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09.12.2025
Modificare e sostituire interi cromosomi umani lasciandone intatta la struttura
Un gruppo internazionale di ricercatori del MRC Laboratory of Molecular Biology e del Wellcome Sanger Institute di Cambridge, guidato da Gianluca Petris – oggi Principal Investigator della Genome Engineering & Biotechnology Unit della Fondazione Italiana Fegato e docente al Dipartimento di Medicina dell’Università di Udine – ha ottenuto un risultato senza precedenti: trasferire, modificare e sostituire interi cromosomi umani mantenendo intatta la loro struttura. Lo studio, pubblicato su Science, rappresenta una svolta decisiva per la biologia sintetica e generativa e per le future terapie genetiche avanzate.
I ricercatori hanno sviluppato una tecnologia che permette di spostare cromosomi umani interi da una cellula all’altra senza danneggiarne il DNA, di modificarli in speciali “cellule fabbrica” costituite da cellule staminali embrionali di topo e di reintrodurli successivamente nelle cellule umane finali. In queste cellule fabbrica, i telomeri dei cromosomi umani – strutture che, quando si accorciano, sono critiche nei processi di invecchiamento e stabilità genomica – si allungano fino a dieci volte, tornando poi spontaneamente alle lunghezze tipiche umane quando i cromosomi vengono riportati nelle cellule riceventi. È stato inoltre possibile eliminare il cromosoma originale delle cellule umane e sostituirlo con quello ingegnerizzato, completando per la prima volta un ciclo intero di trapianto cromosomico con fedeltà genomica senza precedenti.
Questo approccio consente di affrontare domande biologiche che finora erano rimaste fuori dalla portata dell’editing genomico tradizionale (come CRISPR-Cas). La nuova tecnologia permette infatti di modificare e analizzare in modo causale il genoma umano come un sistema integrato, e non più solo gene per gene. Diventa cosi più semplice valutare il contributo delle grandi regioni regolatorie, il ruolo del cosiddetto “DNA oscuro”, e l’organizzazione tridimensionale del DNA nella cellula. Inoltre, offre un modello unico per studiare le alterazioni cromosomiche tipiche del cancro, nonché i meccanismi alla base dell’invecchiamento, incluso il comportamento dinamico dei telomeri. Guardando al futuro, questo lavoro apre la strada alla costruzione di cromosomi e genomi sintetici, alla progettazione di cellule con funzioni completamente nuove, a cellule e tessuti con maggiore compatibilità immunologica e resistenza intrinseca ai virus e allo sviluppo di una nuova generazione di terapie genetiche capaci di affrontare anche malattie complesse e rare.
La parte sperimentale della ricerca è stata condotta interamente nel Regno Unito grazie al supporto del Medical Research Council (MRC), del Wellcome Trust e di una Marie Skłodowska-Curie European Postdoctoral Fellowship vinta dal Dr. Petris durante il suo periodo all’estero.
La prosecuzione e l’espansione di questa linea di ricerca in Italia sono oggi portate avanti dal Dr. Petris presso la Fondazione Italiana Fegato e l’Università di Udine, grazie al sostegno di finanziamenti competitivi quali il My First AIRC Grant (AIRC) e il programma PNRR – Giovani Ricercatori.
Come sottolinea Gianluca Petris, “si tratta di un risultato che fino a pochi anni fa sarebbe stato considerato irrealizzabile e che oggi apre la strada a una nuova generazione di conoscenze e tecnologie destinate ad avere un impatto scientifico, medico, economico e sociale di grande rilievo”.
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05.12.2025
Una Piattaforma digitale per le terapie avanzate
Grazie al progetto Interreg COHERENCE – Cross Border Health Regulatory Alliance for Advanced Therapies – guidato dall’ICGEB (International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology), nasce una piattaforma digitale che supporta ricercatori e clinici nella compliance regolatoria per gli Advanced Therapy Medicinal Products (ATMP) a base cellulare.
La piattaforma è stata creata con l’obiettivo di supportare e guidare ricercatori e clinici attraverso il complesso iter normativo necessario per lo sviluppo di terapie avanzate, facilitando e accelerando il passaggio dalla fase preclinica a quella clinica in modo sicuro ed etico.
Frutto della capitalizzazione di esperienza tra i partner interregionali Italia e Slovenia, il portale si propone come uno strumento aperto, modulare e scalabile, destinato ad accogliere e integrare futuri aggiornamenti normativi.
La piattaforma è multilingue (italiano, sloveno e inglese), offre una chiara mappa delle normative nazionali (italiane e slovene) ed europee e mette a disposizione templates, check-list della modulistica essenziale, protocolli sperimentali e pubblicazioni.
L’iniziativa include inoltre un’azione pilota con la progettazione di uno studio clinico per il trattamento delle ferite difficili, che servirà a testare l’efficacia della piattaforma prima della sua apertura definitiva a una più ampia partecipazione di gruppi di ricerca a livello europeo.
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03.12.2025
Anche l’insetto più resistente dell’Antartide ingerisce microplastiche
Un nuovo studio, supportato dal consorzio europeo di infrastrutture di ricerca CERIC-ERIC, ha rivelato che le microplastiche – minuscoli frammenti di plastica di dimensioni inferiori a 5 mm – hanno iniziato a infiltrarsi anche negli ecosistemi terrestri più remoti della Terra: le disabitate distese dell’Antartide. La ricerca, condotta da un team dell’Università del Kentucky, dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e di Elettra Sincrotrone Trieste, rivela che, sebbene le microplastiche possano essere ingerite dal moscerino Belgica antarctica, i danni fisiologici su questa specie sembrano limitati. Al contempo, i risultati sottolineano la necessità di un monitoraggio più ampio, poiché indicano come l’attività umana e l’inquinamento da plastica continuino ad aumentare a livello globale, anche nei luoghi più inaspettati.
L’inquinamento da plastica è ormai diventato un problema ambientale critico a livello globale. Sebbene l’Antartide sia un continente geograficamente isolato, ricerche precedenti hanno dimostrato che le microplastiche possono raggiungere le sue coste attraverso il trasporto marittimo, la deposizione atmosferica, il turismo e persino le operazioni scientifiche. Tuttavia, fino ad ora, si sapeva poco su come questi inquinanti influiscono sui minuscoli invertebrati che vivono nel suolo antartico e che costituiscono la base di questi ecosistemi terrestri.
“Nel nostro studio – spiega Nicholas Teets, entomologo dell’Università del Kentucky e coordinatore della ricerca – abbiamo esaminato larve di moscerini, sia esemplari esposti alla plastica in laboratorio sia raccolti nel loro habitat. Questo ci ha permesso di effettuare la prima valutazione completa dell’ingestione di microplastiche e dei suoi impatti fisiologici nel Belgica antarctica, l’unico insetto endemico del continente e uno dei suoi animali terrestri più abbondanti”. Infatti, nonostante le loro dimensioni, i moscerini antartici svolgono un ruolo cruciale nel riciclo dei nutrienti e nella salute dell’ecosistema del suolo: con solo una manciata di specie animali terrestri che popolano il continente, qualsiasi inquinante che minacci questi invertebrati potrebbe quindi influenzare l’intera catena alimentare.
“Grazie all’uso di avanzate tecniche di imaging, come la micro-spettroscopia infrarossa a trasformata di Fourier (FTIR) e la spettroscopia Raman”, aggiunge Elisa Bergami, ecologista dell’Università di Modena e Reggio Emilia, “abbiamo rilevato per la prima volta frammenti di microplastica all’interno del tratto digestivo delle larve di moscerini selvatici. Sebbene l’ingestione fosse rilevata in meno del 7% degli esemplari raccolti sul campo, questi risultati confermano che la plastica sta raggiungendo i suoli antartici”. È interessante notare che, quando le larve sono state esposte sperimentalmente a concentrazioni variabili di microsfere di plastica per 10 giorni, i ricercatori non hanno riscontrato alcun effetto sulla sopravvivenza (anche a dosi di gran lunga superiori ai livelli ambientali previsti) né cambiamenti rilevabili nel tasso metabolico, suggerendo che l’esposizione a breve termine non alteri i principali processi fisiologici. “Tuttavia, abbiamo osservato una diminuzione delle riserve lipidiche in risposta a dosi elevate di plastica, suggerendo possibili impatti sul metabolismo energetico, che potrebbero avere severe conseguenze durante i rigidi inverni antartici”, sottolinea Jack Devlin, ricercatore dell’Università del Kentucky e primo autore dello studio.
“Oltre a sottolineare i vantaggi dell’utilizzo, nell’entomologia moderna, di un approccio multidisciplinare basato su tecniche analitiche avanzate e complementari (come quelle disponibili presso Elettra e nel Consorzio CERIC) – commenta Lisa Vaccari, ricercatrice senior presso la facility SISSI-Bio di Elettra Sincrotrone Trieste – questo lavoro mostra anche l’importanza di ridurre al minimo la contaminazione derivante dalle attività scientifiche stesse, raccomandando tecniche non invasive come l’imaging μ-FTIR quale metodo affidabile per le valutazioni future”.
Sebbene gli effetti fisiologici immediati delle microplastiche sulla Belgica antarctica sembrino minimi, infatti, le conseguenze a lungo termine, specialmente in condizioni di stress ambientale crescente, rimangono sconosciute. Sono quindi necessari studi più approfonditi, anche per esaminare possibili danni ai tessuti o risposte molecolari alterate negli insetti esposti alla plastica per un periodo prolungato.
CERIC-ERIC è un Consorzio europeo di infrastrutture di ricerca (ERIC) che offre a ricercatori e industrie un unico punto di accesso a oltre 60 tecniche e laboratori presso le stretture partner in otto paesi dell’Europa centro-orientale, e presso le strutture associate, per la ricerca multidisciplinare a livello micro- e nano-metrico nei campi dei materiali avanzati, dei biomateriali e delle nanotecnologie. L’accesso ai servizi di CERIC per la ricerca avviene tramite bandi internazionali che premiano i migliori progetti e che prevedono la pubblicazione dei risultati ottenuti. Nei laboratori di CERIC si possono analizzare e sintetizzare i materiali e si può indagarne la struttura combinando tecniche basate sull’uso di NMR, elettroni, ioni, neutroni e fotoni.
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27.11.2025
InterLynk, una nuova piattaforma per la rigenerazione multi-tessuto
Il progetto InterLynk, finanziato dall’UE e durato quattro anni, ha raggiunto significativi traguardi nella medicina rigenerativa sviluppando una piattaforma integrata per la riparazione di tessuti complessi, come l’articolazione temporomandibolare (ATM). La piattaforma combina biomateriali avanzati, modellazione computazionale e un innovativo sistema di bioprinting 3D per creare scaffold personalizzati capaci di supportare la rigenerazione di tessuti duri e molli all’interno di un’unica struttura.
Le innovazioni principali del progetto includono:
Nuovi Biomateriali: sviluppo di idrogel e inchiostri per ossa basati su lisati piastrinici di derivazione umana, ricchi di fattori di crescita e protetti con un brevetto, che fungono da mattoni per gli scaffold.
Tecnologia di Fabbricazione: un sistema di stampa 3D con una nuova testina “Print and Cure” e un modulo di elettrofilatura integrato, che consente la solidificazione in tempo reale del materiale e aggiunge fibre ultrafini per imitare la texture dei tessuti naturali.
Approccio Clinico: il lavoro ha coinvolto la co-creazione con chirurghi e quasi 200 pazienti per garantire che le soluzioni fossero allineate con le esigenze cliniche, mirando a colmare la lacuna di soluzioni rigenerative che combinano tessuti duri e molli.
Impatto e Prospettive
InterLynk dimostra la fattibilità di strategie di riparazione più integrate per difetti complessi, offrendo la possibilità di alternative future alle protesi, soprattutto per condizioni come i danni gravi all’ l’articolazione temporomandibolare. Il lavoro getta le basi per soluzioni personalizzate e clinicamente rilevanti con un potenziale di applicazione che si estende a una vasta gamma di difetti muscoloscheletrici.
L’apporto di Promoscience
Tra gli otto partner europei del progetto, Promoscience ha giocato un ruolo importante nel valorizzare e diffondere i risultati scientifici del progetto, mettendo a disposizione la sua lunga esperienza nella comunicazione e nell’innovazione digitale. Nell’ambito delle attività di comunicazione scientifica, ha inoltre organizzato dei laboratori presso la International School Trieste per avvicinare gli studenti delle scuole medie al tema delle biotecnologie e ai risultati di InterLynk.
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30.10.2025
Delegazione del parco tecnologico di Lubiana visita Area Science Park
Una delegazione del parco tecnologico di Lubiana ha visitato Area Science Park il 16 ottobre 2025. L’obiettivo principale dell’incontro è stato conoscere il funzionamento del parco scientifico e tecnologico gestito dall’ente nazionale di ricerca e la sua organizzazione, con l’intento di costruire possibili future collaborazioni.
Ad accogliere la delegazione slovena Andrea Zelco, Direttore Struttura Gestione e Sviluppo del Parco Scientifico e Tecnologico Area Science Park, che ha brevemente illustrato la storia dell’ente, nato nel 1978, la sua mission, contribuire alla società della conoscenza creando ponti tra il mondo della ricerca e l’impresa e sostenere la trasformazione digitale e verde, e la sua vision, orientata a sviluppare e potenziare le proprie infrastrutture di ricerca e tecnologiche per promuovere l’innovazione deep-tech che nasce dalla ricerca di frontiera.
Numerosi i temi trattati durante l’incontro che hanno suscitato grande interesse da parte della delegazione. Dopo una presentazione generale di Area Science Park e delle sue principali linee di attività, spazio è stato dedicato ad approfondimenti tematici su: l’attività sviluppata nell’ambito delle scienze della vita, con particolare riferimento all’infrastruttura di ricerca PRP@Ceric e laboratorio di genomica ed epidemiologia (LAGE), il sostegno alla crescita di start-up innovative, il Digital Innovation Hub Europeo IP4FVG e la gestione e valorizzazione dei servizi rivolti alle aziende insediate all’interno del parco.
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27.10.2025
Delegazione del Parco ITP Prizren del Kosovo visita Area
Conoscere le attività di ricerca dell’ente e la gestione del suo Parco scientifico e tecnologico per condividere best practices e creare occasioni collaborazioni future. È stato questo l’obiettivo principale della visita di una delegazione del parco Innovation & Training Park Prizren (ITP Prizren) con sede in Kosovo che si è tenuta lo scorso 23 ottobre.
La delegazione dell’ITP Prizren, realtà nata nel 2019 da un’iniziativa congiunta tra il governo federale tedesco e del governo kosovaro, con il coinvolgimento diretto dell’Agenzia federale di cooperazione internazionale tedesca (GIZ), era composta dai vertici di parco kosovaro, dai responsabili della GIZ dell’area balcanica, dai membri del board di ITP in rappresentanza del Ministero dell’Economia, del Ministero dell’Industria e del Gabinetto del Primo Ministro del governo kosovaro, dal responsabile della cooperazione internazionale dell’Ambasciata tedesca a Pristina.
Ad accogliere gli ospiti Salvatore La Rosa, Direttore della Divisione Ricerca e Innovazione di Area Science Park assieme a una nutrita rappresentazione di referenti dell’ente attivi in diversi ambiti: dal parco scientifico e tecnologico allo sviluppo di start-up. Tra i temi trattati: le pratiche di gestione delle facilities presenti nei campus e la sostenibilità operativa, le strategie per attrarre nuovi insediati e la progettazione di servizi a valore aggiunto per le aziende.
Durante l’incontro sono intervenute anche due aziende insediate, Idrostudi e Promoscience, che hanno condiviso la loro esperienza in Area Science Park e le opportunità scaturite dalla collaborazione con l’ente.
L’incontro è stato uno prolifero scambio di idee ed esperienze, un confronto sulle strategie e le sfide che attendono i parchi scientifici e tecnologici.
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23.10.2025
“Ci vuole fegato” – Conferenza a Trieste sulla salute del fegato
Sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione e ricordare che la salute è il risultato di un impegno collettivo e continuativo: con questo obiettivo ritorna a Trieste l’iniziativa “Ci vuole fegato”, promossa dalla Fondazione Italiana Fegato Onlus (FIF), centro di eccellenza riconosciuto a livello internazionale per la ricerca scientifica in ambito epatologico, e dalla MACC ETS – Mutua di Assistenza del Credito Cooperativo, con il patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia e del Global Liver Institute.
L’iniziativa si inserisce nel quadro delle attività di sensibilizzazione volte a promuovere la cultura della prevenzione sanitaria e a diffondere una maggiore consapevolezza sul ruolo centrale del fegato nella salute complessiva dell’organismo. Le malattie epatiche, secondo i più recenti dati epidemiologici, rientrano infatti tra le principali cause di mortalità in Friuli Venezia Giulia, con una crescente incidenza legata soprattutto alla steatosi epatica non alcolica (NAFLD). Quest’ultima, spesso correlata a obesità, diabete e sedentarietà, è purtroppo in costante aumento anche tra bambini e adolescenti. Tale trend evidenzia quindi l’urgenza di intervenire precocemente, agendo sulla promozione di corretti stili di vita fin dalla tenera età.
Il cuore del progetto è la conferenza informativa gratuita, organizzata martedì 28 ottobre 2025 alle 16:30 nella Sala Bazlen di Palazzo Gopcevich a Trieste, aperta ai soci MACC, FIF e a tutti gli interessati, durante la quale gli specialisti della Fondazione Italiana Fegato offriranno un approfondimento scientifico sulla prevenzione, i corretti stili di vita e le nuove prospettive di ricerca. Particolare attenzione sarà dedicata all’importanza di una dieta equilibrata; saranno inoltre evidenziati i benefici dell’attività fisica regolare, della moderazione nel consumo di alcol e dell’esecuzione periodica di check-up clinici, strumenti essenziali per la diagnosi precoce di eventuali alterazioni. Parteciperà anche DocFoody, innovativa realtà imprenditoriale che progetta e realizza alimenti confezionati pensati per specifiche esigenze di salute. I rappresentanti guideranno i partecipanti alla scoperta di nuove soluzioni che uniscono gusto, praticità e benessere.
La cittadinanza è invitata a partecipare numerosa a questa iniziativa gratuita, che rappresenta un’opportunità preziosa per accrescere la consapevolezza sulla salute del fegato e contribuire alla diffusione di una cultura della prevenzione condivisa.
Per prenotare un posto in sala, clicca qui.
Scarica il programma dell’evento.
Fondazione Italiana Fegato (FIF)
La Fondazione Italiana Fegato, con sede presso l’Area Science Park di Trieste, è un ente di ricerca riconosciuto dal MIUR. Opera come centro di eccellenza internazionale nella ricerca epatologica, con attività che spaziano dalla diagnosi precoce alla sperimentazione di nuove strategie terapeutiche.
Mutua di Assistenza del Credito Cooperativo (MACC ETS)
La MACC ETS è stata costituita nel 1994 su iniziativa della BCC di Staranzano (oggi BCC Venezia Giulia). Nel corso degli anni ha sviluppato un impegno costante a favore della prevenzione, del benessere e della solidarietà, promuovendo iniziative in ambito sanitario, assistenziale e culturale a beneficio della comunità.
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22.10.2025
Più potenza e sostenibilità per ORFEO: cresce il Data Center di Area Science Park
Area Science Park amplia in modo significativo la dotazione hardware e la capacità computazionale di ORFEO, il Data Center che è parte fondamentale del sistema di infrastrutture di ricerca e innovazione dell’Ente. Realizzato con il supporto del PNRR – Missione 4 “Istruzione e Ricerca”, l’ampliamento del Data Center rappresenta un passo avanti importante in termini di potenza di calcolo e di servizi avanzati di storage e data management per applicazioni scientifiche nel campo della simulazione numerica e dell’intelligenza artificiale.
Un Data Center più potente e sostenibile
L’investimento, pari a circa tre milioni di euro su fondi PNRR, ha permesso di attivare una nuova sala server fino a 125 kW con sistemi di raffrescamento ad alta efficienza, riducendo impronta carbonica e costi operativi. La capacità di calcolo cresce grazie all’introduzione di nuovi server per simulazioni e modelli predittivi, affiancati da tre nodi dedicati all’AI, ciascuno con otto acceleratori GPU di ultima generazione: queste risorse consentono di addestrare modelli linguistici di grandi dimensioni, applicazioni di visione artificiale e analisi su dataset complessi in tempi molto più rapidi. Le interconnessioni interne sono state potenziate con collegamenti a bassissima latenza e altissima velocità, per garantire flussi di dati fluidi anche sotto carico. Lo spazio di archiviazione aumenta di diversi petabyte e si arricchisce di uno “strato” ultrarapido su memoria a stato solido per i dataset più caldi, migliorando così capacità e prestazioni.
“ORFEO rappresenta per Area Science Park un investimento strategico che abilita l’operatività delle infrastrutture di ricerca e tecnologiche dell’Ente – spiega la Presidente Caterina Petrillo – attraverso la gestione dell’intero ciclo dei dati prodotti nei laboratori di ricerca di genomica e virologia, di microscopia dei materiali e presto nel dimostratore dedicato alla produzione di energia verde. ORFEO è anche una infrastruttura che offre accesso e servizi di AI e HPC alle aziende, contribuendo alla trasformazione digitale e alla competitività del sistema imprenditoriale, in un’azione coordinata e sinergica con la rete dei data center del territorio. Per mantenere qualificazione ed eccellenza degli investimenti in data science, Area Science Park ha sviluppato un programma di formazione avanzata per i giovani ricercatori e tecnologi”.
Un’infrastruttura chiave per la ricerca scientifica
Cuore digitale delle attività di ricerca di Area Science Park, ORFEO supporta ogni giorno progetti avanzati di intelligenza artificiale, scienza dei materiali, biologia computazionale e genomica. Grazie alla sua architettura ad alte prestazioni, il data center consente ai ricercatori di eseguire simulazioni complesse, addestrare modelli di machine learning su larga scala e analizzare grandi quantità di dati scientifici in modo riproducibile e tracciabile. L’infrastruttura è anche il motore di un ampio ecosistema di ricerca sui metodi di interpretabilità dei modelli di AI e sulla sostenibilità energetica dei processi computazionali.
Su ORFEO vengono sviluppate pipeline automatizzate che integrano calcolo ad alte prestazioni e cloud computing, garantendo interoperabilità dei dati e tempi di analisi ridotti. L’evoluzione di ORFEO contribuisce a rafforzare la collaborazione con università, enti di ricerca e infrastrutture nazionali ed europee, consolidando il ruolo di Area Science Park come hub per la ricerca computazionale e l’innovazione digitale.
Un alleato per la trasformazione digitale delle imprese
Oltre a sostenere la ricerca, ORFEO è oggi un asset strategico per le imprese che vogliono innovare attraverso l’uso del calcolo ad alte prestazioni e dell’intelligenza artificiale. Area Science Park offre servizi consulenziali, studi di fattibilità e Proof of Concept per facilitare l’adozione di soluzioni digitali avanzate, dalla simulazione numerica alla data science, in un ambiente sicuro e ad alte prestazioni.
ORFEO è il data center di supercalcolo e intelligenza artificiale di Area Science Park, progettato per sostenere la ricerca scientifica e l’innovazione industriale. Nato nel 2020 a supporto delle scienze della vita, oggi è una piattaforma trasversale che integra calcolo ad alte prestazioni, AI e gestione di grandi moli di dati. Consente di addestrare modelli avanzati, eseguire simulazioni e digital twin, e ospitare repository secondo i principi FAIR, connessi ai laboratori sperimentali dell’Ente. L’infrastruttura eroga servizi fruibili come Infrastructure, Platform e Software as a Service (Iaas, PaaS e SaaS), con ambienti e strumenti pronti all’uso per data science e HPC. Il cluster distribuisce milioni di ore di calcolo all’anno, è collegato alle dorsali della ricerca (LightNet, GARR) e adotta standard aperti per garantire interoperabilità e sicurezza. La gestione tecnica è affidata al Laboratorio di Data Engineering (LADE), che unisce competenze su AI, data engineering e supercalcolo.
Dai nostri campus
Infrastrutture di ricerca
Infrastrutture tecnologiche
10.10.2025
ESTECO Official Supplier del team Luna Rossa
ESTECO, società indipendente che sviluppa software per il mondo dell’ingegneria, ha annunciato oggi il proseguimento del suo supporto al team Luna Rossa. L’azienda triestina sarà, ancora una volta, Official Supplier del team italiano per la 38^ edizione dell’America’s Cup. Gli ingegneri di Luna Rossa useranno le soluzioni di ESTECO per ottimizzare l’imbarcazione AC75 che nel 2027 si contenderà il più antico trofeo del mondo nelle acque del golfo di Napoli.
L’accordo è il proseguimento di una collaborazione di lungo corso. A partire dal 2014 ESTECO supporta Luna Rossa fornendo la propria tecnologia all’avanguardia e contribuendo alla progettazione di barche sempre più performanti. Anche per la prossima sfida di Coppa America, il team potrà contare sul software triestino per l’automazione dei processi di simulazione e la gestione dei dati di design finalizzati all’ottimizzazione numerica multidisciplinare”.
Gilberto Nobili, Technology & Operations Director di Luna Rossa, ha commentato: “Siamo felici di rinnovare la nostra partnership con ESTECO, una società italiana riconosciuta a livello internazionale per la qualità delle sue soluzioni tecnologiche all’avanguardia. Grazie ai suoi avanzati sistemi di software, avremo a disposizione i migliori strumenti per ottimizzare la nostra imbarcazione in vista della 38^ America’s Cup”.
“L’America’s Cup è molto più di una competizione velica. – commenta Carlo Poloni, Presidente di ESTECO – È una gara tecnologica che sfida i limiti dell’ingegneria in ambito nautico, e non solo. Oltre a un equipaggio d’eccellenza, Luna Rossa conta su un team di ingegneri di primissimo livello. Questi esperti devono avere a disposizione gli strumenti software più avanzati sul mercato, e noi siamo orgogliosi di poter fornire modeFRONTIER e VOLTA, essenziali per il loro lavoro.” conclude Poloni.
La 38^ edizione dell’America’s Cup si terrà a Napoli, nel 2027.
America's Cup
Comunicati Stampa
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ottimizzazione
10.10.2025
Alleanza PROMOS: rafforzare l’ecosistema biomedico transfrontaliero
Rafforzare le capacità di innovazione dell’ambiente biomedico nell’area transfrontaliera Italia-Austria, creando un ecosistema favorevole allo sfruttamento dei risultati, attraverso la collaborazione con le aziende esistenti e lo sviluppo di nuove start-up.
Facilitare lo sviluppo di farmaci biologici e loro applicazione clinica
Migliorare la formazione dei ricercatori nel settore del trasferimento tecnologico, attraverso seminari, workshop e scambio di conoscenze.
Creare un’alleanza transfrontaliera tra PMI, cluster di innovazione, università e istituti di ricerca per migliorare l’accesso ai risultati scientifici e delle nuove soluzioni biomediche sviluppate dal progetto.
Sono questi gli obiettivi di Alleanza PROMOS, il Progetto Interreg Italia/Austria che vede capofila il Centro Internazionale di Ingegneria e Biotecnologie (ICGEB). Il primo incontro con gli stakeholder di ambito accademico interessati a intraprendere percorsi e progetti condivisi nell’ambito del Trasferimento tecnologico si è tenuto nella sede dell’ICGEB nel Parco scientifico di Trieste.
“Il territorio vanta un’eccellente produzione scientifica. Tuttavia, esiste uno squilibrio tra domanda e offerta di innovazione, a causa di una scarsa cultura di trasferimento tecnologico nel mondo accademico,” afferma la Prof.ssa Serena Zacchigna, responsabile scientifico del progetto Interregionale PROMOS. “Per consentire al territorio di sfruttare appieno il suo potenziale di Ricerca e Innovazionee, valorizzando le specificità regionali, è necessario sviluppare un modello di cooperazione in grado di trasferire i risultati dalla scienza alla società,” conclude.
Partendo dall’ecosistema biomedico, il progetto vuole implementare un percorso standardizzato per trasferire i risultati della ricerca al mercato e alla clinica. La collaborazione tra università e industria, e la comparazione delle normative nei due Stati, facilita l’implementazione di soluzioni innovative e la condivisione di buone pratiche.
PROMOS mira a aumentare la capacità di capitalizzare i risultati scientifici, trasformandoli in prodotti commercialmente e socialmente utili, in un modello replicabile in altri settori ed esteso ad altri territori, dove mancano PMI biomediche.
L’Alleanza ha coinvolto oltre 40 rappresentanti, ricercatori e imprenditori provenienti da istituti accademici, parchi tecnologici, imprese e uffici di trasferimento tecnologico di entrambi i Paesi. Il dibattito ha centrato l’attenzione sulle sfide attuali e sulle possibili attività collaborative da sviluppare nei prossimi anni per potenziare il TT, elemento cruciale per l’innovazione e la competitività a livello internazionale.
Una delle principali questioni emerse è stata l’assenza, nei curricula dei percorsi scientifici, di una formazione adeguata per fornire ai ricercatori le competenze necessarie a trasferire i risultati delle loro ricerche al mercato.
L’evento ha presentato i servizi offerti da reti locali, nazionali e internazionali, in collaborazione con il Cluster FVG, il network PerfeTTO, il Centro PatLib di Area Science Park e l’Ufficio europeo per la Proprietà Intellettuale (EUIPO), rafforzando le competenze e promuovendo la collaborazione tra i principali attori del territorio. L’impegno dei partecipanti a lavorare in sinergia ha messo in evidenza l’intento di sviluppare un hub transfrontaliero dedicato al trasferimento tecnologico.
Comunicati Stampa
Dai nostri campus
Servizi per l'Innovazione
trasferimento tecnologico
09.10.2025
Talenti in azienda: concluso con successo il ciclo di borse 2024
Con un festoso evento di restituzione collettiva, si è chiuso il programma annuale di borse di studio sostenuto da Area Science Park, dedicato a favorire l’incontro tra giovani talenti tecnico-scientifici e le aziende del Parco Scientifico e Tecnologico. L’obiettivo dell’evento è stata la condivisione dei risultati raggiunti dai borsisti 2024, sia in termini progettuali che di impatto sulla loro crescita professionale.
Il programma, che ha visto otto neolaureate/i impegnati in progetti di ricerca e innovazione, si conferma un volano efficace per l’inserimento di competenze specialistiche nel tessuto produttivo e un’opportunità concreta di crescita per i giovani.
I progetti e i talenti del 2024
Ecco i nomi dei talenti di quest’anno e i progetti a cui hanno contribuito:
Katja Antolović (presso Shoreline) si è occupata di progetti innovativi nel campo dell’acquaponica, del restauro ambientale marino e della citizen science, trovando piena sintonia con i suoi studi e interessi futuri.
Alen Elmazi (presso 3i) ha lavorato su sistemi di visione artificiale per il controllo dimensionale di pannelli, sviluppando una lente per correggere le distorsioni ottiche e misurare componenti di piccole dimensioni. Desidera continuare a lavorare nel campo dell’ottica e della visione artificiale.
Erik Fabris (presso CENERGY) ha sviluppato un digital twin per una cella a combustibile ad alta temperatura, tecnologia promettente per la propulsione navale e la produzione di energia per industrie off-grid. Punta a proseguire la carriera nel settore energetico.
Max Leopold Frisch Sbarra (presso Primo Principio) ha partecipato al rinnovamento di una piattaforma software di supporto alle decisioni per gli agricoltori, acquisendo una visione a 360 gradi dello sviluppo software.
Luca Macor (presso PLUS) ha lavorato allo sviluppo di un sistema basato su AI per il supporto degli utenti, in particolare per la creazione di funzioni e di grafici a partire dal linguaggio naturale da utilizzare nell’ambito aziendale in piena sicurezza.
Paolo Piccini (presso LIFT) ha lavorato a un progetto per migliorare i sistemi di trasporto collettivo attraverso l’analisi statistica integrata di dati di traffico. L’esperienza lo ha orientato verso un dottorato di ricerca.
Maria Pronestì (presso ESTECO) ha sviluppato un modello di linguaggio per generare automaticamente diagrammi di processo (BPMN) da descrizioni testuali, avendo così un primo assaggio del mondo della ricerca applicata in azienda.
Michele Ventresca (presso PICOSATS) ha collaborato allo sviluppo di un sistema automatico per testare radio per satelliti in orbita terrestre bassa (LEO), utilizzati per l’osservazione della Terra e le telecomunicazioni spaziali. Gli piacerebbe integrare la robotica con le telecomunicazioni satellitari.
Georgia Zancotti (presso Clonit) ha contribuito allo sviluppo di un kit diagnostico per linfomi, un tipo di tumore del sangue. Grazie all’esperienza, inizierà un dottorato di ricerca finanziato dall’azienda stessa.
Un ponte tra formazione e lavoro
L’iniziativa di Area Science Park dimostra come la collaborazione tra ricerca e impresa sia fondamentale per trasferire conoscenza, innovare i processi e creare opportunità occupazionali qualificate. Per i borsisti, l’esperienza si è rivelata un trampolino verso percorsi professionali di alto profilo o di specializzazione accademica, valorizzandone il talento.
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formazione
lavoro
06.10.2025
Realizzato il primo cristallo bidimensionale di ossido di boro
Una ricerca svolta congiuntamente dall’Istituto Officina dei Materiali del Consiglio nazionale delle ricerche di Trieste (Cnr-Iom), dalle Università di Trieste e Innsbruck, e da Elettra Sincrotrone Trieste ha sintetizzato una nuova forma cristallina di triossido di diboro, integralmente composta da unità strutturali finora osservate solo nella sua forma vetrosa.
L’ossido di boro è comunemente utilizzato come componente fondamentale per la fabbricazione di vetri super resistenti come il pyrex e degli smalti: in tali processi industriali è stato dimostrato che l’aggiunta di ossido di boro migliora significativamente la capacità del vetro di resistere agli shock termici e alle reazioni chimiche, rendendolo ideale per le applicazioni più impegnative. Il processo di vetrificazione dell’ossido di boro è, però, ancora poco conosciuto, e presenta delle anomalie non riscontrate negli altri ossidi, come ad esempio la silica, che esistono sia in forma di cristallo che in forma amorfa.
“La differenza principale tra cristallo e vetro è la presenza nel primo di una disposizione ordinata degli atomi, assente invece nel secondo” spiega Alessandro Sala, ricercatore del Cnr-Iom che ha ideato il progetto. “Entrambi i sistemi sono normalmente costituiti da una stessa unità strutturale fatta da pochi atomi, che viene ripetuta nello spazio. Nei cristalli tale ‘mattoncino’ si ripete periodicamente con ordine geometrico, mentre nel vetro si ripete in modo disordinato. Il boro fa eccezione a questa regola, in quanto la sua fase vetrosa contiene unità elementari, composte da un anello di tre atomi di boro e tre di ossigeno, non presenti nel cristallo: oggi siamo riusciti per la prima volta a ottenere una fase cristallina bidimensionale composta esclusivamente dai ‘mattoncini’ presenti nella fase vetrosa”.
La ricerca si è basata sull’utilizzo del platino come materiale base per ottenere questo materiale e caratterizzarne in dettaglio le principali proprietà fisiche.
Il team scientifico è stato in grado non solo di elaborare la “ricetta” per ottenere questo materiale, ma anche di caratterizzarne in dettaglio le principali proprietà fisiche. Maria Peressi, professore ordinario dell’Università di Trieste, commenta: “Le nostre simulazioni numeriche indicano che questo materiale, poroso per costruzione, è costituito da una maglia di atomi di boro e ossigeno estremamente flessibile, al punto da essere il materiale con spessore monoatomico più elastico mai riportato – dieci volte più del grafene! Questa peculiare caratteristica è dovuta al fatto che i ‘mattoncini’ rigidi da cui è costituito sono legati tra loro da un atomo di ossigeno che funge da cardine, attorno al quale possono ruotare sul piano. Prove sperimentali e risultati delle simulazioni numeriche indicano inoltre che questo materiale interagisce assai debolmente con la base di platino su cui viene prodotto, suggerendo la possibilità di utilizzare metodi convenzionali per separarlo da essa al fine di impiegarlo in dispositivi innovativi”.
La struttura cristallina del materiale bidimensionale ottenuto, è stata, quindi, analizzata attraverso la tecnica della microscopia a scansione a effetto tunnel: “Le misure complementari realizzate a Trieste e a Innsbruck hanno consentito di osservare il materiale fino ai suoi componenti più fondamentali.”, prosegue Laerte Patera, professore dell’Università di Innsbruck. “Con la risoluzione spaziale raggiunta siamo ora in grado di valutare la posizione di ogni atomo all’interno della maglia bidimensionale: in futuro potremo osservare come gli atomi si riarrangiano nel passaggio del materiale dalla forma cristallina alla forma disordinata caratteristica del vetro”.
Andrea Locatelli, responsabile della linea di luce Nanospectroscopy del sincrotrone triestino Elettra, conclude: “L’impiego della luce di sincrotrone è stato fondamentale per determinare con precisione l’abbondanza relativa degli elementi costituenti, l’assenza di contaminanti e la cristallinità del nuovo materiale prodotto. Già ora siamo in grado di realizzare cristalli omogenei di questo materiale grandi decine di micron quadrati. La complementarità delle tecniche sperimentali e delle simulazioni teoriche impiegate in questo studio è risultata decisiva per la riuscita dell’intero progetto scientifico. Le peculiari caratteristiche di questo nuovo materiale – un semiconduttore a larga banda proibita, estremamente flessibile e poroso – stimolano l’esplorazione di un suo possibile impiego in applicazioni relative a settori molto diversi, dall’elettronica, alla catalisi, alle tecnologie quantistiche”.
I primi autori di questo importante lavoro, Teresa Zio e Marco Dirindin, sono due dottorandi dell’Università di Trieste, che coronano in modo brillante un percorso di eccellenza di alta formazione e di introduzione alla ricerca.
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