Progetto pilota di simbiosi industriale: biogas e altri possibili percorsi di valorizzazione del silverskin del caffè
La filiera del caffè punta sempre più decisamente verso la circolarità e l’obiettivo zero rifiuti, con il riutilizzo in nuovi cicli industriali di tutti gli scarti di lavorazione, dalle fasi di raccolta, a quelle di torrefazione e anche a quelle della decaffeinizzazione. Ne è un esempio il caso di Demus, azienda triestina leader nella decaffeinizzazione, deceratura del caffè verde e produzione di caffeina naturale dal 1962, che, grazie alla rete Enterprise Europe Network – EEN, ha trovato nel Regno Unito un partner industriale, Kerax, interessato ad utilizzare nel settore tessile le cere estratte dai chicchi di caffè, trasformandole da rifiuto da smaltire in materia prima seconda.
Nella filiera della lavorazione del caffè, un altro scarto per il quale da tempo sono allo studio potenziali riutilizzi è la coffee silverskin, una pellicola argentea che protegge l’esterno del chicco di caffè verde. Si stacca parzialmente in campo, durante l’essiccamento e la rimozione dei semi di caffè dai frutti e, in parte, durante la torrefazione. Per valutare i settori di riutilizzo di questo scarto, Area Science Park, nell’ambito delle iniziative della rete EEN e del sistema ARGO con il progetto SISSI, in collaborazione con l’Associazione Caffè Trieste e il Gruppo Italiano Torrefattori Caffè, venerdì 28 ottobre organizzerà una tavola rotonda sulla valorizzazione del silverskin. Il workshop rientra nell’ambito della 10° edizione di TriestEspresso Expo, il salone internazionale dell’espresso italiano che avrà luogo dal 27 al 29 ottobre nel Trieste Convention Center.
Il silverskin, è uno scarto secco che può essere facilmente raccolto, generalmente non viene riutilizzato ma smaltito come rifiuto speciale. Questo materiale è però ricco di polifenoli, fibre alimentari e xantine, che lo rendono adatto non solo all’utilizzo per la formulazione di integratori o fitoterapici e come matrice per fertilizzare i terreni, ma anche per ricavarne cellulosa, lignina, lipidi e alcuni composti fenolici. Queste caratteristiche lo rendono un materiale sostenibile, in grado di rispondere alle nuove esigenze di un mercato incentrato su processi di economia circolare.
Grazie ad un emendamento inserito tra le nuove “Misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali” varate dal Governo, nuovi sottoprodotti dell’industria agroalimentare, fino ad oggi non impiagabili negli impianti di biogas, saranno utilizzabili. Tra questi, anche gli scarti dal processo di lavorazione del caffè. Questo intervento legislativo, che sarà presentato al pubblico per la prima volta dalla sua approvazione, risolve un annoso problema, che impediva di fatto la valorizzazione negli impianti di una serie di residui di lavorazione che al contrario possono contribuire egregiamente alla produzione energetica nazionale.
Nel corso della tavola rotonda, a cui parteciperanno anche produttori di biogas e consulenti tecnici, si parlerà delle definizioni di rifiuto e sottoprodotto e verranno presentati alcuni casi aziendali dove degli scarti sono passati dall’essere un costo di smaltimento a un valore per l’azienda. Verranno quindi presentate diverse opportunità emerse nel corso delle visite presso le torrefazioni, che vanno dall’utilizzo di questo materiale nell’industria cartaria, a quello nel settore dell’agricoltura e in particolare nella produzione di biometano.