercatore del Cnr-Iom che ha ideato il progetto. “Entrambi i sistemi sono normalmente costituiti da una stessa unità strutturale fatta da pochi atomi, che viene ripetuta nello spazio. Nei cristalli tale ‘mattoncino’ si ripete periodicamente con ordine geometrico, mentre nel vetro si ripete in modo disordinato. Il boro fa eccezione a questa regola, in quanto la sua fase vetrosa contiene unità elementari, composte da un anello di tre atomi di boro e tre di ossigeno, non presenti nel cristallo: oggi siamo riusciti per la prima volta a ottenere una fase cristallina bidimensionale composta esclusivamente dai ‘mattoncini’ presenti nella fase vetrosa”. La ricerca si è basata sull’utilizzo del platino come materiale base per ottenere questo materiale e caratterizzarne in dettaglio le principali proprietà fisiche. Il team scientifico è stato in grado non solo di elaborare la “ricetta” per ottenere questo materiale, ma anche di caratterizzarne in dettaglio le principali proprietà fisiche. Maria Peressi, professore ordinario dell’Università di Trieste, commenta: “Le nostre simulazioni numeriche indicano che questo materiale, poroso per costruzione, è costituito da una maglia di atomi di boro e ossigeno estremamente flessibile, al punto da essere il materiale con spessore monoatomico più elastico mai riportato – dieci volte più del grafene! Questa peculiare caratteristica è dovuta al fatto che i ‘mattoncini’ rigidi da cui è costituito sono legati tra loro da un atomo di ossigeno che funge da cardine, attorno al quale possono ruotare sul piano. Prove sperimentali e risultati delle simulazioni numeriche indicano inoltre che questo materiale interagisce assai debolmente con la base di platino su cui viene prodotto, suggerendo la possibilità di utilizzare metodi convenzionali per separarlo da essa al fine di impiegarlo in dispositivi innovativi”. La struttura cristallina del materiale bidimensionale ottenuto, è stata, quindi, analizzata attraverso la tecnica della microscopia a scansione a effetto tunnel: “Le misure complementari realizzate a Trieste e a Innsbruck hanno consentito di osservare il materiale fino ai suoi componenti più fondamentali.”, prosegue Laerte Patera, professore dell’Università di Innsbruck. “Con la risoluzione spaziale raggiunta siamo ora in grado di valutare la posizione di ogni atomo all’interno della maglia bidimensionale: in futuro potremo osservare come gli atomi si riarrangiano nel passaggio del materiale dalla forma cristallina alla forma disordinata caratteristica del vetro”. Andrea Locatelli, responsabile della linea di luce Nanospectroscopy del sincrotrone triestino Elettra, conclude: “L’impiego della luce di sincrotrone è stato fondamentale per determinare con precisione l’abbondanza relativa degli elementi costituenti, l’assenza di contaminanti e la cristallinità del nuovo materiale prodotto. Già ora siamo in grado di realizzare cristalli omogenei di questo materiale grandi decine di micron quadrati. La complementarità delle tecniche sperimentali e delle simulazioni teoriche impiegate in questo studio è risultata decisiva per la riuscita dell’intero progetto scientifico. Le peculiari caratteristiche di questo nuovo materiale – un semiconduttore a larga banda proibita, estremamente flessibile e poroso – stimolano l’esplorazione di un suo possibile impiego in applicazioni relative a settori molto diversi, dall’elettronica, alla catalisi, alle tecnologie quantistiche”. I primi autori di questo importante lavoro, Teresa Zio e Marco Dirindin, sono due dottorandi dell’Università di Trieste, che coronano in modo brillante un percorso di eccellenza di alta formazione e di introduzione alla ricerca.
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09.09.2025
Dall’Intelligenza Artificiale un’accelerazione per nuovi vaccini
Immaginate un traduttore universale che, invece di convertire l’inglese in italiano, sia in grado di decifrare il linguaggio delle proteine che compongono i virus. Questo “traduttore” esiste già, si chiama Intelligenza Artificiale e sta rivoluzionando la lotta contro le malattie virali, dalla preparazione alle future pandemie alla ricerca di cure. È quanto emerso da una serie di interventi di esperti internazionali che hanno illustrato le ultime frontiere della virologia computazionale oggi a Trieste, nel workshop “AI in Virology: Leveraging AI to Advance Our Understanding of Viruses”, organizzato dall’Unità di Virologia di Area Science Park. Per decenni, per capire un virus, gli scienziati dovevano coltivarlo in laboratorio e studiarne il comportamento, un processo lungo e oneroso. Poi è arrivata la genetica, che ha permesso di leggerne il “libro di istruzioni”, il genoma. Oggi, l’AI fa un passo in più: impara la “grammatica” e la “sintassi” con cui sono scritte le proteine, le macchine molecolari che permettono al virus di entrare nelle cellule e replicarsi. “I nuovi modelli linguistici per proteine sono come dei cervelli artificiali addestrati su milioni di sequenze biologiche – spiega Giuditta De Lorenzo, virologa di Area Science Park – e sono in grado di capire, partendo da una singola sequenza di amminoacidi, quali mutazioni sono possibili e quali invece ‘romperebbero’ la proteina. Questo ci aiuta a prevedere come potrebbe evolversi un virus appena scoperto, un’abilità cruciale per stare un passo avanti alle pandemie. Ad esempio, le attività di ricerca che conduciamo in Area si focalizzeranno a breve sull’effetto dell’infezione virale sulla cellula, come i virus riescono a sconvolgere il suo contenuto. Inoltre, in collaborazione con il nostro Laboratorio di Data Engineering lavoreremo sullo sviluppo di nuovi vaccini, più efficaci, più stabili, che tengano in considerazione il comportamento dinamico delle particelle virali”.   Vaccini super-rapidi grazie alla “Reverse Vaccinology 3.0” In effetti, uno degli impatti più tangibili dell’AI sarà sullo sviluppo di vaccini e anticorpi terapeutici. La cosiddetta “Reverse Vaccinology 3.0” utilizza l’AI per analizzare istantaneamente la struttura delle proteine di un virus e identificare il suo “tallone d’Achille”, cioè il punto preciso su cui dirigere gli anticorpi.  “Il grossissimo vantaggio della Reverse Vaccinology 3.0 – spiega Emanuele Andreano, della Fondazione Biotecnopolo di Siena – è quello di riuscire a scoprire antigeni per candidati vaccinali ad una velocità mai vista prima. Grazie all’AI, ma anche all’avanzamento delle tecniche di immunologia umana, è possibile velocemente identificare degli anticorpi in grado di uccidere il patogeno e poi dalla sequenza dell’anticorpo riuscire a vedere qual è il target, l’antigene sulla superficie del virus del batterio, saltando anni di sperimentazioni in vivo, capendo prima cosa funziona e cosa no. La missione più importante che abbiamo alla Fondazione Biotecnopolo di Siena è sviluppare vaccini e anticorpi monoclonali contro virus o batteri con potenziale pandemico, come è il caso del virus ad del vaiolo delle scimmie”. Ma tutta questa capacità di calcolo – è stato detto -ha costi molto elevati, dietro questi avanzamenti ci sono supercomputer che consumano enormi quantità di energia. È importante che l’opinione pubblica sia consapevole che l’IA, oltre che molto potente, è anche molto costosa e richiede investimenti in infrastrutture.   Un futuro promettente, ma da governare con cautela La capacità di leggere, interpretare e persino “immaginare” nuove proteine non è solo un’opportunità, ma anche una grande responsabilità, gli esperti lanciano un monito chiaro. “Dobbiamo creare regole internazionali condivise e framework di controllo robusti per garantire che questa straordinaria rivoluzione scientifica sia usata solo per il bene dell’umanità – sottolinea Alessandro Marcello, virologo dell’ICGEB. Va considerato il potenziale duplice uso dell’AI, che può essere molto utile dal punto di vista medico sanitario, ma potrebbe comportare anche rischi se finisse nelle mani sbagliate, data la relativa facilità con cui si potrebbero ottenere dei protocolli per produrre virus altamente patogeni. Dobbiamo agire sinergicamente a diversi livelli: quello degli sviluppatori di AI, quello scientifico e quello legislativo per definire leggi e regolamenti che, senza inibire ricerca e innovazione, preservino la società da questi potenziali pericoli”.
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05.09.2025
Al via la Summer School di ScaleUp Lab: modelli di business per startup deep tech
Prende il via ScaleUp Lab, il programma di capacity building per startup deep tech promosso da Area Science Park che ha l’obiettivo di supportare le nuove imprese tecnologiche nello sviluppo di modelli di business solidi, sostenibili e pronti a dialogare con investitori internazionali. Dal 9 al 12 settembre 2025, la Summer School, promossa nell’ambito del progetto IP4FVG-EDIH, rappresenterà la prima tappa del percorso: quattro giornate di formazione intensiva che combineranno lezioni frontali, attività di assessment e laboratori pratici. I temi centrali spazieranno dall’open innovation ai modelli di collaborazione in ricerca e sviluppo, dalla valutazione del rischio finanziario alle strategie di crescita, fino all’analisi e reinvenzione dei business model in mercati ad alta dinamicità. Un momento di particolare rilievo sarà la partecipazione l’11 e 12 settembre di Alexander Osterwalder, riconosciuto a livello internazionale come uno dei più influenti esperti di innovazione strategica e ideatore insieme a Yves Pigneur di Business Model Canvas, uno strumento di gestione strategica visiva che ha cambiato il modo in cui gli imprenditori e le organizzazioni possono progettare e mappare il loro modello di business in un’unica pagina, utilizzando nove elementi costitutivi. La sua presenza offrirà ai partecipanti strumenti pratici e metodologie collaudate per affrontare le sfide dell’imprenditorialità high-tech e incrementare le probabilità di successo sul mercato globale. Lo ScaleUp Lab è rivolto a startup attive in settori ad alta intensità tecnologica (high- o deep tech) e si inserisce nel programma di attività e servizi che Area Science Park promuove con lo scopo di sostenere la creazione e la crescita di startup deep tech su scala nazionale e internazionale, e contribuire così allo sviluppo sociale ed economico del territorio. I partecipanti avranno l’opportunità non solo di perfezionare le proprie competenze, ma anche di avviare un percorso di crescita che proseguirà da settembre a dicembre 2025 e che culminerà a Trieste con il Pitch Day, dove le startup coinvolte si presenteranno a investitori ed esperti di settore. Il progetto IP4FVG-EDIH è finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – Missione 4 Componente 2 (M4C2) – Investimento 2.3 – Potenziamento ed estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico per segmenti di industria, finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU, con l’obiettivo di stimolare l’adozione di tecnologie digitali e verdi da parte di imprese e pubbliche amministrazioni.
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04.09.2025
L’AI rivoluziona lo studio dei virus: a Trieste un workshop internazionale
In che modo l’Intelligenza Artificiale può aiutarci a prevedere la possibile evoluzione di un virus? Grazie all’AI sarà possibile accelerare il processo di sviluppo di nuovi vaccini? Quali sono i principali rischi etici e di sicurezza associati all’uso dell’AI in virologia e come possiamo mitigarli? Sono queste le domande intorno alle quali si confronteranno alcuni tra i massimi esperti internazionali nel campo dell’intelligenza artificiale applicata alla virologia molecolare, che daranno vita al workshop “AI in Virology: Leveraging AI to Advance Our Understanding of Viruses”, organizzato dall’Unità di Virologia di Area Science Park, coordinata dalla virologa Giuditta de Lorenzo, il 9 settembre dalle 9:30 alle 17 presso il Centro Congressi del Campus di Padriciano del Parco Scientifico di Trieste. Il workshop approfondirà i più recenti progressi nell’applicazione dei Protein Language Models, strumenti informatici che leggono il codice delle proteine, contribuendo ad una comprensione più profonda dei meccanismi virali e aiutando a prevedere l’evoluzione dei virus, accelerare la creazione di vaccini e scoprire nuove terapie. Tra i principali relatori figurano David Robertson e Joe Grove, Group Leaders presso il Centre for Virus Research dell’Università di Glasgow, Francesca Cuturello e Alberto Cazzaniga del Laboratorio di Data Engineering (LADE) di Area Science Park, ed Emanuele Andreano della Fondazione Biotecnopolo di Siena. La giornata si concluderà con una tavola rotonda dedicata alle implicazioni in tema di biosicurezza nell’uso dell’AI in virologia, con un’introduzione di Alessandro Marcello dell’ICGEB, per riflettere sul delicato equilibrio tra rischio biologico e progresso scientifico. L’evento è organizzato da Area Science Park nell’ambito del progetto PRP@CERIC (Pathogen Readiness Platform for CERIC-ERIC Upgrade).
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GLI EVENTI IN AREA SCIENCE PARK
Workshop, corsi, incontri e tavole rotonde a carattere scientifico e divulgativo
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