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Dai nostri campus

Tutte le notizie da Area Science Park

23.10.2025
“Ci vuole fegato” – Conferenza a Trieste sulla salute del fegato
Sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione e ricordare che la salute è il risultato di un impegno collettivo e continuativo: con questo obiettivo ritorna a Trieste l’iniziativa “Ci vuole fegato”, promossa dalla Fondazione Italiana Fegato Onlus (FIF), centro di eccellenza riconosciuto a livello internazionale per la ricerca scientifica in ambito epatologico, e dalla MACC ETS – Mutua di Assistenza del Credito Cooperativo, con il patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia e del Global Liver Institute. L’iniziativa si inserisce nel quadro delle attività di sensibilizzazione volte a promuovere la cultura della prevenzione sanitaria e a diffondere una maggiore consapevolezza sul ruolo centrale del fegato nella salute complessiva dell’organismo. Le malattie epatiche, secondo i più recenti dati epidemiologici, rientrano infatti tra le principali cause di mortalità in Friuli Venezia Giulia, con una crescente incidenza legata soprattutto alla steatosi epatica non alcolica (NAFLD). Quest’ultima, spesso correlata a obesità, diabete e sedentarietà, è purtroppo in costante aumento anche tra bambini e adolescenti. Tale trend evidenzia quindi l’urgenza di intervenire precocemente, agendo sulla promozione di corretti stili di vita fin dalla tenera età. Il cuore del progetto è la conferenza informativa gratuita, organizzata martedì 28 ottobre 2025 alle 16:30 nella Sala Bazlen di Palazzo Gopcevich a Trieste, aperta ai soci MACC, FIF e a tutti gli interessati, durante la quale gli specialisti della Fondazione Italiana Fegato offriranno un approfondimento scientifico sulla prevenzione, i corretti stili di vita e le nuove prospettive di ricerca. Particolare attenzione sarà dedicata all’importanza di una dieta equilibrata; saranno inoltre evidenziati i benefici dell’attività fisica regolare, della moderazione nel consumo di alcol e dell’esecuzione periodica di check-up clinici, strumenti essenziali per la diagnosi precoce di eventuali alterazioni. Parteciperà anche DocFoody, innovativa realtà imprenditoriale che progetta e realizza alimenti confezionati pensati per specifiche esigenze di salute. I rappresentanti guideranno i partecipanti alla scoperta di nuove soluzioni che uniscono gusto, praticità e benessere. La cittadinanza è invitata a partecipare numerosa a questa iniziativa gratuita, che rappresenta un’opportunità preziosa per accrescere la consapevolezza sulla salute del fegato e contribuire alla diffusione di una cultura della prevenzione condivisa. Per prenotare un posto in sala, clicca qui. Scarica il programma dell’evento.   Fondazione Italiana Fegato (FIF) La Fondazione Italiana Fegato, con sede presso l’Area Science Park di Trieste, è un ente di ricerca riconosciuto dal MIUR. Opera come centro di eccellenza internazionale nella ricerca epatologica, con attività che spaziano dalla diagnosi precoce alla sperimentazione di nuove strategie terapeutiche. Mutua di Assistenza del Credito Cooperativo (MACC ETS) La MACC ETS è stata costituita nel 1994 su iniziativa della BCC di Staranzano (oggi BCC Venezia Giulia). Nel corso degli anni ha sviluppato un impegno costante a favore della prevenzione, del benessere e della solidarietà, promuovendo iniziative in ambito sanitario, assistenziale e culturale a beneficio della comunità.
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10.10.2025
ESTECO Official Supplier del team Luna Rossa
ESTECO, società indipendente che sviluppa software per il mondo dell’ingegneria, ha annunciato oggi il proseguimento del suo supporto al team Luna Rossa. L’azienda triestina sarà, ancora una volta, Official Supplier del team italiano per la 38^ edizione dell’America’s Cup. Gli ingegneri di Luna Rossa useranno le soluzioni di ESTECO per ottimizzare l’imbarcazione AC75 che nel 2027 si contenderà il più antico trofeo del mondo nelle acque del golfo di Napoli. L’accordo è il proseguimento di una collaborazione di lungo corso. A partire dal 2014 ESTECO supporta Luna Rossa fornendo la propria tecnologia all’avanguardia e contribuendo alla progettazione di barche sempre più performanti. Anche per la prossima sfida di Coppa America, il team potrà contare sul software triestino per l’automazione dei processi di simulazione e la gestione dei dati di design finalizzati all’ottimizzazione numerica multidisciplinare”. Gilberto Nobili, Technology & Operations Director di Luna Rossa, ha commentato: “Siamo felici di rinnovare la nostra partnership con ESTECO, una società italiana riconosciuta a livello internazionale per la qualità delle sue soluzioni tecnologiche all’avanguardia. Grazie ai suoi avanzati sistemi di software, avremo a disposizione i migliori strumenti per ottimizzare la nostra imbarcazione in vista della 38^ America’s Cup”. “L’America’s Cup è molto più di una competizione velica. – commenta Carlo Poloni, Presidente di ESTECO – È una gara tecnologica che sfida i limiti dell’ingegneria in ambito nautico, e non solo. Oltre a un equipaggio d’eccellenza, Luna Rossa conta su un team di ingegneri di primissimo livello. Questi esperti devono avere a disposizione gli strumenti software più avanzati sul mercato, e noi siamo orgogliosi di poter fornire modeFRONTIER e VOLTA, essenziali per il loro lavoro.” conclude Poloni. La 38^ edizione dell’America’s Cup si terrà a Napoli, nel 2027.
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10.10.2025
Alleanza PROMOS: rafforzare l’ecosistema biomedico transfrontaliero
Rafforzare le capacità di innovazione dell’ambiente biomedico nell’area transfrontaliera Italia-Austria, creando un ecosistema favorevole allo sfruttamento dei risultati, attraverso la collaborazione con le aziende esistenti e lo sviluppo di nuove start-up. Facilitare lo sviluppo di farmaci biologici e loro applicazione clinica Migliorare la formazione dei ricercatori nel settore del trasferimento tecnologico, attraverso seminari, workshop e scambio di conoscenze. Creare un’alleanza transfrontaliera tra PMI, cluster di innovazione, università e istituti di ricerca per migliorare l’accesso ai risultati scientifici e delle nuove soluzioni biomediche sviluppate dal progetto. Sono questi gli obiettivi di Alleanza PROMOS, il Progetto Interreg Italia/Austria che vede capofila il Centro Internazionale di Ingegneria e Biotecnologie (ICGEB). Il primo incontro con gli stakeholder di ambito accademico interessati a intraprendere percorsi e progetti condivisi nell’ambito del Trasferimento tecnologico si è tenuto nella sede dell’ICGEB nel Parco scientifico di Trieste. “Il territorio vanta un’eccellente produzione scientifica. Tuttavia, esiste uno squilibrio tra domanda e offerta di innovazione, a causa di una scarsa cultura di trasferimento tecnologico nel mondo accademico,” afferma la Prof.ssa Serena Zacchigna, responsabile scientifico del progetto Interregionale PROMOS. “Per consentire al territorio di sfruttare appieno il suo potenziale di Ricerca e Innovazionee, valorizzando le specificità regionali, è necessario sviluppare un modello di cooperazione in grado di trasferire i risultati dalla scienza alla società,” conclude. Partendo dall’ecosistema biomedico, il progetto vuole implementare un percorso standardizzato per trasferire i risultati della ricerca al mercato e alla clinica. La collaborazione tra università e industria, e la comparazione delle normative nei due Stati, facilita l’implementazione di soluzioni innovative e la condivisione di buone pratiche. PROMOS mira a aumentare la capacità di capitalizzare i risultati scientifici, trasformandoli in prodotti commercialmente e socialmente utili, in un modello replicabile in altri settori ed esteso ad altri territori, dove mancano PMI biomediche. L’Alleanza ha coinvolto oltre 40 rappresentanti, ricercatori e imprenditori provenienti da istituti accademici, parchi tecnologici, imprese e uffici di trasferimento tecnologico di entrambi i Paesi. Il dibattito ha centrato l’attenzione sulle sfide attuali e sulle possibili attività collaborative da sviluppare nei prossimi anni per potenziare il TT, elemento cruciale per l’innovazione e la competitività a livello internazionale. Una delle principali questioni emerse è stata l’assenza, nei curricula dei percorsi scientifici, di una formazione adeguata per fornire ai ricercatori le competenze necessarie a trasferire i risultati delle loro ricerche al mercato. L’evento ha presentato i servizi offerti da reti locali, nazionali e internazionali, in collaborazione con il Cluster FVG, il network PerfeTTO, il Centro PatLib di Area Science Park e l’Ufficio europeo per la Proprietà Intellettuale (EUIPO), rafforzando le competenze e promuovendo la collaborazione tra i principali attori del territorio. L’impegno dei partecipanti a lavorare in sinergia ha messo in evidenza l’intento di sviluppare un hub transfrontaliero dedicato al trasferimento tecnologico.
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09.10.2025
Talenti in azienda: concluso con successo il ciclo di borse 2024
Con un festoso evento di restituzione collettiva, si è chiuso il programma annuale di borse di studio sostenuto da Area Science Park, dedicato a favorire l’incontro tra giovani talenti tecnico-scientifici e le aziende del Parco Scientifico e Tecnologico. L’obiettivo dell’evento è stata la condivisione dei risultati raggiunti dai borsisti 2024, sia in termini progettuali che di impatto sulla loro crescita professionale.  Il programma, che ha visto otto neolaureate/i impegnati in progetti di ricerca e innovazione, si conferma un volano efficace per l’inserimento di competenze specialistiche nel tessuto produttivo e un’opportunità concreta di crescita per i giovani.  I progetti e i talenti del 2024  Ecco i nomi dei talenti di quest’anno e i progetti a cui hanno contribuito:  Katja Antolović (presso Shoreline) si è occupata di progetti innovativi nel campo dell’acquaponica, del restauro ambientale marino e della citizen science, trovando piena sintonia con i suoi studi e interessi futuri.  Alen Elmazi (presso 3i) ha lavorato su sistemi di visione artificiale per il controllo dimensionale di pannelli, sviluppando una lente per correggere le distorsioni ottiche e misurare componenti di piccole dimensioni. Desidera continuare a lavorare nel campo dell’ottica e della visione artificiale.  Erik Fabris (presso CENERGY) ha sviluppato un digital twin per una cella a combustibile ad alta temperatura, tecnologia promettente per la propulsione navale e la produzione di energia per industrie off-grid. Punta a proseguire la carriera nel settore energetico.  Max Leopold Frisch Sbarra (presso Primo Principio) ha partecipato al rinnovamento di una piattaforma software di supporto alle decisioni per gli agricoltori, acquisendo una visione a 360 gradi dello sviluppo software.  Luca Macor (presso PLUS) ha lavorato allo sviluppo di un sistema basato su AI per il supporto degli utenti, in particolare per la creazione di funzioni e di grafici a partire dal linguaggio naturale da utilizzare nell’ambito aziendale in piena sicurezza.  Paolo Piccini (presso LIFT) ha lavorato a un progetto per migliorare i sistemi di trasporto collettivo attraverso l’analisi statistica integrata di dati di traffico. L’esperienza lo ha orientato verso un dottorato di ricerca.  Maria Pronestì (presso ESTECO) ha sviluppato un modello di linguaggio per generare automaticamente diagrammi di processo (BPMN) da descrizioni testuali, avendo così un primo assaggio del mondo della ricerca applicata in azienda.  Michele Ventresca (presso PICOSATS) ha collaborato allo sviluppo di un sistema automatico per testare radio per satelliti in orbita terrestre bassa (LEO), utilizzati per l’osservazione della Terra e le telecomunicazioni spaziali. Gli piacerebbe integrare la robotica con le telecomunicazioni satellitari.   Georgia Zancotti (presso Clonit) ha contribuito allo sviluppo di un kit diagnostico per linfomi, un tipo di tumore del sangue. Grazie all’esperienza, inizierà un dottorato di ricerca finanziato dall’azienda stessa.  Un ponte tra formazione e lavoro  L’iniziativa di Area Science Park dimostra come la collaborazione tra ricerca e impresa sia fondamentale per trasferire conoscenza, innovare i processi e creare opportunità occupazionali qualificate. Per i borsisti, l’esperienza si è rivelata un trampolino verso percorsi professionali di alto profilo o di specializzazione accademica, valorizzandone il talento. 
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06.10.2025
Realizzato il primo cristallo bidimensionale di ossido di boro
Una ricerca svolta congiuntamente dall’Istituto Officina dei Materiali del Consiglio nazionale delle ricerche di Trieste (Cnr-Iom), dalle Università di Trieste e Innsbruck, e da Elettra Sincrotrone Trieste ha sintetizzato una nuova forma cristallina di triossido di diboro, integralmente composta da unità strutturali finora osservate solo nella sua forma vetrosa. L’ossido di boro è comunemente utilizzato come componente fondamentale per la fabbricazione di vetri super resistenti come il pyrex e degli smalti: in tali processi industriali è stato dimostrato che l’aggiunta di ossido di boro migliora significativamente la capacità del vetro di resistere agli shock termici e alle reazioni chimiche, rendendolo ideale per le applicazioni più impegnative. Il processo di vetrificazione dell’ossido di boro è, però, ancora poco conosciuto, e presenta delle anomalie non riscontrate negli altri ossidi, come ad esempio la silica, che esistono sia in forma di cristallo che in forma amorfa. “La differenza principale tra cristallo e vetro è la presenza nel primo di una disposizione ordinata degli atomi, assente invece nel secondo” spiega Alessandro Sala, ricercatore del Cnr-Iom che ha ideato il progetto. “Entrambi i sistemi sono normalmente costituiti da una stessa unità strutturale fatta da pochi atomi, che viene ripetuta nello spazio. Nei cristalli tale ‘mattoncino’ si ripete periodicamente con ordine geometrico, mentre nel vetro si ripete in modo disordinato. Il boro fa eccezione a questa regola, in quanto la sua fase vetrosa contiene unità elementari, composte da un anello di tre atomi di boro e tre di ossigeno, non presenti nel cristallo: oggi siamo riusciti per la prima volta a ottenere una fase cristallina bidimensionale composta esclusivamente dai ‘mattoncini’ presenti nella fase vetrosa”. La ricerca si è basata sull’utilizzo del platino come materiale base per ottenere questo materiale e caratterizzarne in dettaglio le principali proprietà fisiche. Il team scientifico è stato in grado non solo di elaborare la “ricetta” per ottenere questo materiale, ma anche di caratterizzarne in dettaglio le principali proprietà fisiche. Maria Peressi, professore ordinario dell’Università di Trieste, commenta: “Le nostre simulazioni numeriche indicano che questo materiale, poroso per costruzione, è costituito da una maglia di atomi di boro e ossigeno estremamente flessibile, al punto da essere il materiale con spessore monoatomico più elastico mai riportato – dieci volte più del grafene! Questa peculiare caratteristica è dovuta al fatto che i ‘mattoncini’ rigidi da cui è costituito sono legati tra loro da un atomo di ossigeno che funge da cardine, attorno al quale possono ruotare sul piano. Prove sperimentali e risultati delle simulazioni numeriche indicano inoltre che questo materiale interagisce assai debolmente con la base di platino su cui viene prodotto, suggerendo la possibilità di utilizzare metodi convenzionali per separarlo da essa al fine di impiegarlo in dispositivi innovativi”. La struttura cristallina del materiale bidimensionale ottenuto, è stata, quindi, analizzata attraverso la tecnica della microscopia a scansione a effetto tunnel: “Le misure complementari realizzate a Trieste e a Innsbruck hanno consentito di osservare il materiale fino ai suoi componenti più fondamentali.”, prosegue Laerte Patera, professore dell’Università di Innsbruck. “Con la risoluzione spaziale raggiunta siamo ora in grado di valutare la posizione di ogni atomo all’interno della maglia bidimensionale: in futuro potremo osservare come gli atomi si riarrangiano nel passaggio del materiale dalla forma cristallina alla forma disordinata caratteristica del vetro”. Andrea Locatelli, responsabile della linea di luce Nanospectroscopy del sincrotrone triestino Elettra, conclude: “L’impiego della luce di sincrotrone è stato fondamentale per determinare con precisione l’abbondanza relativa degli elementi costituenti, l’assenza di contaminanti e la cristallinità del nuovo materiale prodotto. Già ora siamo in grado di realizzare cristalli omogenei di questo materiale grandi decine di micron quadrati. La complementarità delle tecniche sperimentali e delle simulazioni teoriche impiegate in questo studio è risultata decisiva per la riuscita dell’intero progetto scientifico. Le peculiari caratteristiche di questo nuovo materiale – un semiconduttore a larga banda proibita, estremamente flessibile e poroso – stimolano l’esplorazione di un suo possibile impiego in applicazioni relative a settori molto diversi, dall’elettronica, alla catalisi, alle tecnologie quantistiche”. I primi autori di questo importante lavoro, Teresa Zio e Marco Dirindin, sono due dottorandi dell’Università di Trieste, che coronano in modo brillante un percorso di eccellenza di alta formazione e di introduzione alla ricerca.
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18.09.2025
50 giovani fisici alla scoperta della Trieste scientifica
Da martedì 16 a sabato 20 settembre 2025, la città di Trieste diventa meta del German Italian Physics Exchange (GIPE) 2025, un evento organizzato dal Comitato Locale AISF di Trieste (Associazione Italiana Studenti di Fisica) in collaborazione con la jDPG (young German Physical Society). L’iniziativa, che vedrà la partecipazione di 50 studenti di fisica – 10 dall’Università di Trieste, 20 da altri atenei italiani e 20 da università tedesche – ha come missione principale alimentare l’entusiasmo e la curiosità scientifica delle nuove generazioni di fisici, offrendo loro l’opportunità unica di visitare alcune delle infrastrutture di ricerca più all’avanguardia d’Europa.  Il programma del GIPE 2025 è ricco di appuntamenti, a partire dal momento di benvenuto martedì 16 settembre, dalle 14.30 presso l’Università di Trieste (Edificio D, Aula 2A), con una Cerimonia di Apertura aperta a tutti gli studenti durante la quale si terranno le presentazioni dei principali partner scientifici del GIPE25: Area Science Park e SIS FVG, CNR-IOM, Elettra Sincrotrone Trieste, SISSA, INFN, Istituto Italiano di Studi Germanici. Si segnala in particolare la giornata di giovedì 18 settembre dedicata alla visita di Area Science Park e di alcuni dei principali centri di ricerca dei campus di Padriciano e Basovizza del Parco scientifico di Trieste. Nel primo pomeriggio, dalle 14.00 alle 16.00, gli studenti si recheranno a Padriciano per visitare l’INFN e Area Science Park. Qui Emanuele Panizon, ricercatore in intelligenza artificiale del Laboratorio di Data Engineering, terrà una presentazione che, prendendo spunto dai lavori del laboratorio, offrirà una panoramica sull’evoluzione dei modelli di linguaggio, illustrando la “creazione” di un modello come ChatGPT fino alle sue più recenti frontiere.  Nel tardo pomeriggio, l’attività si sposterà a Basovizza (dalle 16.45 alle 18.45) per la visita congiunta a Elettra Sincrotrone Trieste e CNR-IOM. A Elettra, Marco Zangrando discuterà del futuro del sincrotrone e del laser a elettroni liberi FERMI. Presso il CNR-IOM, i ricercatori accompagneranno invece i partecipanti in un tour guidato attraverso i loro laboratori, mostrando alcune delle aree di ricerca chiave: dalla beamline Low Density Matter (LDM) a FERMI con Michele Di Fraia, ai laboratori di Nano Fabrication e Molecular Beam Epitaxy con Daniele Ercolani, fino alle strutture di Microscopia (CryoCLEM con Martina Conti), Spettroscopia a raggi X (MINT con Aleksandr Petrov) e Nanobio (laboratorio 3M con Pietro Parisse).  Il GIPE 2025 rappresenta non solo un momento di formazione d’eccellenza, ma anche un ponte concreto per la costruzione di una comunità scientifica europea coesa e dinamica. 
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16.09.2025
SEM: conoscenza e innovazione per trasporti più sostenibili
In un’epoca caratterizzata da sfide globali senza precedenti, come il cambiamento climatico, la transizione energetica e la crescente disuguaglianza sociale, la sostenibilità è diventata un imperativo non solo per i governi e le organizzazioni internazionali, ma anche per le realtà locali e le istituzioni di ricerca. In questo contesto, Area Science Park ha ritenuto urgente e necessario redigere un proprio Piano di Sostenibilità che definisce una roadmap strategica per affrontare le sfide ambientali e sociali del nostro tempo, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU e della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile. Il Piano di Sostenibilità di Area Science Park non è solo una dichiarazione di intenti, ma un vero e proprio strumento operativo verso un futuro più resiliente e competitivo con diversi obiettivi chiave: contribuire alle sfide globali della sostenibilità attraverso le infrastrutture e le attività di ricerca trasformare il parco scientifico di Trieste in un modello di riferimento ambientale mantenere elevati standard di formazione e benessere per il personale collaborare con istituzioni, imprese e comunità locali per promuovere uno sviluppo responsabile e inclusivo. Rientrano in questo percorso iniziative concrete e quotidiane che modificano in meglio le nostre abitudini, aumentando i benefici per noi e per l’ambiente. Per esempio, Area Science Park promuove il carpooling tra il personale che lavora nel parco scientifico e durante la Settimana Europea della Mobilità si unisce a JojobRT per incentivare la mobilità condivisa, con premialità per coloro che sceglieranno di venire sul posto di lavoro utilizzando lo stesso mezzo di trasporto. Anche così si dimostra che la sostenibilità non è più solo una responsabilità etica, ma una leva strategica per garantire innovazione, competitività e benessere. Area Science Park intende consolidare il suo ruolo tra gli enti di ricerca nazionali più attivi in questo campo, dimostrando che la scienza e la tecnologia possono essere motori di cambiamento verso un modello di sviluppo più equo e più rispettoso dell’ambiente.
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06.08.2025
Una soluzione scalabile per la cattura e lo stoccaggio della CO₂
Lo studio, condotto da un team interdisciplinare che ha riunito scienziati del consorzio di infrastrutture di ricerca CERIC-ERIC, di Elettra Sincrotrone Trieste, dell’Università Tecnica di Graz (TU Graz) e dell’Istituto Officina dei Materiali (IOM) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IOM-CNR), è stato recentemente pubblicato su Nature Communications. Nella ricerca, supportata da CERIC-ERIC, i ricercatori  affrontato una sfida critica nel settore: adattare materiali MOF altamente porosi in assemblaggi pratici, durevoli e reattivi, da integrare in tecnologie di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica, mantenendo al contempo la loro integrità strutturale e capacità di assorbimento. Gli obiettivi di neutralità climatica (o carbonica) mirano a mitigare l’impatto umano sul cambiamento climatico raggiungendo un equilibrio tra le emissioni di anidride carbonica (CO2) e il suo assorbimento o sequestro dall’atmosfera. In questo contesto, i MOF, noti per la loro eccezionale porosità e la chimica altamente regolabile, sono tra i candidati più promettenti per le future strategie di mitigazione delle emissioni di CO₂. Tuttavia, la loro integrazione e il loro utilizzo sono stati rallentati dalla difficoltà di fabbricare forme funzionali e stabili – soprattutto film o membrane – compatibili con gli attuali sistemi industriali. In questo nuovo studio, i ricercatori hanno ingegnerizzato film MOF flessibili a base di zinco (Zn), cresciuti come strutture stratificate eteroepitassiali su alcuni substrati. Questi film incorporano leganti organici funzionalizzati, tra cui molecole fotocommutabili come l’azobenzene, che consentono la cattura reversibile di CO₂ innescata dalla luce (sia ultravioletta sia visibile). “Questi risultati dimostrano che è possibile progettare film MOF che non solo funzionano a condizioni prossime a quelle ambientali, ma che possono essere controllati a distanza utilizzando la luce – una strategia intelligente per la cattura dell’anidride carbonica, efficiente dal punto di vista energetico, che consente allo stesso tempo un controllo non invasivo del sistema”, afferma l’autrice principale della ricerca, la Dr.ssa Sumea Klokic, che ha progettato l’esperimento ed eseguito le relative misurazioni nell’ambito della ricerca supportata da CERIC-ERIC e ora è ricercatrice presso la TU Graz. Adattando la chimica dei leganti, il team ha ottenuto una maggiore flessibilità e reattività nei film Zn-MOF, consentendo l’assorbimento reversibile di CO₂ e l’adattamento strutturale dinamico a condizioni quasi-ambientali. “Utilizzando una combinazione di tecniche analitiche all’avanguardia disponibili presso le infrastrutture partner di CERIC-ERIC – tra cui la diffusione di raggi X ad ampio angolo a incidenza radente (GIWAXS) e la spettromicroscopia a infrarossi – siamo stati in grado di caratterizzare a fondo il sistema reversibile a bassa energia che abbiamo sviluppato, osservando le interazioni su scala molecolare e quantificando l’assorbimento di CO₂ in tempo reale, soprattutto in presenza di stimoli esterni come luce e temperatura” aggiunge il Dr Giovanni Birarda, ricercatore presso la linea di luce SISSI-Bio di Elettra Sincrotrone Trieste. Presso la beamline SISSI, la spettromicroscopia a infrarossi ha infatti consentito di studiare la distribuzione spaziale e la dinamica molecolare di CO₂ all’interno dei film MOF con elevata specificità chimica e risoluzione micrometrica. Guardando al futuro, i ricercatori sottolineano la necessità di migliorare le tecniche di imaging su scala nanometrica – come quelle che saranno sviluppate e implementate con l’aggiornamento di Elettra Sincrotrone Trieste (Elettra 2.0), che garantirà l’accesso a metodologie di analisi complementari per sondare processi dinamici su scale di lunghezza ancora più piccole – per mappare la distribuzione di CO₂ all’interno dei film MOF. Tali approcci potrebbero sbloccare ulteriori applicazioni dei MOF oltre allo stoccaggio dell’anidride carbonica, tra cui dispositivi di separazione dei gas, membrane a matrice mista e sensori ambientali.
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06.08.2025
Area continua ad attrarre personale ad alta specializzazione
Il Parco Scientifico Tecnologico di Trieste conferma la capacità di attrarre, trattenere e valorizzare competenze altamente qualificate. L’ultima rilevazione sul personale operante nei campus di Padriciano e Basovizza di Area Science Park registra un lieve incremento occupazionale con 2.828 addetti (dato al 31 dicembre 2024, + 28 unità rispetto all’anno precedente), ma l’aspetto più significativo resta l’alto livello di istruzione e specializzazione di coloro che lavorano nelle imprese e centri di ricerca insediati: tre quarti può vantare una laurea (48,6%) o un dottorato di ricerca (28,7%). Le discipline maggiormente rappresentate sono quelle tecnico-scientifiche, in particolare Ingegneria, Biotecnologie e Informatica, in linea con le aree di specializzazione del Parco. L’indagine annuale condotta dall’Ufficio Sviluppo Parco ha coinvolto 50 aziende e 8 centri/enti di ricerca, tra i quali Area Science Park che all’attività scientifica unisce la gestione del Parco. La componente femminile rappresenta oggi il 37% del totale, pari a 1.051 persone, segnando un lieve ma costante incremento rispetto al biennio precedente. I dati evidenziano inoltre che oltre la metà del personale – 1.667 addetti – è costituita da dipendenti, a conferma della stabilità contrattuale prevalente all’interno del sistema. Completano il quadro 844 unità di personale esterno, 234 borsisti e 73 collaboratori, a testimonianza di una rete articolata di competenze che abbraccia ricerca, formazione e trasferimento tecnologico. Quanto alla provenienza, il 64% degli addetti proviene dal Friuli Venezia Giulia, il 21% da altre regioni italiane e il 15% dall’estero. Sul versante anagrafico, il 47% degli addetti ha meno di 40 anni (21% under 30 e 26% nella fascia 31-40 anni), mentre il 24% è compreso nella fascia 41-50 anni e il 29% in quella over 51. Dati che riflettono un equilibrio tra esperienza e nuove energie, a beneficio della continuità e del ricambio generazionale, elementi fondamentali per un sistema della ricerca e dell’innovazione strutturato e in continua evoluzione.
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14.07.2025
CGM Fablab apre la nuova sede operativa in Area Science Park
CGM Fablab, divisione italiana del gruppo tedesco CompuGroup Medical, leader nelle soluzioni digitali per la sanità, ha inaugurato la sua sede operativa all’interno del nostro parco scientifico e tecnologico. Un passo importante per rafforzare l’impegno di CGM Fablab nell’innovazione del sistema sanitario, attraverso lo sviluppo di software avanzati che semplificano l’attività quotidiana dei professionisti della salute e migliorano la gestione del paziente lungo l’intero percorso di cura. Per saperne di più: https://fab-lab.it
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07.07.2025
Si apre una nuova era per il Sincrotrone: inizia l’installazione di Elettra 2.0
Dopo 32 anni di operatività, 160.000 ore di luce fornite e quasi 12.000 esperimenti eseguiti, che hanno portato a circa 10.000 articoli scientifici peer-reviewed, la macchina di luce Elettra è stata spenta il 2 luglio 2025 per l’ultima volta. Un momento simbolico che segna la chiusura di una fase storica e che ne inaugura un’altra con l’inizio dell’installazione dei componenti della nuova macchina di luce Elettra 2.0 al posto di quelli di Elettra. La nuova infrastruttura, realizzata con un investimento pubblico di quasi 200 milioni di euro, è basata su un anello di accumulazione di quarta generazione, che garantirà prestazioni significativamente superiori in termini di stabilità, brillanza, coerenza e precisione dei fasci di fotoni. L’avvio della nuova macchina di luce è previsto nel 2026 e i primi utenti esterni sono attesi a partire dall’inizio del 2027. Elettra 2.0 fornirà fasci di luce fino a 1.000 volte più brillanti, con una coerenza 60 volte superiore, resa possibile da una riduzione dell’emittanza del fascio di 50 volte rispetto all’attuale macchina. La nuova sorgente fornirà fotoni più stabili, focalizzati e coerenti, con energie fino a 120 keV ad un massimo di 32 stazioni sperimentali, di cui 20 riconfigurate a partire dalle 28 beamline ch’erano operative su Elettra e 12 completamente nuove, progettate per rispondere alle esigenze emergenti nei settori dei materiali funzionali, dei dispositivi quantistici, della catalisi, della biologia strutturale, dell’imaging biomedico e della fisica della materia condensata. La nuova macchina sfrutterà un layout con multi-bend achromat, che garantirà eccellente stabilità e prestazioni ottiche, e sarà dotata di ondulatori in vuoto, magneti curvanti superconduttivi ad alto campo, nuovi sistemi di manipolazione campioni e rivelatori ad alte prestazioni. A supporto della ricerca, saranno attivi anche 12 laboratori specialistici, che continueranno a servire la ricerca internazionale anche durante il “dark period” dedicato all’installazione di tutti i componenti della nuova macchina di luce, insieme al laser ad elettroni liberi FERMI che continuerà a operare regolarmente durante l’intero periodo. Elettra 2.0 continuerà a valorizzare le importanti collaborazioni attive con partner nazionali e internazionali. Elettra Sincrotrone Trieste, collocata all’interno del parco scientifico e tecnologico Area Science Park, ha presentato ufficialmente il progetto martedì 8 luglio 2025, alla presenza di rappresentanti istituzionali e scientifici, fra cui la Presidente di Area Science Park, Caterina Petrillo. Un commento del Presidente e Ad Prof. Alfonso Franciosi: “Con Elettra 2.0 costruiamo una nuova infrastruttura pensata per supportare la ricerca del futuro. Grazie a una luce molto più brillante e coerente, potremo osservare i materiali nella loro struttura più intima, sviluppare tecniche avanzate come la ptychography, la spettroscopia risolta in spin e l’imaging ad alta risoluzione. Misure che prima richiedevano ore potranno ora essere completate in pochi minuti, con un livello di dettaglio e di precisione molto maggiori. La nuova macchina sarà al servizio di una comunità scientifica ampia e interdisciplinare: dai materiali per l’energia alle tecnologie quantistiche, dalla catalisi alle biotecnologie. Ad esempio con SYRMEP Life Science, offriremo strumenti d’avanguardia per la medicina traslazionale, inclusa la possibilità di analisi ad alta risoluzione su pazienti per la diagnostica delle patologie polmonari. Elettra 2.0 sarà uno strumento competitivo a massimo livello internazionale, accessibile, aperto e progettato per affrontare le grandi sfide della scienza e dell’innovazione.”
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02.07.2025
ICGEB nello Spazio con la Missione Axiom-4
L’astronauta dell’Organizzazione indiana per la ricerca spaziale (ISRO) e Capitano di Gruppo Shubhanshu Shukla, attualmente a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) nell’ambito della Missione Axiom 4 (Ax-4), sta eseguendo una serie di esperimenti scientifici nello spazio.  Sono due gli studi dell’ICGEB Nuova Delhi  in corso di realizzazione dagli astronauti Indiani. Riguardano la crescita e il metabolismo di microalghe commestibili in microgravità e le potenziali applicazioni per la nutrizione dell’equipaggio, il riciclo delle acque reflue e la conversione dell’anidride carbonica in ossigeno. Uno studio è stato co-progettato dal gruppo di ingegneria metabolica dell’ICGEB Nuova Delhi sotto la guida del Dr. Shashi Kumar con l’Istituto Nazionale di Ricerca sul Genoma Vegetale (NIPGR); uno sforzo collaborativo congiunto nell’ambito dell’iniziativa ISRO (Indian Space Research Organisation)-NASA. Questo progetto si concentra sul comportamento di tre specie di microalghe commestibili in condizioni di microgravità. L’obiettivo è esplorare il loro potenziale nella fissazione dell’anidride carbonica, nella generazione di ossigeno, nel riciclo delle acque reflue e, in ultima analisi, nella loro fattibilità come sistema alimentare e di supporto vitale sostenibile per gli astronauti.Simulando le condizioni di volo spaziale a lungo termine, questo esperimento mira a un passo avanti verso soluzioni di supporto vitale autosufficienti per le future missioni nello spazio profondo. Un secondo esperimento, progettato dal gruppo di biologia dei sistemi dell’ICGEB Nuova Delhi guidato dal Dr. Shireesh Srivastava, studia due ceppi di cianobatteri – una divisione di microrganismi imparentati con i batteri ma capaci di fotosintesi. Sono procarioti e rappresentano la prima forma di vita conosciuta sulla Terra. Questo studio, un’iniziativa congiunta nell’ambito della collaborazione ISRO-ESA (Agenzia Spaziale Europea), si concentra sulla crescita dei cianobatteri utilizzando l’urea come fonte di azoto, esaminando così le possibilità di riciclaggio del carbonio e dell’azoto in ambienti spaziali chiusi. La comprensione di questi processi microbici è fondamentale per lo sviluppo di sistemi bio-rigenerativi efficienti, essenziali per il volo umano prolungato e l’abitabilità del pianeta.
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