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Comunicati Stampa

31.03.2022
Progetto BIO Open Lab: Holo-TEM, un microscopio elettronico a trasmissione di ultima generazione consegnato all’Università del Salento
È stato consegnato al Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi” dell’Università del Salento il microscopio Holo-TEM, uno strumento da 4,35 milioni di euro che va ad incrementare la dotazione di strumentazioni all’avanguardia del progetto BIO Open Lab, un’infrastruttura di ricerca distrubuita sul territorio nazionale di cui fanno parte anche Area Science Park di Trieste e l’Università di Salerno e che andrà a potenziare il Consorzio europeo CERIC-ERIC. Il progetto ha un finanziamento complessivo di 12.434.500,00 euro su fondi PON Ricerca e Innovazione 2014-2020. Il nuovo Microscopio Elettronico a Trasmissione, presto installato e operativo a Lecce, ha una risoluzione che riesce a raggiungere il singolo atomo e avrà la possibilità di analizzare campioni sia organici sia inorganici senza danneggiarli significativamente. Il microscopio utilizzerà quattro tecniche diverse d’indagine quali criomicroscopia elettronica, olografia in linea, spettroscopia di elettroni a perdita di energia (EELS) e spettroscopia di raggi X-caratteristici dispersi in energia (EDXS), la cui combinazione permetterà di sviluppare nuove metolodogie di investigazione e di realizzare esperimenti innovativi. Il suo impiego porterà un forte avanzamento delle conoscenze in biologia, medicina, farmacologia e altri settori. “La realizzazione della infrastruttura BIO Open Lab – dice il prof. Lucio Calcagnile, co-responsabile del progetto insieme alla prof.ssa Rosaria Rinaldi – e la disponibilità di un Holo-TEM a risoluzione atomica darà la possibilità fra pochi mesi a ricercatori provenenti anche dall’estero, e in particolare dal Consorzio europeo CERIC-ERIC, di utilizzare una facility di ricerca dalle prestazioni eccezionali non solo per le ricerche fondamentali e le applicazioni alla medicina ma in generale a tutta la Scienza dei Materiali.” “Questa infrastruttura permetterà di formare giovani ricercatori in un campo di frontiera per lo studio delle proprietà morfologiche e strutturali di materiali organici ed inorganici ad altissima risoluzione”, aggiunge la prof.ssa Rinaldi. Le prossime fasi che il microscopio Holo-TEM dovrà sostenere nei mesi a venire sono la completa installazione, il collaudo e il commissioning per il suo primo vero utilizzo da parte della comunità scientifica. Tutte le realtà coinvolte nel progetto BIO Open Lab beneficeranno delle alte prestazioni del microscopio Holo-TEM, per una ricerca condivisa e diffusa che avrà risonanza nazionale e internazionale grazie alle quattro facilities in costruzione o già operative. Oltre al laboratorio del microscopio Holo-TEM, ci sono infatti anche la facility di Next Generation Sequencing del campus di Basovizza di Area Science Park a Trieste, quella di Spettrometria di Massa del campus di Baronissi a Salerno e il Centro di Calcolo del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione ed Elettrica e Matematica Applicata di Salerno.
BIO Open Lab Comunicati Stampa Microscopio Elettronico a Trasmissione microscopio Holo-TEM Servizi per l'Innovazione
29.03.2022
La nanomedicina personalizzata è la nuova sfida nella lotta contro i tumori
Una nuova terapia personalizzata che include il pre-trattamento dei pazienti oncologici con farmaci già disponibili sul mercato, con l’ausilio di sistemi di imaging. Un metodo di nanoscopia avanzata applicato su sezioni di tessuti malati, in grado di analizzare le variazioni morfologiche e ottiche del tumore prima e dopo il trattamento farmacologico. Sono questi i due obiettivi perseguiti da CATHENA (CAncer THErapy by NAnomedicine), progetto per la nanomedicina personalizzata contro il cancro, frutto di una partnership pubblico-privata tra Bracco Imaging (capofila), A.P.E. Research Srl, Università degli Studi di Trieste e Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (CRO), con il coordinamento scientifico di Area Science Park. Gli studi condotti hanno avuto come obiettivo quello di identificare nuove strategie terapeutiche combinate, volte ad aumentare selettivamente nel tessuto malato la quantità di farmaci antitumorali somministrabile. Oggi grazie alla partnership ed alla condivisione delle conoscenze tecniche, mediche e diagnostiche che il progetto CATHENA ha reso possibili, possiamo affermare di aver più consapevolezza nell’applicazione della nanomedicina contro la patologia oncologica. I tumori sono la seconda causa di morte dopo le patologie cardio-vascolari. Attualmente le terapie farmacologiche più utilizzate sono basate su anticorpi diretti verso specifici bersagli biomolecolari e recentemente sono stati immessi sul mercato farmaci basati su sistemi di dimensione nanometrica che dovrebbero facilitare la penetrazione nelle cellule del principio attivo. L’organismo, tuttavia, tende a produrre resistenze al vettore, che riducono la diffusione del farmaco e ne limitano la distribuzione all’interno delle cellule cancerose. Nel caso degli anticorpi, questa limitazione è in parte mitigata da una minore resistenza al trasporto nei tessuti e dall’aumento delle dosi terapeutiche, con la conseguenza, però, di esporre i pazienti a notevoli reazioni avverse e far crescere i costi della cura. Qui entra in gioco il progetto CATHENA, che ha studiato una strategia per massimizzare l’accumulo selettivo dei principi attivi nelle zone affette da patologia oncologica ovvero un pre-trattamento farmacologico che andasse ad aumentare la permeabilità dei vasi. Ci sono volute competenze diverse e complementari per centrare l’obiettivo, a cominciare da quelle del Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Trieste. Qui il gruppo di ricerca coordinato dalla prof.ssa Lucia Pasquato ha contribuito alla preparazione di nuove sonde fluorescenti con diversi gradi di attitudine a legarsi ai grassi e a disperdersi tra essi (lipofilia). Data la complessità strutturale dei composti progettati, la sintesi è stata impegnativa ma ha consentito di raggiungere l’obiettivo con successo. Queste sonde fluorescenti sono state poi incorporate in nanovettori lipidici presso Bracco Imaging. L’attività di ricerca di Bracco si è focalizzata sulla preparazione e studio dei nanovettori, in particolare di quattro tipologie di nanoparticelle lipidiche funzionalizzate con molecole fluorescenti innovative. I risultati hanno mostrato una migliore attitudine delle nuove sonde fluorescenti ad intercalarsi nei nanovettori e quindi una migliore capacità di emissione luminosa. A.P.E. Research ha analizzato la morfologia, la struttura superficiale e le proprietà elettriche e ottiche dei nanovettori con tecniche di microscopia a sonda. Ha sviluppato inoltre uno specifico set-up di nanoimaging multispettrale avanzato che permette di studiare le sezioni istologiche, utile alla validazione in ambito terapeutico. Infine, l’unità di Anatomia Patologica del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano si è occupata dell’analisi di protocolli terapeutici innovativi tramite imaging ottico in vivo, accoppiato a studi di biodistribuzione, farmacocinetica e farmacodinamica specifici per i tumori del colon e ovarici. È stato così valutato l’effetto dei trattamenti attraverso l’analisi e la quantificazione dei nanovettori fluorescenti all’interno del microambiente tumorale, e mediante una dettagliata analisi istopatologica. Come sottolinea il prof. Vincenzo Canzonieri (CRO e UNITS), il progetto ha permesso di migliorare sia i modelli in vitro 3D (organoidi) che rappresentano degli avatar del tumore dei pazienti, sia modelli in vivo per affinare protocolli terapeutici che utilizzano nanotecnologie avanzate. I risultati di CATHENA vengono illustrati oggi nel corso dell’evento finale del progetto che vede gli intervenuti del prof. Luis M. Liz-Marzán (CIC biomaGUNE, Basque Research and Technology Alliance (BRTA), Donostia-San Sebastian, Spain), uno dei leader mondiali nelle applicazioni della scienza dei colloidi alla nanoplasmonica, e della dott.ssa Claudia Cabella (Bio-Imaging R&D Manager, Bracco Imaging), esperta in studi preclinici nei campi della risonanza magnetica e nello sviluppo di nanosistemi per l’imaging e per la terapia di malattie cardiovascolari. CATHENA è un progetto finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia sul bando POR FESR 2014-2020.
CATHENA Comunicati Stampa Dai nostri campus nanomedicina nanoscopia
28.03.2022
Italian Quantum Weeks a Trieste: iniziative ed eventi per scoprire scienze e tecnologie quantistiche
La meccanica quantistica, l’insieme delle leggi che regolano il mondo degli atomi e delle particelle elementari, ha sconvolto il nostro modo di concepire la realtà con le sue affascinanti bizzarrie. Le tecnologie quantistiche, basate sull’uso della meccanica quantistica nelle applicazioni della vita quotidiana, stanno portando una nuova rivoluzione tecnologica che dobbiamo imparare a comprendere e gestire. Le Italian Quantum Weeks vengono promosse da scienziati, ingegneri, divulgatori ed educatori italiani in occasione del primo World Quantum Day (14 Aprile 2022) con lo scopo di far conoscere meglio il mondo dei quanti e le opportunità che la rivoluzione quantistica sta per portare. Le attività in programma sono promosse da scienziati, divulgatori ed educatori per raccontare le interessanti possibilità del mondo quantistico nonché le potenzialità create dall’applicazione della meccanica quantistica a strumenti quotidiani. Nella città di Trieste in particolare si svolgeranno attività, online e in presenza, coordinate da un gruppo di ricercatrici del CNR con la collaborazione di molti enti del sistema cittadino. Infatti, oltre ai due istituti del CNR (INO e IOM), sono protagonisti: l’Università degli Studi di Trieste, la SISSA – Scuola Internazionale di Studi Superiori Avanzati, l’ICTP – International Center for Theoretical Physics, il SISSA Medialab e il TQT – Trieste Institute for the Theory of Quantum Technologies. Partecipano anche i progetti Quantum Technologies Education for Everyone, Science Melting Pot e ScienceAtHome. Si tratta, inoltre, di una coprogettazione con la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, che produrrà un video per raccontare i vantaggi “quantistici” di Trieste, proiettato in anteprima in occasione del World Quantum Day (14 aprile) al caffè San Marco. Ci saranno aperitivi quantistici, con brevi interventi di ricercatori attivi nel campo, seguiti da discussione e domande e ospitati da due importanti caffè triestini: il bar libreria Knulp e il Caffè San Marco; si potrà giocare con le leggi della meccanica quantistica ai Quantum Game Café, serate in cui saranno disponibili giochi da tavolo e da PC, sempre al Caffè San Marco; nella giornata dei Giovani Quantistici invece, studenti delle scuole superiori e dell’università potranno approfittare delle esperienze di dottorandi e post-doc per capire il futuro delle tecnologie quantistiche; sono aperti ai ragazzi due interventi organizzati rispettivamente da SISSA FOR SCHOOLS e ICTP con Immaginario Scientifico; inoltre, saranno trasmesse in streaming a livello nazionale due conferenze di un’ora, una per tutti e una per le scuole in particolare. Per partecipare a qualsiasi attività si può consultare la pagina web https://www.quantumweeks.it/trieste/ 
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23.03.2022
Progetto NFFA-Europe: firmato il Memorandum per un programma di lungo termine nel settore delle nanoscienze
Ampliare ulteriormente e aggiornare gli impianti di ricerca e i servizi per le nanoscienze a livello europeo e fornire una base ancora più solida per la cooperazione internazionale scientifica in questo settore tecnologico di frontiera. Sono questi i principali obiettivi del Memorandum of Understanding (MoU) di NFFA-Europe per la realizzazione di un programma di lungo termine nel settore delle nanoscienze, firmato da dieci importanti istituzioni di ricerca europee. NFFA-Europe è un’infrastruttura di ricerca distribuita con ventidue partner internazionali e coordinata dall’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom) nel quartier generale di Trieste in Area Science Park, che fornisce accesso integrato a laboratori di fabbricazione e manipolazione a risoluzione atomica dei materiali (nanofoundries) e tecniche di analisi fine della materia, disponibili presso le grandi facilities di ricerca europee. I servizi forniti sono basati sulle competenze e le strumentazioni avanzate messe a disposizione dai partner e beneficiano del sostegno finanziario dei Programmi Quadro della Commissione Europea. NFFA-Europe offre accesso aperto al più ricco catalogo di metodi e strumenti disponibili per eseguire progetti pubblici nel campo delle nanoscienze. Il MoU è il primo passo verso la creazione di servizi di infrastruttura di ricerca innovativi e sostenibili in grado di accrescere la competitività scientifica e tecnologica europea. Il Memorandum scadrà l’1 gennaio 2031 e può essere prorogato su accordo delle parti.
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03.03.2022
Grazie al “rumore” si sente meglio: una nuova tecnica sviluppata da UniTS ed Elettra Sincrotrone rivoluziona la Spettroscopia laser ultrarapida
Un team di scienziati italiani, statunitensi e australiani, utilizzando la spettroscopia laser ultrarapida in modo rivoluzionario, consegna un nuovo potente strumento alla Fisica, alla Chimica e alla Fotonica. La tecnica, nella sua versione classica, è utilizzata per localizzare specifici composti chimici in materiali di varia natura, disegnando vere e proprie mappe vibrazionali che ne svelano le caratteristiche più nascoste. Pubblicato su Nature – Light Science & Application, lo studio guidato da Daniele Fausti dell’Università di Trieste ed Elettra Sincrotrone S.c.p.a., consente di convertire in informazioni utili il principale difetto di questa tecnica: il rumore. “Con rumore si intendono le fluttuazioni casuali generate dagli impulsi laser mentre attraversano i materiali da analizzare – spiega il prof. Fausti – le tecniche utilizzate da decenni si sono sempre sforzate di ridurle, noi siamo riusciti a farle diventare fonti di informazioni ulteriori. Con strumenti molto grandi, costosi e complessi era necessario ripetere le misurazioni migliaia di volte al secondo in modo da poter misurare anche i più piccoli cambiamenti nel campione in esame”. Un modo di operare che non considerava attentamente un aspetto cruciale: ogni realizzazione dell’esperimento è unica e quindi misurare la media su molti esperimenti ripetuti non racconta la “storia completa”. “Questo è stato l’Eureka del mio progetto di dottorato – continua Giorgia Sparapassi dell’Università di Trieste e autore principale dello studio – realizzare che le sottili differenze tra le diverse realizzazioni degli stessi esperimenti portano un intero carico di informazioni che si perdono se si misura la risposta in media è stato il punto di partenza di questa linea di ricerca”. Al progetto di ricerca, oltre a diversi membri del team di Fausti, hanno partecipato il Dr. Jonathan Tollerud, ex collaboratore dell’università di Trieste ora ricercatore della Swinburne University – Melbourne e, per gli aspetti teorici, il Prof. Shaul Mukamel e il Dr. Stefano Cavaletto dell’Università della California – Irvine. Questa collaborazione ha quindi portato allo sviluppo di una nuova tecnica di spettroscopia ultraveloce che, invece di rendere gli impulsi più stabili, utilizza impulsi rumorosi e un approccio basato sulla correlazione tra le intensità della luce a diversi colori per il rilevamento del segnale. In questo nuovo quadro, il campione da analizzare viene sondato con impulsi laser deliberatamente resi “poco educati”, che mostrano quindi fluttuazioni nel tempo e nella frequenza. Le informazioni dal campione sono poi codificate, recuperate e decifrate. Utilizzare la tecnica con questo nuovo approccio potrebbe avere importanti ricadute in campo medico per l’osservazione, ad esempio, dei processi biologici legati alle malattie degenerative, in quello energetico, per lo studio di nuovi materiali al servizio delle rinnovabili e in generale in quello dei dispositivi elettronici di ultima generazione. Questo importante risultato è un’ulteriore dimostrazione di come l’eccellenza del sistema scientifico territoriale triestino, che registra una concentrazione di enti di ricerca senza pari in Italia, possa giocare un ruolo determinante sia nella riuscita di progetti di ricerca ambiziosi che nella formazione di scienziati leader in istituzioni nazionali e internazionali.
Comunicati Stampa Dai nostri campus impulsi rumorosi spettroscopia laser ultraveloce
10.02.2022
Materiali all-in-one per una futura ottimizzazione energetica
Ricercatori dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom) di Trieste hanno identificato in un materiale conosciuto come EuSn2P2 le caratteristiche di multifunzionalità tipiche dei materiali quantistici. Lo studio, pubblicato su PNAS, è stato svolto in collaborazione con Princeton University, Rutgers University e Louisiana State University negli Stati Uniti, Diamond Light Source in UK e Center for Quantum Frontiers a Taiwan. “Abbiamo dimostrato che il EuSn2P2 possiede caratteristiche straordinarie: per esempio le sue proprietà quantistiche sono interconnesse a quelle elettriche, inoltre queste proprietà cambiano via via che cambia la profondità del materiale. A ogni strato di questo materiale è presente un diverso elemento, e a seconda di quale sia l’elemento esposto, le proprietà elettroniche di superfice cambiano assieme alle proprietà magnetica”, spiega Giancarlo Panaccione del Cnr-Iom. “La caratteristica fondamentale dei materiali quantistici è proprio questa loro conformazione che viene chiamata “2 in 1” o addirittura “3 in 1” che sottolinea la loro capacità di incorporare caratteristiche diverse”. Questi materiali mostrano proprietà elettriche e proprietà magnetiche che si influenzano reciprocamente. “Lo studio delle interazioni tra proprietà elettrica e magnetica ha portato alla scoperta di nuove entità: le quasi-particelle, che rappresentano nella scienza dei materiali l’analogo delle particelle elementari per la fisica delle alte energie. Si tratta di un campo che ha aperto nuove porte alla ricerca, e confermato vecchie teorie. Per esempio, lo studio degli isolanti topologici, famiglia di materiali elettricamente isolanti ma in grado di trasportare corrente sulla loro superficie esterna, ha costituito la verifica dell’esistenza dei ‘fermioni di Majorana’, particelle postulate nel 1937 dal fisico Ettore Majorana”, aggiunge il ricercatore Cnr-Iom. Il campo dei materiali quantistici è in costante crescita e di enorme interesse per la gestione ottimizzata dell’energia e per altre applicazioni. “I risultati della ricerca non sono ancora applicabili direttamente ai dispositivi in uso, ma confermano che lo studio dei materiali quantistici apre la strada verso un vasto numero di applicazioni. Questi risultati costituiscono il passaggio dalla nozione per cui a un materiale corrisponde una funzionalità a quella del ‘all-in-one’, cioè l’idea di un materiale capace di realizzare funzioni anche molto diverse”, conclude Panaccione. “Le prime possibili applicazioni saranno l’efficientamento energetico e nella miniaturizzazione dei dispositivi elettronici del futuro”.
CNR-IOM Comunicati Stampa Dai nostri campus EuSn2P2 materiali quantistici
27.01.2022
Assegnati i riconoscimenti del Premio Bernardo Nobile 2021 di Area Science Park
Nella cornice dell’incontro “I brevetti per immaginare il futuro”, sono stati assegnati i riconoscimenti del Premio Bernardo Nobile 2021 per tesi di laurea e di dottorato di ricerca che abbiano dato risalto all’uso dei brevetti come fonte di documentazione. L’iniziativa, istituita da Area Science Park per ricordare Bernardo Nobile, promotore e primo responsabile dell’Ufficio Studi e PatLib del Parco Scientifico e Tecnologico di Trieste, ha visto, nelle sue 17 edizioni, la candidatura di 706 tesi (556 di laurea e 150 di dottorato), provenienti da tutta Italia. L’Edizione 2021 ha visto l’arrivo di 32 domande di partecipazione eleggibili. “Anche quest’anno”, sottolinea il Presidente della Commissione giudicatrice Giulio Groppi, “abbiamo trovato parecchie tesi che si inseriscono perfettamente nella filosofia del Premio, in particolare sul ricavare nuove conoscenze non ovvie né scontate dall’analisi di brevetti che spesso si allontanano dal contenuto specificamente tecnico dei singoli brevetti analizzati. Dal contenuto tecnico si elaborano informazioni su altri argomenti, quali le tendenze di sviluppo economico e l’impatto sociologico. È interessante a questo proposito osservare come le tesi provengano da settori diversi, non solo scientifici o tecnologici, ma anche giuridici e manageriali, a riprova che la cultura brevettuale si amplia in diversi domini. Possiamo senz’altro dire che il Premio Bernardo Nobile stia contribuendo efficacemente ad una riflessione globale sullo studio dei brevetti come fonte d’informazione e ad orientare lo studio e la gestione dei temi di laurea”. Il Premio è suddiviso in 3 sezioni: tesi di laurea magistrale o specialistica che abbia utilizzato esplicitamente i brevetti come fonte di informazione; tesi di dottorato di ricerca che abbia utilizzato esplicitamente i brevetti come fonte di informazione; tesi di laurea magistrale o specialistica oppure tesi di dottorato di ricerca che abbia utilizzato esplicitamente i brevetti come fonte di informazione e i cui risultati, studi e/o ricerche svolte abbiano portato al deposito di una domanda di brevetto o alla nascita di una nuova impresa. Al primo classificato di ogni sezione va una somma di 2.500 euro e la pubblicazione della propria tesi sul sito web di Area Science Park. I vincitori dell’Edizione 2021 sono: • Sezione Tesi di Laurea magistrale o specialistica: Elena Oreglia (Politecnico di Torino, Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale) Titolo tesi: “Brevetti e tecnologia 5G: una analisi empirica”. • Sezione Tesi di Dottorato di ricerca: Gianluca Biggi (Università di Pisa, Doctoral School in Business Administration and Management) Titolo tesi: “Toxic Inventions: Geo-Temporal Dynamics and Firm Level Strategies in the Chemical Industry”. • Sezione Tesi di Laurea o di Dottorato che abbia utilizzato esplicitamente i brevetti come fonte di informazione e i cui risultati, studi e/o ricerche svolte abbiano portato al deposito di una domanda di brevetto o alla nascita di una nuova impresa: Sara Fioretti (Università degli Studi di Napoli Federico II, Dottorato di Ricerca in Scienze Veterinarie) Titolo tesi: “Marine organisms model species for the assessment of biological, environmental and economic impacts on marine aquaculture in Campania”.
brevetti Comunicati Stampa Dai nostri campus Premio Bernardo Nobile
24.01.2022
Una nuova piattaforma e un dispositivo indossabile per l’assistenza domiciliare di persone fragili
Una nuova piattaforma di supporto nell’assistenza domiciliare per la rilevazione, misurazione e trasmissione dei dati necessari al monitoraggio a distanza di persone anziane con sindromi geriatriche a rischio caduta e di persone affette da patologie neurologiche, come Parkinson, attacchi ischemici transitori (TIA) o Ictus, integrata a un prototipo di dispositivo indossabile. È il risultato raggiunto dal progetto CASSIA (Cloud Assisted per la Salute e la SIcurezzA), cofinanziato con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale del Programma Operativo Regionale del Friuli Venezia Giulia, e sviluppato da un team di cui fanno parte la startup triestina Feature Jam Srl (capofila), Televita SpA, il Laboratorio di Bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Trieste, l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI) e Area Science Park. La piattaforma è in grado di rilevare parametri vitali come pressione, temperatura, ossigenazione e dati relativi al movimento, forniti dai sensori domiciliari di passaggio, o dall’innovativo dispositivo indossabile sviluppato da Feature Jam e, grazie al machine learning, può monitorare il livello di attività mantenuta nel tempo dall’assistito, rilevare le cadute e le anomalie nei modelli (pattern) di movimento, limitando così i falsi rilievi di caduta. Il progetto, sfruttando un sistema integrato denominato Decision Support System (DDS), associa i sensori a specifici algoritmi di intelligenza artificiale, favorendo la sicurezza domestica grazie alla capacità di individuare anomalie e attivare un servizio di teleassistenza. In Italia, oltre 14 milioni di persone convivono con una patologia cronica, di cui 8,4 milioni sono ultra 65enni. Inoltre, durante un’indagine effettuata in Italia su un campione di over 65, l’8% degli intervistati ha dichiarato di essere caduto nei 30 giorni precedenti l’intervista e che il 63% delle cadute è avvenuto all’interno dell’ambiente domestico. I risultati del progetto CASSIA forniscono una risposta efficace e integrata nel sistema di cura, attraverso il supporto agli anziani e ai loro caregiver. La soluzione sviluppata nell’ambito del progetto permette di identificare tempestivamente e gestire adeguatamente sia le alterazioni dei parametri vitali nei pazienti monitorati a distanza, sia le cadute, sia le anomalie nei movimenti quotidiani, e le conseguenti eventuali emergenze, consentendo interventi preventivi mirati quali, ad esempio, un cambio di terapia o di stile di vita. Due studi condotti durante l’emergenza sanitaria da COVID-19 hanno evidenziato un miglioramento significativo della qualità della vita dei pazienti monitorati, nonché una notevole riduzione del loro stato di ansia e depressione. “Grazie a CASSIA, è stata sviluppata una piattaforma tecnologica a valenza clinica che sarà alla base dei servizi costruiti sul sistema di dispositivi domiciliari e indossabili – sottolinea Andrea Petronio, CEO Feature Jam Srl. Questi dispostivi contribuiranno a contenere il problema delle cadute degli anziani, permettendo di valutare il rischio in anticipo e adottare soluzioni preventive; il sistema consente inoltre di identificare in tempo reale e automatico eventi di Ictus e TIA, con la possibilità di attivare interventi tempestivi per ridurre gli esiti più gravi”. “Nel progetto CASSIA – spiega Michela Flaborea, Presidente di Televita SpA – ci siamo occupati innanzitutto di realizzare la piattaforma informatica, che include il gateway per la ricezione dei segnali trasmessi dai diversi device, e mettere a punto il sistema di sensori domiciliari di movimento. A regime, il ruolo di Televita sarà quello di Centro Servizi, la struttura deputata a monitorare l’andamento dei diversi parametri rilevati da remoto (parametri vitali, parametri di movimento e cadute), rendendo possibile l’utilizzo delle tecnologie da parte dei soggetti fragili e facilitando la comunicazione tra l’utente e gli attori del Sistema Salute. Il Centro Servizi è quindi sia un agente di presa in carico, che una struttura di mediazione; un punto di riferimento facile, affidabile e sempre disponibile per le varie necessità dell’utente assistito in smart health.” Guarda il video di progetto
assistenza domiciliare CASSIA Comunicati Stampa Dai nostri campus
18.01.2022
Come la levitazione magnetica potrebbe aiutare a diagnosticare il tumore del pancreas
Quando si pensa alla levitazione magnetica vengono in mente treni capaci di velocità elevatissime. Tuttavia, un’equipe di scienziati ha utilizzato questa tecnologia per aprire la strada alla diagnosi precoce del tumore del pancreas, grazie al supporto del Consorzio Centro-Europeo di Infrastrutture di Ricerca (CERIC-ERIC) con sede a Trieste. “Il tumore del pancreas è particolarmente subdolo e letale, al punto che nel 90% dei casi viene diagnosticato quando è già in fase avanzata. Pur essendo una malattia rara, la sua diffusione è in aumento e secondo alcune stime potrebbe diventare la seconda causa di morte per tumore nel prossimo decennio, grazie anche al miglioramento delle terapie per altri tumori più comuni. Sviluppare un test efficace per la diagnosi precoce è un passo necessario per ridurne la letalità” afferma la professoressa Daniela Pozzi, responsabile dello studio e cofondatrice insieme al Prof. Giulio Caracciolo del NanoDelivery Lab dell’Università “La Sapienza” di Roma. I risultati della ricerca, sostenuta da Fondazione AIRC, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cancers. Il nuovo metodo di diagnosi prevede l’impiego di nanoparticelle di ossido di grafene che interagiscono con il plasma umano ricavato da un comune prelievo di sangue. Le proteine contenute nel plasma tendono a ricoprire spontaneamente le nanoparticelle, formando una sorta di nuvola attorno a esse. La composizione di questa nuvola, chiamata corona proteica, dipende da vari fattori che possono riflettere lo stato di salute della persona che si sottopone all’esame. Le nanoparticelle vengono quindi immesse in un campo magnetico, dove fluttuano secondo uno schema che dipende dalla composizione della corona proteica. In questo modo si può rilevare la presenza di biomarcatori specifici per il tumore al pancreas. I dettagli su come le nanoparticelle interagiscono con le proteine del plasma umano sono stati ricavati grazie a esperimenti basati sui raggi X ed eseguiti presso la linea di luce SAXS dell’Università Tecnica di Graz (Austria), sita presso il sincrotrone Elettra di Trieste. Gli scienziati hanno ottenuto l’accesso gratuito alla strumentazione grazie a un bando promosso da CERIC-ERIC, di cui l’Università Tecnica di Graz ed Elettra Sincrotrone sono partner rispettivamente in Austria e in Italia. “Sebbene si tratti di test preliminari, i risultati sono molto incoraggianti e, se confermati in studi preclinici e clinici più ampi, permetterebbero la diagnosi precoce di un tumore altamente letale e spesso silente nelle fasi iniziali” conclude la professoressa Pozzi.
Comunicati Stampa Dai nostri campus levitazione magnetica nanoparticelle tumore al pancreas
13.01.2022
Da Unipg e CNR-IOM un metodo per ottenere additivi alimentari e biofertilizzanti dalle biomasse di scarto agroalimentare
Ricercatori dell’Università degli Studi di Perugia, in collaborazione con colleghi dell’Istituto Officina dei Materiali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), hanno messo a punto un nuovo metodo ecologico e sostenibile attraverso il quale è possibile trasformare biomasse di scarto in prodotti organici ad alto valore aggiunto, utilizzabili come additivi alimentari o biofertilizzanti. La tecnica è stata validata in laboratorio e riconosciuta come nuovo brevetto nazionale. Il gruppo autore dell’invenzione oggetto di brevetto è costituito dalle ricercatrici e ricercatori Unipg del Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie – la Prof. Carla Emiliani, la Dott.ssa Eleonora Calzoni e il Dott. Alessio Cesaretti – e del Dipartimento di Fisica e Geologia – il Prof. Daniele Fioretto, il Prof. Francesco Cottone e il Dott. Alessandro Di Michele – , e dalle ricercatrici della sede di Perugia dell’Istituto Officina dei Materiali (IOM) del CNR, la Dott.ssa Silvia Caponi e la Dott.ssa Silvia Tacchi. Nello specifico, attraverso un approccio multidisciplinare il gruppo di ricerca ha messo a punto e brevettato un bioreattore in grado di recuperare la componente proteica dei prodotti di scarto – in particolare gli scarti della lavorazione delle aridocolture oleaginose del territorio umbro, come il cardo e il cartamo, attraverso un processo di idrolisi enzimatica, convertendo così un rifiuto in risorsa, in un’ottica di economia circolare.
additivi alimentari biofertilizzanti Comunicati Stampa Dai nostri campus economia circolare
11.01.2022
CES 2022: sono state 44 le startup italiane presenti a Las Vegas
Si è chiusa la missione delle startup tecnologiche italiane, organizzata da Area Science Park e dall’ICE, all’edizione 2022 del Consumer Electronics Show (CES) di Las Vegas. Vi hanno preso parte 44 startup italiane attive in vari settori: nanosatelliti, 5G, salute, orti digitali, mani bioniche, intelligenza artificiale e altro ancora. Tra queste due imprese nate in Area: PicosaTs, specializzata nello sviluppo e progettazione di satelliti miniaturizzati ad altissime prestazioni in grado di trasmettere dati a velocità molto elevate con applicazioni nel settore delle telecomunicazioni e nel monitoraggio dell’ambiente; M2Test che ha sviluppato BESTest, un innovativo test per la valutazione della fragilità dell’osso, in grado di creare una di biopsia virtuale dell’architettura ossea del paziente. “La missione non è stata un una semplice vetrina – spiega Fabrizio Rovatti, managing director dell’incubatore di Area Science Park, Innovation Factory – ma ha accompagnato le imprese nel loro percorso di crescita, offrendo la necessaria formazione per arrivare preparati a incontrare potenziali investitori da tutto il mondo”.
Comunicati Stampa Consumer Electronics Show Dai nostri campus M2Test picosats
10.01.2022
Un nuovo anticorpo monoclonale per la terapia di infarto e ischemia cardiaca
Una nuova ricerca pubblicata su Nature Communications ha dimostrato l’efficacia di un nuovo farmaco biologico nel proteggere il cuore in seguito a infarto o ischemia cardiaca. Questo farmaco, un anticorpo monoclonale, può bloccare la fibrosi, riducendo la deposizione di tessuto fibroso che limita la funzione di pompa del cuore, e promuovere la sopravvivenza delle cellule muscolari cardiache, andando così a proteggere il muscolo cardiaco in seguito ad infarto del miocardio. La ricerca, frutto di una collaborazione tra ICGEB, UniTS e Università di Zagabria, a cui si è unito un gruppo di cardiochirurghi di Innsbruck grazie al progetto Interreg Italia-Austria INCardio – Terapie Innovative per la cura delle malattie cardiovascolari, rappresenta un punto di svolta nel settore delle terapie innovative in ambito cardiovascolare. Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in tutto il mondo e sono la principale fonte di spesa sanitaria: in Italia si spendono oltre 20 miliardi di euro all’anno per la cura di queste malattie e i numeri sono destinati a crescere nei prossimi anni. A fronte della pressione sociale e sanitaria esercitata da queste malattie, i farmaci utilizzati per curare i pazienti affetti da patologia cardiaca sono piuttosto datati. “Le nuove terapie biologiche – spiega Serena Zacchigna, coordinatrice della ricerca, docente di Biologia Molecolare all’Università degli Studi di Trieste e responsabile del laboratorio di Biologia Cardiovascolare dell’ICGEB – stanno trasformando le cure oncologiche o delle malattie ereditarie, mentre sono davvero pochi i farmaci biologici per il trattamento delle malattie cardiovascolari. La stragrande maggioranza delle terapie ad oggi approvate sono piccole molecole chimiche che generalmente hanno un unico bersaglio, bloccano ad esempio l’azione di un enzima o di un recettore. Al contrario, i farmaci biologici (proteine ricombinanti, prodotti di terapia genica e terapia cellulare) riproducono elementi che normalmente esistono nei nostri tessuti e hanno perciò la potenzialità di interferire con meccanismi complessi di terapia. Sono però più difficili da preparare e utilizzare, oltre che più costosi, e per questo complicati da traslare dagli studi sperimentali ai pazienti”.
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