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Grazie al “rumore” si sente meglio: una nuova tecnica sviluppata da UniTS ed Elettra Sincrotrone rivoluziona la Spettroscopia laser ultrarapida
Un team di scienziati italiani, statunitensi e australiani, utilizzando la spettroscopia laser ultrarapida in modo rivoluzionario, consegna un nuovo potente strumento alla Fisica, alla Chimica e alla Fotonica. La tecnica, nella sua versione classica, è utilizzata per localizzare specifici composti chimici in materiali di varia natura, disegnando vere e proprie mappe vibrazionali che ne svelano le caratteristiche più nascoste. Pubblicato su Nature – Light Science & Application, lo studio guidato da Daniele Fausti dell’Università di Trieste ed Elettra Sincrotrone S.c.p.a., consente di convertire in informazioni utili il principale difetto di questa tecnica: il rumore.
“Con rumore si intendono le fluttuazioni casuali generate dagli impulsi laser mentre attraversano i materiali da analizzare – spiega il prof. Fausti – le tecniche utilizzate da decenni si sono sempre sforzate di ridurle, noi siamo riusciti a farle diventare fonti di informazioni ulteriori. Con strumenti molto grandi, costosi e complessi era necessario ripetere le misurazioni migliaia di volte al secondo in modo da poter misurare anche i più piccoli cambiamenti nel campione in esame”.
Un modo di operare che non considerava attentamente un aspetto cruciale: ogni realizzazione dell’esperimento è unica e quindi misurare la media su molti esperimenti ripetuti non racconta la “storia completa”.
“Questo è stato l’Eureka del mio progetto di dottorato – continua Giorgia Sparapassi dell’Università di Trieste e autore principale dello studio – realizzare che le sottili differenze tra le diverse realizzazioni degli stessi esperimenti portano un intero carico di informazioni che si perdono se si misura la risposta in media è stato il punto di partenza di questa linea di ricerca”.
Al progetto di ricerca, oltre a diversi membri del team di Fausti, hanno partecipato il Dr. Jonathan Tollerud, ex collaboratore dell’università di Trieste ora ricercatore della Swinburne University – Melbourne e, per gli aspetti teorici, il Prof. Shaul Mukamel e il Dr. Stefano Cavaletto dell’Università della California – Irvine.
Questa collaborazione ha quindi portato allo sviluppo di una nuova tecnica di spettroscopia ultraveloce che, invece di rendere gli impulsi più stabili, utilizza impulsi rumorosi e un approccio basato sulla correlazione tra le intensità della luce a diversi colori per il rilevamento del segnale. In questo nuovo quadro, il campione da analizzare viene sondato con impulsi laser deliberatamente resi “poco educati”, che mostrano quindi fluttuazioni nel tempo e nella frequenza. Le informazioni dal campione sono poi codificate, recuperate e decifrate.
Utilizzare la tecnica con questo nuovo approccio potrebbe avere importanti ricadute in campo medico per l’osservazione, ad esempio, dei processi biologici legati alle malattie degenerative, in quello energetico, per lo studio di nuovi materiali al servizio delle rinnovabili e in generale in quello dei dispositivi elettronici di ultima generazione.
Questo importante risultato è un’ulteriore dimostrazione di come l’eccellenza del sistema scientifico territoriale triestino, che registra una concentrazione di enti di ricerca senza pari in Italia, possa giocare un ruolo determinante sia nella riuscita di progetti di ricerca ambiziosi che nella formazione di scienziati leader in istituzioni nazionali e internazionali.
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impulsi rumorosi
spettroscopia laser ultraveloce
Online la nuova indagine “Mobilità della conoscenza”: disponibili i dati del 2020 e dell’anno accademico 2019/2020
L’emergenza pandemica ha avuto, come era prevedibile, un impatto anche sulla mobilità del mondo scientifico; il lockdown del 2020 e la conseguente riduzione degli spostamenti a livello nazionale e internazionale ha fatto registrare un netto calo del numero di studenti, ricercatori e docenti che trascorrono un periodo più o meno lungo presso le istituzioni scientifiche del Friuli Venezia Giulia.
Da anni riconosciuto come territorio attrattivo a livello internazionale per la qualità dei suoi centri di ricerca, il Friuli Venezia Giulia ha visto, nel 2020, un calo della mobilità sia incoming che outgoing. Per quanto riguarda l’incoming, ovvero la mobilità verso l’Italia, si registra una diminuzione del 25% di studenti e del 86% di ricercatori e docenti stranieri, rispetto all’anno precedente. Meno marcata la battuta d’arresto registrata per l’outgoing, ovvero per studenti e ricercatori italiani che trascorrono periodi di studio o lavoro all’estero, i cui dati ci dicono che c’è stata una riduzione del 22% degli studenti italiani che si sono recati all’estero e del 37% di docenti e ricercatori. Non ha subito significative variazioni, invece, il numero di studenti iscritti alle università regionali, inclusi gli stranieri.
I dati sono certificati dalla Mobilità delle Conoscenza 2021 (dati 2020 e anno accademico 19/20), l’indagine che rileva, ogni anno, il numero di docenti, ricercatori e studenti stranieri che trascorrono periodi più o meno lunghi pressi i principali istituti di ricerca, le università e i conservatori che fanno pare del SIS FVG, il Sistema Scientifico e dell’Innovazione del Friuli Venezia Giulia.
In un contesto complesso, qual è quello dell’emergenza pandemica che ha richiesto cambiamenti repentini, si registra anche qualche segnale positivo; uno su tutti l’aver ottimizzato l’uso delle opportunità che offre il digitale. Un numero elevato di studenti e ricercatori, soprattutto stranieri, infatti, ha avuto la possibilità di partecipare da remoto a corsi, summer school e attività formative organizzati dagli enti del SiS FVG. Un esempio è il Centro Internazionale di Fisica Teorica “Abdus Salam” (ICTP) che ha potuto compensare i numeri della mobilità incoming di quasi il 50%, rispetto ai numeri pre-pandemia, grazie alle attività digitali.
Gli enti SiS FVG registrano già un cambiamento di tendenza nel primo semestre 2021.
Qui è possibile scaricare l’indagine completa.
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Il SiS FVG nasce su iniziativa del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
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Materiali all-in-one per una futura ottimizzazione energetica
Ricercatori dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom) di Trieste hanno identificato in un materiale conosciuto come EuSn2P2 le caratteristiche di multifunzionalità tipiche dei materiali quantistici. Lo studio, pubblicato su PNAS, è stato svolto in collaborazione con Princeton University, Rutgers University e Louisiana State University negli Stati Uniti, Diamond Light Source in UK e Center for Quantum Frontiers a Taiwan.
“Abbiamo dimostrato che il EuSn2P2 possiede caratteristiche straordinarie: per esempio le sue proprietà quantistiche sono interconnesse a quelle elettriche, inoltre queste proprietà cambiano via via che cambia la profondità del materiale. A ogni strato di questo materiale è presente un diverso elemento, e a seconda di quale sia l’elemento esposto, le proprietà elettroniche di superfice cambiano assieme alle proprietà magnetica”, spiega Giancarlo Panaccione del Cnr-Iom. “La caratteristica fondamentale dei materiali quantistici è proprio questa loro conformazione che viene chiamata “2 in 1” o addirittura “3 in 1” che sottolinea la loro capacità di incorporare caratteristiche diverse”.
Questi materiali mostrano proprietà elettriche e proprietà magnetiche che si influenzano reciprocamente. “Lo studio delle interazioni tra proprietà elettrica e magnetica ha portato alla scoperta di nuove entità: le quasi-particelle, che rappresentano nella scienza dei materiali l’analogo delle particelle elementari per la fisica delle alte energie. Si tratta di un campo che ha aperto nuove porte alla ricerca, e confermato vecchie teorie. Per esempio, lo studio degli isolanti topologici, famiglia di materiali elettricamente isolanti ma in grado di trasportare corrente sulla loro superficie esterna, ha costituito la verifica dell’esistenza dei ‘fermioni di Majorana’, particelle postulate nel 1937 dal fisico Ettore Majorana”, aggiunge il ricercatore Cnr-Iom.
Il campo dei materiali quantistici è in costante crescita e di enorme interesse per la gestione ottimizzata dell’energia e per altre applicazioni. “I risultati della ricerca non sono ancora applicabili direttamente ai dispositivi in uso, ma confermano che lo studio dei materiali quantistici apre la strada verso un vasto numero di applicazioni. Questi risultati costituiscono il passaggio dalla nozione per cui a un materiale corrisponde una funzionalità a quella del ‘all-in-one’, cioè l’idea di un materiale capace di realizzare funzioni anche molto diverse”, conclude Panaccione. “Le prime possibili applicazioni saranno l’efficientamento energetico e nella miniaturizzazione dei dispositivi elettronici del futuro”.
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Assegnati i riconoscimenti del Premio Bernardo Nobile 2021 di Area Science Park
Nella cornice dell’incontro “I brevetti per immaginare il futuro”, sono stati assegnati i riconoscimenti del Premio Bernardo Nobile 2021 per tesi di laurea e di dottorato di ricerca che abbiano dato risalto all’uso dei brevetti come fonte di documentazione. L’iniziativa, istituita da Area Science Park per ricordare Bernardo Nobile, promotore e primo responsabile dell’Ufficio Studi e PatLib del Parco Scientifico e Tecnologico di Trieste, ha visto, nelle sue 17 edizioni, la candidatura di 706 tesi (556 di laurea e 150 di dottorato), provenienti da tutta Italia.
L’Edizione 2021 ha visto l’arrivo di 32 domande di partecipazione eleggibili.
“Anche quest’anno”, sottolinea il Presidente della Commissione giudicatrice Giulio Groppi, “abbiamo trovato parecchie tesi che si inseriscono perfettamente nella filosofia del Premio, in particolare sul ricavare nuove conoscenze non ovvie né scontate dall’analisi di brevetti che spesso si allontanano dal contenuto specificamente tecnico dei singoli brevetti analizzati. Dal contenuto tecnico si elaborano informazioni su altri argomenti, quali le tendenze di sviluppo economico e l’impatto sociologico. È interessante a questo proposito osservare come le tesi provengano da settori diversi, non solo scientifici o tecnologici, ma anche giuridici e manageriali, a riprova che la cultura brevettuale si amplia in diversi domini. Possiamo senz’altro dire che il Premio Bernardo Nobile stia contribuendo efficacemente ad una riflessione globale sullo studio dei brevetti come fonte d’informazione e ad orientare lo studio e la gestione dei temi di laurea”.
Il Premio è suddiviso in 3 sezioni:
tesi di laurea magistrale o specialistica che abbia utilizzato esplicitamente i brevetti come fonte di informazione;
tesi di dottorato di ricerca che abbia utilizzato esplicitamente i brevetti come fonte di informazione;
tesi di laurea magistrale o specialistica oppure tesi di dottorato di ricerca che abbia utilizzato esplicitamente i brevetti come fonte di informazione e i cui risultati, studi e/o ricerche svolte abbiano portato al deposito di una domanda di brevetto o alla nascita di una nuova impresa.
Al primo classificato di ogni sezione va una somma di 2.500 euro e la pubblicazione della propria tesi sul sito web di Area Science Park.
I vincitori dell’Edizione 2021 sono:
• Sezione Tesi di Laurea magistrale o specialistica:
Elena Oreglia (Politecnico di Torino, Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale)
Titolo tesi: “Brevetti e tecnologia 5G: una analisi empirica”.
• Sezione Tesi di Dottorato di ricerca:
Gianluca Biggi (Università di Pisa, Doctoral School in Business Administration and Management)
Titolo tesi: “Toxic Inventions: Geo-Temporal Dynamics and Firm Level Strategies in the Chemical Industry”.
• Sezione Tesi di Laurea o di Dottorato che abbia utilizzato esplicitamente i brevetti come fonte di informazione e i cui risultati, studi e/o ricerche svolte abbiano portato al deposito di una domanda di brevetto o alla nascita di una nuova impresa:
Sara Fioretti (Università degli Studi di Napoli Federico II, Dottorato di Ricerca in Scienze Veterinarie)
Titolo tesi: “Marine organisms model species for the assessment of biological, environmental and economic impacts on marine aquaculture in Campania”.
brevetti
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Premio Bernardo Nobile
Le Arance della Salute di Fondazione AIRC per sostenere la ricerca sul cancro
Tornano nelle piazze italiane le Arance della Salute con il primo appuntamento dell’anno di raccolta fondi di Fondazione AIRC. Sabato 29 gennaio, ventimila volontari distribuiranno 2,5 kg di arance rosse coltivate in Italia a fronte di una donazione.
Il cibo che consumiamo può influire sulla nostra salute ed esserne anche un prezioso alleato: una dieta ricca di cereali integrali, verdure, frutta e legumi, contribuisce a ridurre il rischio di sviluppare diversi tipi di cancro. Come raccomanda il World Cancer Research Fund è importante limitare i grassi di origine animale (a eccezione del pesce) e gli zuccheri semplici, da cui sappiamo che i tumori sono fortemente dipendenti. Sulla base di questa conoscenza è nato il progetto “Breakfast”, sostenuto da AIRC e coordinato dal professor Claudio Vernieri presso IFOM e Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. I ricercatori, in associazione alla chemioterapia per il trattamento del tumore al seno triplo negativo, utilizzano una terapia adiuvante innovativa: una dieta ipoglicemizzante ciclica per ridurre la quantità di glucosio nell’organismo. Limitare il consumo di zuccheri contribuisce anche alla prevenzione primaria: circa un terzo dei tumori potrebbe infatti essere evitato grazie a un’alimentazione varia ed equilibrata. “Sono in corso altri studi clinici come ‘Breakfast’ – sottolinea Vernieri – da cui in futuro ci aspettiamo preziose informazioni sull’efficacia della riduzione dei livelli ematici di glucosio, non solo in ottica di prevenzione dei tumori, aspetto già riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale, ma anche come terapia in aggiunta alle cure tradizionali, come la chemioterapia e l’immunoterapia”.
La Fondazione AIRC finanzia numerosi progetti di ricerca anche in Friuli Venezia Giulia, in particolare a Trieste, diversi dei quali vedono protagonisti in Area Science Park ricercatrici e ricercatori di CNR, Elettra Sincrotrone Trieste e ICGEB. Altri progetti sono condotti da Università di Trieste, SISSA e I.R.C.C.S. Burlo Garofolo.
Arance della Salute
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Fondazione AIRC
Una nuova piattaforma e un dispositivo indossabile per l’assistenza domiciliare di persone fragili
Una nuova piattaforma di supporto nell’assistenza domiciliare per la rilevazione, misurazione e trasmissione dei dati necessari al monitoraggio a distanza di persone anziane con sindromi geriatriche a rischio caduta e di persone affette da patologie neurologiche, come Parkinson, attacchi ischemici transitori (TIA) o Ictus, integrata a un prototipo di dispositivo indossabile. È il risultato raggiunto dal progetto CASSIA (Cloud Assisted per la Salute e la SIcurezzA), cofinanziato con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale del Programma Operativo Regionale del Friuli Venezia Giulia, e sviluppato da un team di cui fanno parte la startup triestina Feature Jam Srl (capofila), Televita SpA, il Laboratorio di Bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Trieste, l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI) e Area Science Park.
La piattaforma è in grado di rilevare parametri vitali come pressione, temperatura, ossigenazione e dati relativi al movimento, forniti dai sensori domiciliari di passaggio, o dall’innovativo dispositivo indossabile sviluppato da Feature Jam e, grazie al machine learning, può monitorare il livello di attività mantenuta nel tempo dall’assistito, rilevare le cadute e le anomalie nei modelli (pattern) di movimento, limitando così i falsi rilievi di caduta. Il progetto, sfruttando un sistema integrato denominato Decision Support System (DDS), associa i sensori a specifici algoritmi di intelligenza artificiale, favorendo la sicurezza domestica grazie alla capacità di individuare anomalie e attivare un servizio di teleassistenza.
In Italia, oltre 14 milioni di persone convivono con una patologia cronica, di cui 8,4 milioni sono ultra 65enni. Inoltre, durante un’indagine effettuata in Italia su un campione di over 65, l’8% degli intervistati ha dichiarato di essere caduto nei 30 giorni precedenti l’intervista e che il 63% delle cadute è avvenuto all’interno dell’ambiente domestico. I risultati del progetto CASSIA forniscono una risposta efficace e integrata nel sistema di cura, attraverso il supporto agli anziani e ai loro caregiver.
La soluzione sviluppata nell’ambito del progetto permette di identificare tempestivamente e gestire adeguatamente sia le alterazioni dei parametri vitali nei pazienti monitorati a distanza, sia le cadute, sia le anomalie nei movimenti quotidiani, e le conseguenti eventuali emergenze, consentendo interventi preventivi mirati quali, ad esempio, un cambio di terapia o di stile di vita. Due studi condotti durante l’emergenza sanitaria da COVID-19 hanno evidenziato un miglioramento significativo della qualità della vita dei pazienti monitorati, nonché una notevole riduzione del loro stato di ansia e depressione.
“Grazie a CASSIA, è stata sviluppata una piattaforma tecnologica a valenza clinica che sarà alla base dei servizi costruiti sul sistema di dispositivi domiciliari e indossabili – sottolinea Andrea Petronio, CEO Feature Jam Srl. Questi dispostivi contribuiranno a contenere il problema delle cadute degli anziani, permettendo di valutare il rischio in anticipo e adottare soluzioni preventive; il sistema consente inoltre di identificare in tempo reale e automatico eventi di Ictus e TIA, con la possibilità di attivare interventi tempestivi per ridurre gli esiti più gravi”.
“Nel progetto CASSIA – spiega Michela Flaborea, Presidente di Televita SpA – ci siamo occupati innanzitutto di realizzare la piattaforma informatica, che include il gateway per la ricezione dei segnali trasmessi dai diversi device, e mettere a punto il sistema di sensori domiciliari di movimento. A regime, il ruolo di Televita sarà quello di Centro Servizi, la struttura deputata a monitorare l’andamento dei diversi parametri rilevati da remoto (parametri vitali, parametri di movimento e cadute), rendendo possibile l’utilizzo delle tecnologie da parte dei soggetti fragili e facilitando la comunicazione tra l’utente e gli attori del Sistema Salute. Il Centro Servizi è quindi sia un agente di presa in carico, che una struttura di mediazione; un punto di riferimento facile, affidabile e sempre disponibile per le varie necessità dell’utente assistito in smart health.”
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Come la levitazione magnetica potrebbe aiutare a diagnosticare il tumore del pancreas
Quando si pensa alla levitazione magnetica vengono in mente treni capaci di velocità elevatissime. Tuttavia, un’equipe di scienziati ha utilizzato questa tecnologia per aprire la strada alla diagnosi precoce del tumore del pancreas, grazie al supporto del Consorzio Centro-Europeo di Infrastrutture di Ricerca (CERIC-ERIC) con sede a Trieste. “Il tumore del pancreas è particolarmente subdolo e letale, al punto che nel 90% dei casi viene diagnosticato quando è già in fase avanzata. Pur essendo una malattia rara, la sua diffusione è in aumento e secondo alcune stime potrebbe diventare la seconda causa di morte per tumore nel prossimo decennio, grazie anche al miglioramento delle terapie per altri tumori più comuni. Sviluppare un test efficace per la diagnosi precoce è un passo necessario per ridurne la letalità” afferma la professoressa Daniela Pozzi, responsabile dello studio e cofondatrice insieme al Prof. Giulio Caracciolo del NanoDelivery Lab dell’Università “La Sapienza” di Roma.
I risultati della ricerca, sostenuta da Fondazione AIRC, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cancers. Il nuovo metodo di diagnosi prevede l’impiego di nanoparticelle di ossido di grafene che interagiscono con il plasma umano ricavato da un comune prelievo di sangue. Le proteine contenute nel plasma tendono a ricoprire spontaneamente le nanoparticelle, formando una sorta di nuvola attorno a esse. La composizione di questa nuvola, chiamata corona proteica, dipende da vari fattori che possono riflettere lo stato di salute della persona che si sottopone all’esame. Le nanoparticelle vengono quindi immesse in un campo magnetico, dove fluttuano secondo uno schema che dipende dalla composizione della corona proteica. In questo modo si può rilevare la presenza di biomarcatori specifici per il tumore al pancreas.
I dettagli su come le nanoparticelle interagiscono con le proteine del plasma umano sono stati ricavati grazie a esperimenti basati sui raggi X ed eseguiti presso la linea di luce SAXS dell’Università Tecnica di Graz (Austria), sita presso il sincrotrone Elettra di Trieste. Gli scienziati hanno ottenuto l’accesso gratuito alla strumentazione grazie a un bando promosso da CERIC-ERIC, di cui l’Università Tecnica di Graz ed Elettra Sincrotrone sono partner rispettivamente in Austria e in Italia. “Sebbene si tratti di test preliminari, i risultati sono molto incoraggianti e, se confermati in studi preclinici e clinici più ampi, permetterebbero la diagnosi precoce di un tumore altamente letale e spesso silente nelle fasi iniziali” conclude la professoressa Pozzi.
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Da Unipg e CNR-IOM un metodo per ottenere additivi alimentari e biofertilizzanti dalle biomasse di scarto agroalimentare
Ricercatori dell’Università degli Studi di Perugia, in collaborazione con colleghi dell’Istituto Officina dei Materiali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), hanno messo a punto un nuovo metodo ecologico e sostenibile attraverso il quale è possibile trasformare biomasse di scarto in prodotti organici ad alto valore aggiunto, utilizzabili come additivi alimentari o biofertilizzanti. La tecnica è stata validata in laboratorio e riconosciuta come nuovo brevetto nazionale.
Il gruppo autore dell’invenzione oggetto di brevetto è costituito dalle ricercatrici e ricercatori Unipg del Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie – la Prof. Carla Emiliani, la Dott.ssa Eleonora Calzoni e il Dott. Alessio Cesaretti – e del Dipartimento di Fisica e Geologia – il Prof. Daniele Fioretto, il Prof. Francesco Cottone e il Dott. Alessandro Di Michele – , e dalle ricercatrici della sede di Perugia dell’Istituto Officina dei Materiali (IOM) del CNR, la Dott.ssa Silvia Caponi e la Dott.ssa Silvia Tacchi.
Nello specifico, attraverso un approccio multidisciplinare il gruppo di ricerca ha messo a punto e brevettato un bioreattore in grado di recuperare la componente proteica dei prodotti di scarto – in particolare gli scarti della lavorazione delle aridocolture oleaginose del territorio umbro, come il cardo e il cartamo, attraverso un processo di idrolisi enzimatica, convertendo così un rifiuto in risorsa, in un’ottica di economia circolare.
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CES 2022: sono state 44 le startup italiane presenti a Las Vegas
Si è chiusa la missione delle startup tecnologiche italiane, organizzata da Area Science Park e dall’ICE, all’edizione 2022 del Consumer Electronics Show (CES) di Las Vegas. Vi hanno preso parte 44 startup italiane attive in vari settori: nanosatelliti, 5G, salute, orti digitali, mani bioniche, intelligenza artificiale e altro ancora.
Tra queste due imprese nate in Area: PicosaTs, specializzata nello sviluppo e progettazione di satelliti miniaturizzati ad altissime prestazioni in grado di trasmettere dati a velocità molto elevate con applicazioni nel settore delle telecomunicazioni e nel monitoraggio dell’ambiente; M2Test che ha sviluppato BESTest, un innovativo test per la valutazione della fragilità dell’osso, in grado di creare una di biopsia virtuale dell’architettura ossea del paziente.
“La missione non è stata un una semplice vetrina – spiega Fabrizio Rovatti, managing director dell’incubatore di Area Science Park, Innovation Factory – ma ha accompagnato le imprese nel loro percorso di crescita, offrendo la necessaria formazione per arrivare preparati a incontrare potenziali investitori da tutto il mondo”.
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Un nuovo anticorpo monoclonale per la terapia di infarto e ischemia cardiaca
Una nuova ricerca pubblicata su Nature Communications ha dimostrato l’efficacia di un nuovo farmaco biologico nel proteggere il cuore in seguito a infarto o ischemia cardiaca. Questo farmaco, un anticorpo monoclonale, può bloccare la fibrosi, riducendo la deposizione di tessuto fibroso che limita la funzione di pompa del cuore, e promuovere la sopravvivenza delle cellule muscolari cardiache, andando così a proteggere il muscolo cardiaco in seguito ad infarto del miocardio. La ricerca, frutto di una collaborazione tra ICGEB, UniTS e Università di Zagabria, a cui si è unito un gruppo di cardiochirurghi di Innsbruck grazie al progetto Interreg Italia-Austria INCardio – Terapie Innovative per la cura delle malattie cardiovascolari, rappresenta un punto di svolta nel settore delle terapie innovative in ambito cardiovascolare.
Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in tutto il mondo e sono la principale fonte di spesa sanitaria: in Italia si spendono oltre 20 miliardi di euro all’anno per la cura di queste malattie e i numeri sono destinati a crescere nei prossimi anni. A fronte della pressione sociale e sanitaria esercitata da queste malattie, i farmaci utilizzati per curare i pazienti affetti da patologia cardiaca sono piuttosto datati.
“Le nuove terapie biologiche – spiega Serena Zacchigna, coordinatrice della ricerca, docente di Biologia Molecolare all’Università degli Studi di Trieste e responsabile del laboratorio di Biologia Cardiovascolare dell’ICGEB – stanno trasformando le cure oncologiche o delle malattie ereditarie, mentre sono davvero pochi i farmaci biologici per il trattamento delle malattie cardiovascolari. La stragrande maggioranza delle terapie ad oggi approvate sono piccole molecole chimiche che generalmente hanno un unico bersaglio, bloccano ad esempio l’azione di un enzima o di un recettore. Al contrario, i farmaci biologici (proteine ricombinanti, prodotti di terapia genica e terapia cellulare) riproducono elementi che normalmente esistono nei nostri tessuti e hanno perciò la potenzialità di interferire con meccanismi complessi di terapia. Sono però più difficili da preparare e utilizzare, oltre che più costosi, e per questo complicati da traslare dagli studi sperimentali ai pazienti”.
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Workshop, corsi, incontri e tavole rotonde a carattere scientifico e divulgativo
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