Dai nostri campus
26.04.2023
Cnr: accordo quadro con Elettra Sincrotrone Trieste siglato in occasione del centenario
Si è svolto lo scorso venerdì a Trieste l’evento pubblico “La scienza è aperta” organizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) per celebrare il centesimo anniversario dalla sua fondazione, avvenuta il 18 novembre 1923. All’evento, organizzato in collaborazione con Elettra Sincrotrone Trieste, Area Science Park, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) e il Conservatorio G. Tartini, e svoltosi con il patrocinio del MUR e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, hanno partecipato la Presidente del CNR, Prof.ssa Maria Chiara Carrozza, il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, il dott. Stefano Fabris, Direttore dell’Istituto CNR Officina dei Materiali, il Prof. Alfonso Franciosi, Presidente e Amministratore Delegato di Elettra Sincrotrone Trieste e il dott. Diego Arocchi, vicedirettore di Area Science Park.
“Occorre pensare al concetto di scienza aperta come a un valore aggiunto, in quanto favorisce la circolazione della conoscenza all’interno del mondo scientifico e perché permette di farla arrivare a un pubblico sempre più vasto, accelerando le sue ricadute sulla società”, ha dichiarato la Presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza, presente all’intera giornata. “La comunità del Cnr da anni è impegnata in azioni che puntano alla realizzazione dei principi dell’open science, attraverso la messa a disposizione di strumenti e risorse di condivisione della conoscenza e mediante la partecipazione a iniziative ed eventi di avvicinamento al grande pubblico come quello di oggi qui a Trieste, in cui cittadini e giovani possono entrare nei laboratori e vedere da vicino cosa significa fare ricerca”.
Sull’importanza del concetto di scienza aperta si è dichiarato d’accordo il direttore dell’Istituto officina dei materiali (Cnr-Iom), Stefano Fabris, che ha spiegato: “abbiamo pensato di centrare questa giornata celebrativa sul tema della scienza aperta perché questa è una delle caratteristiche più distintive del modo in cui il Cnr contribuisce al successo del sistema scientifico del Friuli Venezia Giulia, con un modello basato su una grande ricchezza di competenze, di infrastrutture e di laboratori che viene messa a disposizione della comunità scientifica nazionale ed internazionale per abilitare la realizzazione di progetti collaborativi centrati sulle grandi sfide scientifiche e tecnologiche”.
“Il Cnr è per Area Science Park un partner strategico con cui sviluppare progetti su tematiche condivise e complementari”, ha dichiarato Diego Arocchi, in rappresentanza della Presidente di Area Science Park Caterina Petrillo, ricordando le sinergie e i rapporti tra i due enti. “Tra le numerose iniziative a cui lavoriamo assieme, di grande rilievo sono due progetti PNRR finanziati dal MUR: PRP@CERIC, per un’infrastruttura di ricerca altamente specializzata unica in Europa, finalizzata allo studio di agenti patogeni, e NFFA-D, per lo studio di materiali innovativi. Il nostro impegno è rafforzare ulteriormente i rapporti scientifici.”
Alla cerimonia di apertura sono seguite due tavole rotonde, una su “Open Science”, tenutasi nella sede del Cnr di Trieste e l’altra su “Sviluppi e prospettive delle tecnologie quantistiche in FVG”, svoltasi alla SISSA con i saluti del direttore Andrea Romanino. A coronamento della mattinata è avvenuta inoltre la firma di un accordo quadro tra Cnr e Elettra Sincrotrone Trieste, con cui si è stabilito, tra le altre cose, che per i prossimi 5 anni i due enti saranno partner in una cruciale fase di rilancio e rinnovamento delle infrastrutture del sincrotrone.
Nel corso della giornata si è svolto anche l’Open Day alle scuole, e i laboratori sono stati aperti per le visite di circa 180 studenti delle scuole superiori di secondo grado. Per concludere la giornata, al Conservatorio Tartini di Trieste si è svolto il concerto del Centenario a cui ha presenziato il direttore Sandro Torlontano portando i suoi saluti.
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Dai nostri campus
06.04.2023
Progetto LIVER-BRAIN “Rita Moretti”
La Fondazione Italiana Fegato ONLUS ha deciso di assumersi il compito di proseguire la ricerca in campo neurologico della dottoressa Rita Moretti, scomparsa improvvisamente lo scorso ottobre a soli 51 anni, con la creazione di una unità di ricerca apposita, la Liver-Brain Unit “Rita Moretti”.
La Liver-Brain Unit “Rita Moretti” è dedicata proprio alla figura del grande medico e professore universitario in Neurologia con l’intenzione di mantenere vivo, valorizzare ed espandere il suo lavoro. La ricerca della dottoressa Moretti ha contribuito alla scoperta dei rapporti tra morbo di Parkinson e bilirubina e le interazioni tra fegato, vitamina D e patologie vascolari cerebrali.
La ricerca proseguirà attraverso l’approccio molecolare, in un modello sperimentale, del morbo di Parkinson con la possibilità di studiare nuove terapie. L’unità all’interno della Fondazione è già operativa e continuerà a fare ricerca.
La Fondazione sta raccogliendo fondi per finanziare il Progetto Liver-Brain, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Trieste.
Per donare: https://www.retedeldono.it/it/progetti/fif/progetto-liver-brain-rita-moretti
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06.04.2023
I vincitori del Premio Nazionale per l’Innovazione di Anitec-Assinform in visita in Area Science Park
Lunedì 3 aprile abbiamo ospitato in Area Science Park la V del Liceo Scientifico opz. Scienze Applicate Alle Stimmate di Verona, vincitrice del Premio Nazionale per l’Innovazione, giunto alla sua terza edizione e promosso da Anitec-Assinform insieme al Ministero dell’Istruzione e del Merito, per premiare le scuole che, in collaborazione con aziende leader del settore ICT, hanno saputo ideare progetti innovativi in ambito digitale.
Durante la visita, i ragazzi hanno avuto la possibilità di conoscere le attività di ricerca e innovazione svolte nei nostri campus con la testimonianza aziendale offerta da Gruppo Pragma insediata nel nostro PST da diversi anni e con una visita dedicata in Elettra Sincrotrone Trieste.
Inoltre, per sensibilizzare i ragazzi sull’importanza della transizione digitale, i nostri esperti li hanno guidati alla scoperta di alcune delle soluzioni digitali 4.0 presenti nel nostro dimostratore di IP4FVG – La trasformazione digitale in Friuli Venezia Giulia.
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ICT
Premio Innovazione
04.04.2023
Mobility management: Area sperimenta una nuova soluzione per il monitoraggio dei dati sulla mobilità
Grazie all’intelligenza artificiale e alla tecnologia beacon nasce una soluzione per monitorare i flussi di traffico attraverso la raccolta di dati anonimizzata. Questa nuova soluzione oltre a consentire una visione complessiva della mobilità casa-lavoro, permette di individuare i trend principali (orari, mezzi di trasporto utilizzati) e di misurare l’efficacia delle azioni di mobility management attuate con l’obiettivo di ridurre la mobilità privata ed il conseguente impatto ambientale.
La soluzione, che è stata testata nel campus di Padriciano di Area Science Park, è stata sviluppata dall’azienda Isonlab ed è nata nell’ambito di TechMOlogy, progetto Interreg Italia-Slovenia coordinato da Friuli Innovazione. Il progetto, conclusosi il 29 marzo, aveva l’obiettivo di promuovere l’artigianato digitale nell’industria della mobilità in quattro ambiti industriali: automotive, marittimo-navale, aerospaziale e mobilità intelligente.
Area Science Park ha collaborato al progetto fornendo la sfida industriale e il supporto per testarla nel proprio Parco scientifico che si sviluppa su due campus – uno in località Padriciano, l’altro a Basovizza – a circa 10 km dal centro di Trieste, in un’area non servita da rete ferroviaria o metropolitana, né da pista ciclabile. Il Parco conta oltre 80.000 metri quadrati di superfici attrezzate per attività di ricerca e sviluppo, ospita 57 imprese e 8 centri di ricerca e conta circa 2500 addetti fra ricercatori, imprenditori, personale amministrativo, fornitori di servizi.
La soluzione testata in Area Science Park ha permesso di raccogliere, attraverso un sistema anonimizzato, dati riguardanti la mobilità degli utenti del Parco: il numero di automobili che arrivano o partono dal campus di Padriciano e il numero di persone che arrivano o partono in autobus. Inoltre, è stato rilevato l’orario dei movimenti senza identificare i singoli soggetti e senza raccogliere dati personali di nessun tipo. Questi dati costituiscono un database fondamentale per l’implementazione di azioni di mobility management in grado di rispondere alle reali necessità di mobilità degli utenti dei campus.
Guarda il video di progetto:
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30.03.2023
Al Prof. Chergui e Elettra-Sincrotrone Trieste uno degli ERC assegnati dalla Commissione Europea
Il Prof. Majed Chergui, Professore Emerito del Politecnico di Losanna (EPFL), è stato selezionato (per la seconda volta) tra i vincitori del più prestigioso finanziamento della Commissione Europea per la ricerca di base, lo European Research Council Advanced Grant (ERC-AdG). Il suo progetto, denominato CHIRAX, si occupa di Spettroscopia a raggi x di molecole chirali in liquido ed è basato presso il Centro di ricerca internazionale Elettra-Sincrotrone Trieste.
Chergui è un esperto mondiale di tecniche basate sui raggi X, e in particolare ha già dimostrato su campioni in forma di polvere la validità tecnica dell’approccio proposto. Il progetto CHIRAX estende la metodologia a campioni in stato liquido, la cui gestione presenta maggiori complicazioni tecniche, ma che è di enorme interesse, in quanto rappresenta l’ambiente naturale in cui avvengono i processi biologici che il progetto vuole comprendere.
CHIRAX, finanziato con quasi 2,5 milioni di Euro sarà basato principalmente a FERMI, il laser a elettroni liberi del centro internazionale Elettra-Sincrotrone Trieste, avrà una durata di 5 anni a partire dall’autunno 2023 e prevede la collaborazione dell’Università degli Studi di Trieste e vari sincrotroni e FEL in Europa: gli studenti di dottorato coinvolti avranno l’opportunità di utilizzare la strumentazione più tecnologicamente avanzata ad oggi disponibile e applicarla ad un campo di ricerca di base estremamente innovativo.
Il grant ERC-AdG è uno dei 14 grant vinti presso istituzioni italiane (il 6.5% su un totale di 218 grant approvati; la classifica è guidata dalla Germania, con 37 grant).
Il totale degli assegnatari di ERC-AdG di nazionalità italiana è superiore, e ammonta a 22 su 218 (10% del totale). Se ne evince che quello del Prof. Majed Chergui è un contributo in controtendenza: un ricercatore operante in Svizzera che decide di portare la sua ricerca futura in Italia, e precisamente a Elettra-Sincrotrone Trieste.
Possibili ragioni alla base di questo esempio di successo sono sicuramente da ricercare nell’unicità delle due macchine di luce operative a Elettra—il sincrotrone Elettra e il Laser a Elettroni Liberi (FEL) FERMI—e nel livello di internazionalità del centro. Il Prof. Majed Chergui infatti è da tempo un utente di FERMI, una macchina che si è distinta tra i suoi pari (solo 9 FEL sono operativi al mondo) per il suo disegno innovativo e la stabilità dei suoi impulsi coerenti, ultra-corti (10-100 femtosecondi, milionesimo di miliardesimo di secondi) dieci miliardi di volte più brillanti di quelli emessi da sorgenti di terza generazione, frutto di scelte tecniche consapevoli, che hanno sfidato le limitazioni correnti. FERMI è una macchina che opera nell’intervallo energetico dell’estremo ultravioletto e dei raggi X soffici, che apre nuove opportunità per esplorare la struttura di stati transienti della materia condensata, della materia soffice e biologica, e di quella rarefatta (atomi, molecole, e loro aggregati in vuoto), offrendo una varietà di tecniche che spaziano dalla diffrazione, allo scattering, alla spettroscopia di luce, di elettroni, e di ioni.
CHIRAX: Spettroscopia a raggi x di molecole chirali in liquido
La chiralità (dal greco χείρ: mano) è una proprietà centrale di alcune molecole che esistono in due forme che sono l’immagine-specchio una dell’altra e che non sono sovrapponibili, come le nostre mani. Queste due forme sono chiamate enantiomero destro e sinistro. La natura invece è monochirale, cioé le funzioni biologiche succedono con solo un tipo di enantiomero, mentre l’altro può essere neutrale o spesso tossico. Per esempio, la molecola Dopa ha enantiomero che è utilizzato per trattare la malattia neurodegenerativa di Parkinson, mentre l’altro causa mal di testa, nausea e stordimenti. Di conseguenza, l’identificazione e la separazione degli enantiomeri è d’importanza centrale nella farmacologia, la tossicologia, la medicina, la biochimica ed anche in altri campi come la catalisi eterogenea di superficie.
Oggi il mercato dei chimici chirali rappresenta approssimativamente 60 miliardi di $ ed è previsto crescere fino a 150 miliardi entro il 2030! La metodologia per identificare gli enantiomeri, chiamata dicroismo circolare, è la stessa che è stata sviluppata più di un secolo fa da Pasteur, van’t Hoff e Le Bel: usa la proprietà degli enantiomeri di assorbire preferibilmente la luce visibile o ultravioletta dotata d’una polarizzazione circolare. Purtroppo questa tecnica non è sufficientemente sensibile.
Il progetto CHIRAX propone di estendere ai raggi X il dicroismo circolare. I raggi X offrono sensibilità molto spinte, e permettono inoltre di selezionare l’elemento chimico (cioè l’atomo) che assorbe la luce e di collegarlo allo stato chirale della molecola. Scopo del progetto è portare questa tecnica, intrinsecamente molto sensibile, ad un livello di implementazione tale da consentirne l’analisi di molecole. Inoltre, sfruttando la struttura temporale ultraveloce del fascio di raggi X prodotto dal Laser ad Elettroni Liberi (FEL) FERMI, il progetto punterà ad eseguire questo tipo di analisi in tempo reale, seguendo l’evoluzione dei sistemi biomolecolari chirali nel tempo e al variare delle condizioni analitiche.
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24.03.2023
Fotografato per la prima volta lo stato “chirale” delle molecole su scala atomica
Un team di ricerca internazionale guidato dall’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifn) di Milano ha utilizzato un approccio innovativo per indagare la chiralità di una molecola, una proprietà essenziale per sviluppare soluzioni tecnologicamente innovative nei campi della scienza dei materiali, della farmaceutica, e nei processi di catalisi. Lo studio, i cui risultati sono pubblicati su Physical Review X, è stato condotto presso i laboratori del Sincrotrone Elettra di Trieste, in Area Science Park, in cui si trova il laser a elettroni liberi FERMI: uno strumento di ultima generazione grazie al quale è stato possibile, per la prima volta, “fotografare”, nel corso di un processo ultraveloce, la proprietà della chiralità a livello di singoli atomi.
“Una molecola chirale non è sovrapponibile alla sua immagine speculare: in altre parole, è una molecola che non ha una simmetria speculare, e che esiste in due forme diverse, chiamate enantiomeri, non sovrapponibili tramite rotazioni o traslazioni”, spiega Caterina Vozzi, direttrice del Cnr-Ifn. “Comprendere tale proprietà è importante per molti aspetti della chimica, della biologia e della fisica: la reattività chimica e l’attività biologica e farmacologica delle molecole chirali, infatti, possono variare in modo significativo a seconda della configurazione degli enantiometri. Nelle applicazioni con queste molecole complesse, è quindi importante capire come ogni atomo contribuisca alla chiralità totale, soprattutto durante le reazioni chimiche”.
Nello studio, è stata analizzata la variazione nel tempo delle proprietà chirali di una molecola, utilizzando la radiazione prodotta da un laser a elettroni liberi (FEL), una tecnologia all’avanguardia che consente di generare impulsi di luce estremamente intensi e brevi, della durata di pochi femtosecondi (1 femtosecondo corrisponde ad un milionesimo di miliardesimo di secondo).
“Il laser a elettroni liberi FERMI è l’unico al mondo in grado di produrre impulsi di luce polarizzata circolarmente capace di sondare questi fenomeni. Questo tipo di luce è in grado di fornire informazioni dettagliate sulla struttura e sulla dinamica delle molecole, aprendo nuove prospettive nella ricerca di base e applicata”, aggiunge Oksana Plekan, ricercatrice di Elettra Sincrotrone Trieste, co-autrice dello studio.
“In questo studio abbiamo dimostrato come cambia la chiralità di una molecola durante un processo ultraveloce quando la osserviamo dalla prospettiva degli atomi che la compongono. Questa capacità di osservare la chiralità da più punti di vista è assimilabile alla visione stereoscopica nell’uomo, grazie alla quale possiamo percepire la profondità e la tridimensionalità del mondo che ci circonda,” ha dichiarato Davide Faccialà, ricercatore presso il Cnr-Ifn e primo autore dello studio. “La tecnica che abbiamo dimostrato ci permette dunque di osservare in tempo reale come cambia la chiralità di una molecola con un livello di dettaglio senza precedenti, aprendo nuove strade per la compresione delle proprietà chimiche e fisiche delle molecole chirali nelle reazioni chimiche”.
Lo studio ha dimostrato l’importanza di combinare le competenze in diversi campi scientifici per raggiungere risultati innovativi nella ricerca.
Alla ricerca hanno contribuito anche l’Istituto di struttura della materia (Ism) del Consiglio nazionale delle ricerche, il Centre national de la recherche scientifique e l’Università di Bordeaux (Francia), l’Università di Nottingham (UK), il Deutsches Elektronen-Synchrotron e l’Università di Amburgo (Germania), il Politecnico di Milano (Italia), l’Università di Nova Gorica (Slovenia), il Sincrotrone Soleil (Francia) e l’Università di Tokyo (Giappone).
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10.03.2023
SARS-CoV-2 danneggia il DNA e causa invecchiamento cellulare e infiammazione cronica
In una ricerca appena pubblicata sull’autorevole rivista scientifica Nature Cell Biology è stato identificato un meccanismo di danno al DNA cellulare indotto dal virus SARS-CoV-2 che provoca invecchiamento cellulare ed infiammazione cronica. Questo studio spiega alcuni effetti patologici dell’infezione, anche a lungo termine, e pone le basi per nuovi trattamenti farmacologici. Nella pubblicazione, i ricercatori ICGEB sono al fianco dei migliori centri di ricerca italiani nello studio delle basi molecolari del COVID-19.
Una risposta infiammatoria esagerata all’infezione di SARS-CoV-2 è all’origine degli effetti più nocivi del COVID-19. Era noto come alcuni virus fossero in grado di indurre danno al DNA cellulare e che la mancata riparazione del danno provocasse tumori, senescenza cellulare e infiammazione cronica. Partendo da queste premesse si è mosso il team di scienziati coordinato da Fabrizio d’Adda di Fagagna all’IFOM di Milano, insieme ai virologi dell’ICGEB, guidati da Alessandro Marcello, e da Serena Zacchigna e Rossana Bussani dell’Università degli Studi di Trieste per l’analisi dei tessuti dei pazienti.
“Abbiamo osservato”, spiega Alessandro Marcello, “che quando il virus replica nelle cellule infettate esaurisce rapidamente le risorse di precursori necessari alla sintesi degli acidi nucleici. Questo provoca un danno al DNA cellulare che deve essere riparato. Allo stesso tempo, alcune proteine del virus, chiamate Orf6, Nsp13 e N, interferiscono con i meccanismi cellulari di riparazione, provocando senescenza cellulare e produzione di citochine infiammatorie. La cosiddetta ‘tempesta citochinica’ è alla base della patologia polmonare caratteristica del COVID-19, ma anche dei sintomi neurologici che riscontriamo nel “long COVID”, che possono persistere anche a lungo in seguito all’infezione.”
“È importante sottolineare”, conferma Serena Zacchigna, “che gli effetti riscontrati nei modelli cellulari studiati in laboratorio sono stati confermati nei tessuti dei pazienti con COVID-19, quindi nel contesto naturale dell’infezione.”
Le implicazioni dello studio non si limitano alla comprensione dei meccanismi molecolari dell’infezione, ma pongono le basi di una terapia farmacologica in grado di alleviare le complicanze dell’infezione, soprattutto quelle a lungo termine.
“Tre anni fa in Italia siamo stati i primi in Europa a fronteggiare un virus allora sconosciuto”, conclude Alessandro Marcello, “in pochissimo tempo la ricerca scientifica ha portato a risultati fondamentali per il contenimento dell’epidemia come i vaccini e i farmaci antivirali. È importantissimo mantenere alta l’attenzione e sostenere la ricerca di eccellenza per non risultare impreparati nei confronti di emergenze future.”
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Hanno collaborato allo studio: IFOM, ICGEB, con sede in Area Science Park, IGM-CNR di Pavia, San Raffaele di Milano (Matteo Iannacone), l’Università degli Studi di Padova (Chiara Rampazzo), l’Istituto Neurologico Besta (Paola Cavalcante), Università degli Studi di Trieste (Serena Zacchigna e Rossana Bussani) e l’Università degli Studi di Palermo (Claudio Tripodo).
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09.03.2023
MADE IN FVG: Ambasciatori di Eccellenza
Prende il via l’edizione 2023 del progetto “MADE in FVG: ambasciatori di eccellenza” realizzato dalla Regione tramite l’Agenzia Lavoro&Sviluppolmpresa, l’Agenzia per il diritto allo studio (ARDiS), l’Ufficio scolastico regionale e in particolare il Coordinamento regionale del Friuli Venezia Giulia per le consulte studentesche.
L’iniziativa ha l’obiettivo di far conoscere agli studenti extraregionali che si stanno formando nelle Università del Friuli Venezia Giulia e ai ragazzi delle scuole superiori della nostra regione le grandi capacità e potenzialità del tessuto produttivo regionale.
Nel 2023 il progetto si concentrerà sui parchi scientifici e sulle aziende in essi insediate.
Si svilupperà in tre fasi da febbraio a maggio 2023: una prima fase di incontri, una fase di visita ai poli scientifici e una fase di restituzione e divulgazione.
Prossimi incontri di presentazione:
venerdì 10 marzo, l’incontro avrà per protagonisti Daniele Gulic, co-founder and Ceo Skyproxima (settore aerospaziale) e Filippo Bianco, amministratore delegato di Friuli Innovazione
venerdì 24 marzo, gli studenti incontreranno Andrea Martini, amministratore delegato di Fast Computing-ICT, che si occupa di riduzione computazionale combinata con i recenti sviluppi dell’intelligenza artificiale e della scienza dei dati, e Barbara Delbello, ufficio comunicazione di Area Science Park.
Per iscrizioni, clicca QUI.
Seguirà la fase delle visite ai tre parchi scientifici regionali. La visita in Area Science Park è prevista il prossimo 4 maggio 2023.
Nella terza e conclusiva fase, il programma prevede la diffusione degli esiti del progetto con il ruolo attivo degli studenti quali ambasciatori del mondo formativo e produttivo regionale.
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15.02.2023
Non tutto il grasso vien per nuocere: una nuova terapia di medicina rigenerativa per le ferite difficili
Una stretta collaborazione tra istituti scientifici e imprese della Regione Friuli Venezia Giulia ha prodotto risultati promettenti nel trattamento delle ferite difficili. La nuova terapia avanzata per la risoluzione efficace delle ferite difficili è stata pubblicata sulla rivista del gruppo Nature npj Regenerative Medicine. In questo studio, è stata dimostrato come alcune cellule del grasso, che prendono il nome di frazione stromale vascolare (in inglese: Stromal Vascular Fraction o SVF), sono in grado di promuovere la formazione di nuovi vasi sanguigni a livello della ferita, con importante accelerazione dei tempi di guarigione.
Le ferite difficili sono lesioni cutanee estremamente dolorose che non guariscono, anzi peggiorano con il tempo. Ciò è causato dalla coesistenza di patologie croniche sottostanti, in primis diabete e arteriopatie periferiche, che non consentono una adeguata vascolarizzazione della ferita, necessaria per garantire un sufficiente apporto di ossigeno e nutrienti, e quindi la guarigione.
Si tratta di una condizione frequente nelle persone che hanno più di 60 anni, almeno tanto quanto lo scompenso cardiaco, con importanti limitazioni nelle attività quotidiane.
Le ricadute economiche sono importanti. Circa il 3% del budget sanitario globale viene speso per la cura delle ferite difficili, che richiedono terapie specialistiche e costose: in Italia oltre 3 miliardi di euro all’anno. A questo si aggiunge la riduzione delle capacità lavorative del malato e la necessità di assistenza sanitaria, a volte costante.
Questa ricerca, guidata da Serena Zacchigna, responsabile del laboratorio di Biologia Cardiovascolare dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB) e docente di Biologia Molecolare all’Università degli Studi di Trieste è stata resa possibile dal progetto PREFER – sviluppo di un PRodotto biocompatibile per la tErapia delle FERite difficili, finanziato dal Programma Operativo del Fondo europeo di sviluppo regionale 2014-2020 del Friuli Venezia Giulia. Oltre a ICGEB e UNITS, hanno partecipato due aziende regionali, Zeta Research e Vivabiocell, capofila del progetto.
“Le terapie attualmente disponibili si basano sull’applicazione di sostituti cutanei per promuovere la cicatrizzazione delle ferite – spiega Zacchigna – Tuttavia la loro efficacia è limitata dalla vascolarizzazione inadeguata che solitamente sta alla base di questa malattia”. Come funziona questa nuova terapia? “Abbiamo prelevato le cellule derivate dal tessuto adiposo dei pazienti per applicarle sul letto della ferita. A distanza di qualche giorno abbiamo osservato la formazione di una nuova rete vascolare, funzionale e connessa con i vasi pre-esistenti”.
“Il ripristino di un adeguato afflusso di sangue a livello della ferita è fondamentale per supportare la guarigione della lesione cutanea” continua Giovanni Papa, docente UNITS e Direttore della Unità di Chirurgia Plastica dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI), che ha fornito le cellule e consentito la validazione dell’efficacia.
La collaborazione tra accademia e impresa ha permesso di ottenere questo primo traguardo verso una migliore cura e qualità di vita per le persone con ferite difficili. Fondamentale in questo percorso è stata la partecipazione di VivaBioCell, azienda leader nella produzione di bioreattori per terapie cellulari, che ha apportato la propria esperienza industriale e la capacità di trasformare i risultati della ricerca in soluzioni implementabili in una realtà clinica.
“Il lavoro congiunto tra noi ricercatori accademici, i clinici ospedalieri e il reparto ricerca e sviluppo industriale è stato essenziale per definire degli obiettivi concreti, compatibili con le esigenze del processo di scalabilità industriale – afferma Roman Vuerich, primo autore del lavoro e studente di dottorato presso UNITS e ICGEB – Questo progetto è stato un esempio di come la sinergia tra accademia e impresa possa portare a soluzioni concrete per le sfide della salute pubblica.”
“Siamo confidenti che questa collaborazione possa continuare in futuro per portare un prodotto di terapia avanzata ai pazienti e che funga da faro per promuovere altri progetti di collaborazione tra centri di ricerca, ospedali e industria. Solo grazie a finanziamenti che sostengano la sinergia tra queste realtà potremo far sì che i risultati della ricerca arrivino ai malati e che questo possa accadere anche in Italia” concludono all’unisono Zacchigna e Papa.
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15.02.2023
Dr. Schӓr R&D Centre di Trieste: le ricercatrici infrangono il soffitto di cristallo
Nel Dr. Schär R&D Centre di Trieste, nato 20 anni fa e parte integrante del Gruppo Dr. Schär, azienda leader nell’alimentazione senza glutine e per specifiche esigenze nutrizionali, la ricerca davvero non ha genere.
In Italia, secondo i dati del report “Gender in research” di Elsevier, a fronte di un folto numero di donne impegnate nella ricerca, solo un 20% di loro ricopre però ruoli apicali. Al Dr. Schär R&D Centre, invece, non solo oltre la metà degli addetti sono donne, ma quasi tutte le posizioni al vertice sono ricoperte da ricercatrici.
Scienziate che, grazie alle proprie competenze – che spaziano dalla ricerca di base e sulle materie prime, allo sviluppo del prodotto – e con le loro intuizioni, dedizione e determinazione hanno ampiamente superato quel gender gap che ha tradizionalmente considerato le scienze appannaggio maschile e che, quindi, con la loro storia possono essere d’ispirazione per le giovani generazioni.
Il team guidato dalla Dottoressa Virna Cerne, Senior Director of Global Research & Development, è insediato all’interno di Area Science Park a Trieste ed è quotidianamente impegnato nello studiare nuove soluzioni alimentari specifiche a favore di determinate esigenze nutrizionali (gluten free, alimentazione aproteica, prodotti chetogenici) e di migliorare e rinnovare continuamente i vari prodotti del vasto assortimento. Nello specifico le attività si concentrano su progetti nel campo della chimica degli alimenti e della biologia, ricerca di nuove materie prime o nuove soluzioni di packaging per garantire la massima qualità dei nostri prodotti, studio di nuove formulazioni come base per nuovi prodotti e ricerca di soluzioni tecnologiche per gli impianti di produzione.
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24.01.2023
L’Ambasciatore di Israele Alon Bar ha visitato Area Science Park
Visita questa mattina in Area Science Park Science Park dell’Ambasciatore di Israele Alon Bar, accolto dalla Presidente Caterina Petrillo e dal Direttore Generale Anna Sirica. Sono state illustrate al diplomatico le principali linee di attività dell’ente, che si sviluppano attorno al Parco Scientifico e Tecnologico, la Ricerca ad alta specializzazione con le Piattaforme di ricerca e tecnologia, il Trasferimento tecnologico e il supporto alle imprese.
Area è in sé un dimostratore di scienza e tecnologia al servizio del mondo della ricerca e di quello imprenditoriale. Grazie all’integrazione dei suoi laboratori e servizi, quelli delle aziende e dei centri di ricerca, Area Science Park, ha spiegato la Presidente Petrillo, può sviluppare modelli e soluzioni per nuovi processi, servizi e prodotti. Il Parco Scientifico e Tecnologico, nel quale operano 57 aziende e 7 centri di ricerca, sarà impegnato nei prossimi anni nella costruzione di joint labs e nel supporto alla nascita di nuove imprese secondo un approccio “deep-tech”, orientato allo sviluppo di tecnologie basate su scoperte scientifiche e sfide ingegneristiche.
Le Piattaforme tecnologiche e di ricerca coordinate da Area Science Park negli ambiti scienze della vita e nuovi materiali, offrono accesso a laboratori di ricerca in cui strumentazione avanzate e competenze sono messe a sistema per fornire know-how e servizi finalizzati allo svolgimento di test sperimentali e progetti di ricerca applicata e industriale. Come esempio di supporto all’innovazione dei processi industriali, sono state illustrate principalmente le attività di IP4FVG, il Digital Innovation Hub regionale.
E’ stato infine menzionato l’impegno di Area in due importanti progetti finanziati dal PNRR: PRP@CERIC, che ha l’obiettivo di studiare i vettori di malattie infettive attraverso la manipolazione e la caratterizzazione di patogeni; NFFA-DI, che punta a integrare laboratori di nano-fabbricazione per la crescita controllata di materiali su scala atomica. Infine, è stata evidenziata la partecipazione a North Adriatic Hydrogen Valley, progetto il cui obiettivo è creare una filiera transfrontaliera dell’idrogeno tra Friuli Venezia Giulia, Croazia e Slovenia.
“È stata una prima visita molto interessante – ha detto l’Ambasciatore Bar – e spero che potremo incrementare ed estendere le collaborazioni tra Area Science Park e l’ecosistema di innovazione di Israele”.
Nel parco scientifico Alon Bar ha inoltre visitato l’ICGEB ed Elettra Sincrotrone Trieste.
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20.01.2023
Evidenze di infezione da SARS-CoV-2 persistente nel tempo in pazienti apparentemente guariti dal COVID-19
Uno studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Trieste, del King’s College of London e dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB) di Trieste, pubblicato su Journal of Pathology, ha rivelato aspetti inattesi del danno polmonare causato dal virus Sars-CoV-2.
Lo studio, coordinato da Mauro Giacca, docente di biologia molecolare dell’Università di Trieste, direttore della Scuola di Medicina Cardiovascolare al King’s College di Londra e Group Leader del laboratorio di Medicina molecolare in ICGEB, ha tratto vantaggio della pluriennale esperienza di Rossana Bussani dell’Istituto di Anatomia Patologica di ASUGI e docente di Anatomia Patologica dell’Università di Trieste, nell’esame autoptico dei pazienti deceduti all’ospedale del capoluogo giuliano.
Il team di ricercatori, che include anche Chiara Collesi, docente di Biologia Molecolare dell’Università di Trieste, e Serena Zacchigna, docente di Biologia Molecolare dell’Università di Trieste e Group Leader del laboratorio di Biologia cardiovascolare in ICGEB, ha analizzato il tessuto polmonare di una particolare categoria di pazienti, ossia quelli apparentemente negativizzati dal virus, ma le cui condizioni cliniche si sono progressivamente aggravate fino a condurli alla morte con sintomi del tutto sovrapponibili a quelli di un’infezione acuta da SARS-CoV-2. La coorte dei pazienti analizzati, nonostante la ripetuta negatività virale fino a 300 giorni consecutivi, ha rivelato evidenza di polmonite interstiziale focale o diffusa, accompagnata da estesa sostituzione fibrotica nella metà dei casi.
Assolutamente inattesi alcuni aspetti significativi dal punto di vista patologico: nonostante l’apparente remissione virologica, la patologia polmonare si è rivelata molto simile a quella osservata negli individui con infezione acuta, con frequenti anomalie citologiche, sincizi e la presenza di caratteristiche dismorfiche nella cartilagine bronchiale.
Il secondo aspetto, forse ancora più inquietante, è legato all’assenza di tracce virali nell’epitelio respiratorio (coerente con la negatività del test molecolare), mentre sono state individuate nella cartilagine bronchiale e nell’epitelio ghiandolare parabronchiale la proteina Spike e quella del Nucleocapside virale, indispensabili rispettivamente all’infezione e alla replicazione del virus. Il distretto cartilagineo appare come un “santuario” che rende il virus non identificabile con alcuna delle metodiche di cui si dispone al momento.
Insieme, questi i risultati indicano che l’infezione da SARS-CoV-2 può persistere significativamente più a lungo di quanto suggerito dai risultati negativi dei Test PCR, con segni evidenti d’infezione in specifici tipi di cellule nel polmone. Quale sia il ruolo effettivo di questa latente infezione a lungo termine nel quadro clinico della cosiddetta “sindrome del COVID lungo”, resta ancora da esplorare.
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