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26.04.2022
Farmaci più efficaci e con minori effetti collaterali grazie agli strumenti di nano-analisi
È possibile migliorare l’efficacia di un farmaco riducendone al tempo stesso gli effetti collaterali? La risposta a questo interrogativo è nel progetto Nano-Analytics for Pharmaceutics (Nano-Pharma), sviluppato dal Consorzio Centro-Europeo di Infrastrutture di Ricerca (CERIC), con sede a Trieste. “Lo scopo di Nano-Analytics for Pharmaceutics è migliorare la formulazione dei farmaci mediante l’impiego di avanzati strumenti di nano-analisi”, afferma Aden Hodzic, referente scientifico del progetto.
L’ibuprofene, farmaco da banco per eccellenza, è stato l’oggetto di un recente studio pubblicato sulla rivista Journal of Drug Delivery Science and Technology. “Grazie alle analisi basate sulla luce di sincrotrone e sulla risonanza magnetica nucleare, è stato possibile evidenziare come in particolari condizioni di preparazione la molecola di ibuprofene possa degradarsi. Le tecniche tradizionali impiegate negli studi realizzati in precedenza non erano state in grado di rilevare tale anomalia” continua Aden Hodzic. Il prodotto di questa degradazione, il 4-isobutilacetofenone, può essere infatti la causa di alcuni degli effetti collaterali associati al famoso antinfiammatorio.
Nello studio, il team di ricercatori ha fatto ampio uso del parco strumentazioni disponibili presso i partner del consorzio CERIC. Per fare alcuni esempi, gli esperimenti basati sui raggi X, eseguiti alla linea di luce SAXS dell’Università Tecnica di Graz, installata presso il Sincrotrone Elettra di Trieste, hanno permesso di rilevare alcuni indizi della degradazione dell’ibuprofene. Ulteriori esperimenti basati sui raggi infrarossi e sulla risonanza magnetica nucleare sono stati eseguiti rispettivamente alla linea di luce SISSI di Elettra e all’Istituto Nazionale di Chimica di Lubiana. L’insieme di questi, e altri esperimenti, uniti ai calcoli eseguiti presso i laboratori dell’Università Tecnica di Graz, hanno permesso di identificare tracce di 4-isobutilacetofenone derivato dalla degradazione dell’ibuprofene. L’Università Tecnica di Graz, Elettra Sincrotrone Trieste e l’Istituto Nazionale di Chimica di Lubiana rappresentano le strutture partner di CERIC rispettivamente in Austria, Italia e Slovenia.
“L’approccio nano-analitico permetterà la formulazione e la produzione di farmaci sempre più efficaci e sicuri, soddisfacendo i criteri più stringenti posti dalle agenzie per la regolamentazione dei farmaci” conclude Ornela De Giacomo, vice-direttrice di CERIC e co-autrice dello studio.
CERIC
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14.04.2022
Made in FVG – Ambasciatori di Eccellenza in visita in Area Science Park
Far scoprire le eccellenze imprenditoriali agli studenti delle scuole superiori e del sistema universitario e dell’alta formazione della nostra Regione. E’ questo l’obiettivo del progetto “Made in FVG: Ambasciatori di Eccellenza” promosso dall’Assessorato al lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia della Regione Friuli Venezia Giulia in collaborazione con ARDiS, l’Agenzia Lavoro & Sviluppo Impresa FVG e l’Ufficio Scolastico Regionale FVG.
Ieri una quarantina di studenti aderenti al progetto sono venuti in visita in Area Science Park e hanno potuto conoscere da vicino un ecosistema fatto di ricerca, innovazione e impresa che può offrire molte opportunità di inserimento lavorativo. Gli studenti hanno inoltre potuto conoscere tre eccellenti testimoni di imprenditoria presenti nel parco scientifico e tecnologico di Area:
Anna Gregorio, CEO di Picosats, azienda innovativa specializzata nello sviluppo di nanosatelliti
Sergio Benedetti, People Operation Manager di Esteco, azienda leader nel campo dell’ottimizzazione numerica e specializzata nello sviluppo di soluzioni software in campo ingegneristico
Rudy Ippodrino, Co-Founder Ulisse Biomed, azienda biotech attiva nel settore healthcare
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13.04.2022
Progetto NOEMIX: aperto il bando da 16,5 milioni di euro per la mobilità elettrica della PA del Friuli Venezia Giulia
Un passo avanti verso un nuovo modello di mobilità elettrica, grazie al quale il Friuli Venezia Giulia si appresta a diventare la prima Regione italiana ad attuare la transizione ecologica delle flotte di veicoli aziendali in dotazione alle Pubbliche Amministrazioni del territorio. Si è aperto il bando del progetto NOEMIX per la creazione di un servizio integrato di car-sharing con veicoli elettrici a noleggio a lungo termine, che vada gradualmente a sostituire i veicoli a gasolio e/o benzina di proprietà degli Enti pubblici attivi in regione. Il bando, la cui scadenza è fissata al 27 maggio 2022, ha una durata di 60 mesi ed è diviso in due lotti per favorire la partecipazione delle piccole e medie imprese.
Nello specifico la gara, bandita dalla Centrale Unica di Committenza Regionale (CUC) per conto dei 17 Enti interessati, prevede la fornitura di:
· 522 veicoli elettrici (BEV – Battery Electric Vehicles) di diverse tipologie in noleggio a lungo termine per una durata di 60 mesi
· 200 infrastrutture di ricarica, ad uso esclusivo, di cui 124 colonnine e 76 wallbox
· sistemi informatici per la gestione e il monitoraggio dei veicoli e delle infrastrutture.
Gli Enti Pubblici destinatari del servizio di mobilità NOEMIX, che recentemente hanno firmato la convenzione per la partecipazione al progetto sono: i Comuni di Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste; le aziende sanitarie (Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina, Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale, Azienda Sanitaria Friuli Occidentale, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico “Burlo Garofolo” di Trieste); Area Science Park, l’Aeroporto Friuli Venezia Giulia, l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, il Consorzio di Bonifica della Pianura Friulana, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, l’Agenzia regionale per il diritto agli studi superiori, l’Università degli Studi di Trieste e l’Università degli Studi di Udine.
NOEMIX è un progetto coordinato da Area Science Park, nato nel 2017 grazie al supporto dell’Unione Europea, che ha finanziato la predisposizione degli studi tecnici e di fattibilità. La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, credendo fortemente nei benefici del progetto, ha stanziato 20,5 milioni di euro in cinque anni, contribuendo in modo sostanziale all’avvio del processo di transizione verso una mobilità a basse emissioni di carbonio e alla riduzione dell’inquinamento urbano causato dai veicoli a combustione interna.
Una volta realizzato in Friuli Venezia Giulia, il progetto sarà proposto ad altre regioni italiane e paesi europei, dove potrà essere replicato.
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13.04.2022
Al via 15 borse di studio da realizzarsi presso le aziende di Area Science Park
VEDI LA GRADUATORIE BORSE 2022
Anche quest’anno Area Science Park promuove un bando dedicato esclusivamente alle aziende residenti nel Parco scientifico e Tecnologico (Grandi Imprese, PMI e Start Up), mettendo a disposizione 15 borse di studio per coinvolgere un/una borsista nello svolgimento di un progetto formativo in attività tecnico-scientifica e di ricerca.
Le domande saranno presentate dalle aziende ospitanti, che dovranno aver già individuato la candidata o il candidato a ricevere la borsa di studio di Area Science Park. Ricordiamo che i candidati devono essere disoccupati, diplomati o diplomati ITS o laureati, essere residenti in Italia e non superare il trentesimo anno di età. Puoi consultare le aziende residenti in Area Science Park QUI.
Il periodo di permanenza in azienda è di 12 mesi. I borsisti riceveranno un finanziamento mensile da Area Science Park a seconda dal titolo di studio posseduto al momento della presentazione della domanda.
Le domande devono essere presentate esclusivamente in formato digitale via PEC entro le ore 12.00 di martedì 26 luglio 2022.
L’avvio delle borse è previsto per il 15 ottobre 2022
SCARICA IL BANDO 2022
FAC SIME DOMANDA BANDO BORSE 2022
Per informazioni:
Struttura Parco Scientifico e Tecnologico
Ufficio Sviluppo Parco
borse.parco@areasciencepark.it
t. 040 375 5157 e 040 375 5218.
borse di studio
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formazione
12.04.2022
Creare filiere italiane dell’idrogeno: il Friuli Venezia Giulia in prima linea con la North Adriatic Hydrogen Valley
Raggiungere la “Carbon Neutrality” entro il 2050 è l’impegno sancito dalla Cop26 di Glasgow, tenutasi lo scorso novembre. Per ottenere questo obiettivo è necessario attuare una transizione energetica che attui il passaggio da un mix centrato sui combustibili fossili a uno basato sulle fonti rinnovabili, a basse o a zero emissioni di carbonio. Si tratta di un cambiamento di paradigma che richiede un importante contributo da parte del mondo della ricerca e dell’impresa attraverso lo sviluppo di tecnologie innovative. Gli scenari dalla transizione energetica sono stati al centro della Conferenza annuale del SiS FVG – Sistema Scientifico e dell’Innovazione del Friuli Venezia Giulia, organizzata da Area Science Park e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza destina 69,8 miliardi di euro (il 31% del totale delle risorse disponibili) alla Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. La Missione comprende tre dei programmi flagship, uno dei quali riguarda le energie rinnovabili e la produzione e il trasporto di idrogeno. Proprio la creazione di una nuova filiera dell’idrogeno, è stato il tema centrale della Conferenza di Trieste, che ha visto la partecipazione di esperti dell’ENEA, del mondo scientifico e universitario triestino e rappresentanti istituzionali del MUR, del MAECI, del MITE e della Regione Friuli Venezia Giulia.
Per le sue caratteristiche, l’idrogeno verde, prodotto cioè da energia rinnovabile, potrebbe ricoprire un ruolo di primo piano nel raggiungimento della neutralità climatica al 2050, come prevede la Hydrogen Strategy for a climate-neutral Europe, lanciata dalla Commissione europea l’8 luglio 2020, a cui è seguita l’istituzione della European Clean Hydrogen Alliance, la piattaforma per l’idrogeno dell’Unione Europea che riunisce al suo interno industria, ricerca, istituzioni pubbliche e società civile. L’Italia, seconda nazione manifatturiera d’Europa, ha il potenziale per presidiare tutti i settori della filiera idrogeno: produzione, logistica, trasporto e distribuzione, usi finali nella mobilità, nell’industria e nel residenziale. Già oggi siamo tra i primi due produttori europei di tecnologie termiche e meccaniche e di impianti e componenti di potenziale utilità per l’idrogeno.
“L’industria nazionale è pronta a raccogliere la sfida, raccordandosi secondo un modello di filiera, contribuendo ad aumentare i livelli occupazionali e creando prodotti e indotto – dichiara Giorgio Graditi, Direttore Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili di ENEA. – Potrà essere supportata da centri di ricerca ed università di rilevanza internazionale con competenze ed esperienze che coprono aspetti che vanno dalla ricerca all’innovazione, dallo sviluppo sperimentale alla dimostrazione. In questo contesto è essenziale dare un chiaro indirizzo politico che sappia valorizzare le diverse tecnologie secondo un approccio neutrale e nell’ambito di una strategia nazionale coordinata ed orientata ad accrescere la competitività sul mercato europeo ed internazionale delle nostre realtà industriali”.
Si inquadra bene in questo scenario la “North Adriatic Hydrogen Valley”, il primo progetto transfrontaliero di questo tipo a livello internazionale, nato dall’accordo tra Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Croazia e Slovenia, che è stato ufficializzato con la firma di una lettera di intenti da parte del Ministro delle Infrastrutture sloveno, Blaž Košorok, del suo collega croato, Ivo Miletić, e di Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia. Il piano per la costruzione di una valle dell’idrogeno transfrontaliera nell’Adriatico settentrionale punta a stabilire un quadro di cooperazione per promuovere lo sviluppo delle tecnologie dell’idrogeno, preparare una pipeline di progetti e identificare le fonti di finanziamento.
La collaborazione contribuirà alla transizione verso un ecosistema energetico integrato che coinvolge i settori dell’energia, dell’industria e dei trasporti. Inoltre, le parti coopereranno su ricerca, innovazione e sviluppo di soluzioni basate sull’idrogeno, come la costruzione di stazioni per il rifornimento e il trasporto di idrogeno e la creazione di catene del valore. Per attuare il piano, sarà istituito un gruppo di lavoro congiunto, coordinato dal vice Direttore di Area Science Park, Stephen Taylor, composto da rappresentanti delle istituzioni, dell’industria e della ricerca. L’Hydrogen Valley Transfrontaliera del Nord Adriatico contribuirà sia a rafforzare l’offerta e la domanda regionale di idrogeno, sia ad aiutare la transizione energetica e a sostenere la creazione di posti di lavoro e la decarbonizzazione dell’Europa.
“È un primo importante passo verso la decarbonizzazione dell’economia a livello regionale, nei Paesi dell’Europa centrale e orientale, e anche la prima iniziativa sull’idrogeno in quest’area con lo scopo dichiarato di mitigare il cambiamento climatico favorendo la transizione energetica, la riconversione industriale e la decarbonizzazione di diversi settori economici – spiega Rodolfo Taccani, Delegato per il Trasferimento Tecnologico ed i Rapporti con le Imprese dell’Università di Trieste. – L’Università di Trieste è in prima linea nel promuovere la cooperazione tra mondo della ricerca, industria ed enti locali nella regione transfrontaliera del Nord Adriatico. Grazie alle competenze presenti nell’Ateneo siamo in grado di mettere in sinergia soluzioni di ricerca, di innovazione e opportunità di investimento congiunti orientati all’utilizzo del vettore idrogeno”.
“Stiamo muovendo passi concreti nel futuro della prima, storica Valle dell’idrogeno transfrontaliera a livello europeo attraverso la messa in campo di azioni che fino a pochi anni fa consideravamo irrealizzabili e che invece dimostrano che la transizione energetica, nei tempi prefissati, si può fare – sottolinea Alessia Rosolen, Assessore al lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. – La North Adriatic cross-border Hydrogen Valley, grazie alle realtà scientifiche e dell’innovazione che sono state capaci di fare della cooperazione un importante strumento di coesione e sviluppo, è un progetto strategico che darà vita ad una “Mitteleuropa” del gas dove troveranno applicazione concreta nella produzione industriale, nelle infrastrutture di distribuzione, nella mobilità e nel consumo energetico domestico, le tecnologie collegate all’idrogeno. Il Friuli Venezia Giulia si conferma leader nel settore della ricerca e dell’innovazione e sta investendo per esserlo anche in quello della transizione ecologica.”
“Il tema della transizione ecologica e della sostenibilità energetica vede impegnato l’Ente su diversi fronti – spiega la Presidente di Area Science Park, Caterina Petrillo. – Il progetto Hydrogen Valley, che interessa la macroregione FVG con Slovenia e Croazia, è un dimostratore dell’efficacia della cooperazione internazionale aggregata su competenze scientifiche per una sfida tecnologica con impatto socioeconomico. Come Ente stiamo collaborando con le istituzioni scientifiche del territorio e vorremmo indirizzare il nostro contributo futuro all’analisi dei materiali per il settore energetico e allo sviluppo di modelli a supporto della logistica. Stiamo anche valutando la realizzazione di piloti a basso impatto ambientale nei nostri campus e abbiamo attivo un progetto di simbiosi industriale che coinvolge una quindicina di imprese dell’area retroportuale di Trieste. Sono tutte iniziative che confermano un impegno costante di Area Science Park in ricerca e sviluppo connessi al settore energetico”.
SiS FVG – Sistema Scientifico e dell’Innovazione del Friuli Venezia Giulia, è un’iniziativa della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Ministero dell’Università e della Ricerca, che mette a sistema e valorizza le competenze e i risultati di R&S dei principali enti scientifici e tecnologici del territorio regionale (università, enti di ricerca, parchi e poli d’innovazione).
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Infrastrutture tecnologiche
11.04.2022
Uguaglianza di genere in Area Science Park, pubblicato il Piano per ridurre il gap tra uomini e donne
La Commissione Europea negli ultimi decenni ha dato un grande impulso al tema della parità di genere, grazie a numerosi interventi finalizzati a favorire la riduzione del gap tra uomini e donne nel mondo del lavoro. Tra le tendenze incoraggianti ci sono il maggior numero di donne nel mercato del lavoro e i progressi nell’acquisizione di una migliore istruzione e formazione.
Ciò nonostante, nessuno Stato membro ha finora raggiunto la piena parità di genere: i progressi vanno a rilento e i divari di genere persistono a livello di retribuzioni, assistenza e pensioni, nelle posizioni dirigenziali e nella partecipazione alla vita politica e istituzionale.
Sotto la Presidenza di Ursula Von der Leyen, la Commissione Europea si è posta l’obiettivo di compiere progressi concreti e significativi entro il 2025, in linea con l’impegno di realizzare un’Unione dell’uguaglianza. Tra le diverse politiche messe in atto, c’è quella di richiedere alle istituzioni che vogliono accedere ai fondi del Programma di Ricerca Horizon Europe di dotarsi obbligatoriamente di un Piano di Uguaglianza di Genere (Gender Equality Plan- GEP) a cominciare dall’anno 2022.
La parità di genere in Area Science Park
Area Science Park è già da alcuni anni impegnata nella promozione della parità di genere e in azioni di conciliazione, attraverso diverse iniziative, recependo con convinzione norme e disposizioni nazionali e sovranazionali:
nel 2011 ha istituito il CUG (Comitato unico di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni), un luogo di attenzione e di partecipazione tra i dipendenti e l’Amministrazione alla quale negli anni non ha mancato di fornire suggerimenti e proposte.
nel 2017 Area Science Park è stato tra i primi enti di ricerca in Italia ad introdurre la sperimentazione dello smart working con l’attivazione di progetti pilota diventati strutturali a partire dal 2022;
nel periodo della pandemia ha avviato una serie di azioni volte a migliorare il benessere dei dipendenti e la capacità di conciliare vita lavorativa e familiare.
Tra le azioni volte alle pari opportunità si possono ancora ricordare l’istituzione dell’Asilo nido interaziendale, l’attenzione a svolgere la formazione interna in orario che permetta al personale in part-time di svolgerlo nelle ore di lavoro e la creazione di gruppi di lavoro trasversali dedicati alla promozione del benessere organizzativo.
Nonostante ciò, ancora molto resta da fare con la consapevolezza che sia necessario passare dalle singole azioni ad un piano complessivo ed integrato, capace di incidere nei processi decisionali e nell’efficacia delle performance complessive.
In questa direzione, la redazione del GEP (Gender Equality Plan) è un’occasione per riflettere e analizzare il fenomeno, anche attraverso una ricognizione delle azioni avviate in altri enti nazionali e internazionali (Enti Pubblici di Ricerca e Università), ma soprattutto può rappresentare un momento di svolta per dare valore a quanto realizzato finora ed assumere un nuovo punto di vista condiviso.
Il Piano per l’Uguaglianza di genere (GEP) di Area Science Park
In linea con quanto richiesto dalla Commissione Europea, Area Science Park ha istituito nel 2021, un gruppo di lavoro caratterizzato da competenze diverse e multidisciplinari per redigere il Piano. È un documento programmatico che si propone di valorizzare la piena partecipazione di tutte le persone alla vita dell’Ente, favorendo la cultura del rispetto, il contrasto alle discriminazioni di genere e la promozione dell’effettiva uguaglianza di genere attraverso azioni coerenti e perseguite nel tempo, in particolare nel triennio 2022-2024.
Il Piano è stato elaborato sulla base delle specifiche caratteristiche di Area Science Park e delle sue finalità istituzionali, del proprio assetto organizzativo e della propria cultura valoriale.
La struttura del Piano, composto da schede sintetiche organizzate per obiettivi relativi alle cinque Aree Tematiche (AT) indicate dalla Commissione Europea, rende il documento facilmente aggiornabile e con obiettivi verificabili.
Le cinque Aree Tematiche del GEP
Le aree di analisi del Piano di Area Science Park sono state individuate in coerenza con quanto indicato dalla Commissione Europea:
Equilibrio vita privata/vita lavorativa e cultura dell’organizzazione – AT1
Equilibrio di genere nelle posizioni di vertice e negli organi decisionali – AT2
Uguaglianza di genere nel reclutamento e nelle progressioni di carriera – AT3
Violenza di genere e divulgazione sui temi delle pari opportunità – AT4
Integrazione della dimensione di genere nell’attività di ricerca, innovazione e divulgazione della cultura scientifica – AT5
Per ciascuna delle Aree tematiche sono stati individuati gli obiettivi, le attività, gli strumenti per realizzarle, i referenti, i target, il cronoprogramma e gli indicatori di risultato.
Le tabelle e i dati descritti nel Piano, aggiornati al 31/12/2021, fotografano la situazione di partenza dell’ente fino all’approvazione del documento e costituiscono una prima base di riferimento per monitorare l’impatto ed il successo delle azioni previste.
Scarica il Piano di Uguaglianza di Genere di Area Science Park
genere
GEP
Istituzionale
pari opportunità
uguaglianza
08.04.2022
INCIRCLE: nuovi strumenti di pianificazione per ridurre gli impatti ambientali del turismo
Quanto impatta il turismo sulle destinazioni vulnerabili? Quali politiche possono essere adottate per ridurre l’impronta ambientale dei flussi turistici? Queste alcune delle domande sulle quali ha lavorato INCIRCLE, progetto triennale Interreg MED cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale. Il progetto, coordinato da Area Science Park, riunisce quattordici partner provenienti da sei diversi Paesi dell’area mediterranea (Italia, Grecia, Spagna, Albania, Malta, Cipro) e punta a ridurre l’inquinamento causato dal turismo, preservare la qualità e la disponibilità delle risorse naturali e migliorare la qualità della vita dei residenti e dei turisti, applicando i principi dell’economia circolare al settore turistico.
INCIRCLE, il cui budget supera i 3 milioni di euro, punta a migliorare la sostenibilità e l’attrattiva delle isole mediterranee a bassa densità di popolazione e delle destinazioni turistiche costiere che sono influenzate negativamente dai flussi stagionali di turisti.
L’impronta ambientale delle attività turistiche evidenzia un aumento delle emissioni, lo spreco di acqua, l’eccessiva produzione di rifiuti, l’aumento dei livelli di spreco di energia ed elevati livelli di rumore. In questi territori è quindi necessaria una pianificazione del turismo sostenibile migliore e integrata, per preservare e valorizzare le risorse non rinnovabili.
Il progetto ha l’obiettivo di fornire ai decisori strumenti concreti e opportunità di test per migliorare la loro capacità in termini di valutazione e pianificazione della sostenibilità, per fare leva su nuovi finanziamenti e fornire opportunità concrete di replica dei risultati ottenuti. A questo scopo è stata sviluppata la INCIRCLE Knowledge Platform. La Piattaforma, liberamente accessibile ai decisori politici e agli stakeholder turistici, fornisce un insieme di soluzioni raccolte e testate nell’area mediterranea e condivide modelli di riferimento che in altri contesti si sono rivelati vincenti. La piattaforma mira anche a classificare e confrontare politiche e pratiche in materia di turismo circolare attraverso uno strumento di autovalutazione, il Circular Tourism Self Assessment. Questo tool online, costituito da un questionario di una cinquantina di domande e sviluppato dal partner di progetto Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, è uno strumento di gestione e monitoraggio per valutare l’impatto del turismo dal punto di vista dell’economia circolare, sia a livello di destinazione (Circular Tourism Destination Tool) sia a livello di industria del turismo (Circular Tourism Industry Tool).
Il Circular Tourism Self Assessment si basa su quattro capitali (capitale naturale, capitale sociale, capitale costruito, capitale umano) e su tre livelli (livello di destinazione turistica, livello di industria del turismo e livello di networking composto dalle interazioni che alimentano la sostenibilità e la circolarità tra una destinazione turistica e un’industria del turismo), e comprende i cinque principi dell’economia circolare (Ridurre, Rigenerare, Ripensare, Innovare, Rivalutare).
La fase di test ha già coinvolto cinque città pilota (Palma, Gozo, Himara, Rethymno, Larnaca) e cinque territori (Isole Baleari, Malta, Albania, Creta, Cipro) con l’obiettivo di sviluppare strategie e piani di azione locale contenenti misure concrete per la transizione verso un turismo regionale sostenibile e circolare con il coinvolgimento attivo dei portatori di interesse.
Comunicati Stampa
Servizi per l'Innovazione
05.04.2022
BAT: visita in Area e attività di networking con imprese del Parco
Visita questa mattina di una nutrita delegazione di British American Tobacco (BAT) al campus di Padriciano di Area Science Park. La visita della delegazione, guidata da Roberta Palazzetti, SEA Area Director di BAT, è stata l’occasione per un incontro aperto dalla Presidente di Area Science Park, Caterina Petrillo, durante il quale il vicedirettore, Stephen Taylor, ha presentato le principali attività di Area nell’attrazione di talenti, di insediamenti ad alta tecnologia e nei servizi di innovazione e generazione d’impresa.
L’incontro è servito a conoscere da vicino una serie di interessanti esperienze e progetti innovativi che vedono protagoniste alcune delle imprese che hanno insediamenti nel parco scientifico: Reply, Illycaffè ed EY/Teorema Engineering. Al centro delle presentazioni i processi sempre più spinti di digitalizzazione sia del marketing che della progettazione di processi e prodotti industriali, grazie a strumenti di e-business, alla gestione dati basata su algoritmi di intelligenza artificiale, all’utilizzo di realtà virtuale immersiva, aumentata e mista e alle potenzialità delle digital manufacturing platform e della creazione di digital twin dei processi industriali.
BAT
British American Tobacco
Dai nostri campus
04.04.2022
Al via Foundation Open Factory 2022
Il 30 e 31 marzo l’ecosistema di Foundation Open Factory si è riunito a Belluno per fare il punto sull’impatto sociale e territoriale generato nella prima edizione dell’iniziativa ed inaugurare i lavori del nuovo anno. Foundation Open Factory è il percorso promosso da Fondazione Caritro, Fondazione Cariparo, Fondazione Cariverona insieme a ELIS con l’obiettivo di valorizzare la piccola-media imprenditoria nei territori del Triveneto attraverso la collaborazione con startup selezionate su scala nazionale e di generare impatto investendo sui giovani attraverso la formazione sulle nuove tecniche di innovazione. Il programma porta il modello dell’innovazione aperta e collaborativa, o “Open Innovation”, all’interno delle piccole industrie, consorzi e imprese sociali e permette di integrare soluzioni tecnologiche provenienti dalle startup per innovare in modo efficace riducendo tempi e costi.
Sono 11 i progetti di co-innovazione avviati finora in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige, che vedono il coinvolgimento di PMI, startup, partner territoriali e consorzi, fra cui quello dell’azienda Biodermol e della startup Symbiargo che hanno trovato una modalità di utilizzo del sottoprodotto industriale delle concerie come fertilizzante per campi ad uso agricolo, commercializzando un nuovo prodotto sostenibile e benefico per l’ambiente. Un altro progetto da menzionare è quello della cooperativa sociale Zico e della startup Skillgym che hanno realizzato un servizio formativo e di orientamento per allenare i giovani inoccupati e disoccupati a gestire in modo efficace un colloquio di lavoro. L’impatto misurato è stata la crescita della consapevolezza e dell’efficacia nei colloqui di oltre il 10% dei soggetti campione.
Nella giornata del 31 marzo, in collaborazione con Confindustria Belluno Dolomiti, Area Science Park e Industrio, è stata inoltre presentata la Dolomiti Innovation Valley, l’iniziativa di sistema volta a supportare i processi di innovazione nel territorio dolomitico e a promuoverne la sua attrattività. Un’idea sviluppata a partire dal progetto Smart Road, realizzato da ANAS in Veneto sulla statale 51 di Alemagna che proprio nel pomeriggio del 31 si è arricchita di tre nuovi progetti di co-innovazione. I team multistakeholder composti da ELIS e ANAS, affiancati dai mentor di Industrio e Area Science Park, lavoreranno insieme tre mesi per lo sviluppo di prototipi che si integreranno con le tecnologie presenti nella Smart Road.
Servizi per l'Innovazione
31.03.2022
Progetto BIO Open Lab: Holo-TEM, un microscopio elettronico a trasmissione di ultima generazione consegnato all’Università del Salento
È stato consegnato al Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi” dell’Università del Salento il microscopio Holo-TEM, uno strumento da 4,35 milioni di euro che va ad incrementare la dotazione di strumentazioni all’avanguardia del progetto BIO Open Lab, un’infrastruttura di ricerca distrubuita sul territorio nazionale di cui fanno parte anche Area Science Park di Trieste e l’Università di Salerno e che andrà a potenziare il Consorzio europeo CERIC-ERIC. Il progetto ha un finanziamento complessivo di 12.434.500,00 euro su fondi PON Ricerca e Innovazione 2014-2020.
Il nuovo Microscopio Elettronico a Trasmissione, presto installato e operativo a Lecce, ha una risoluzione che riesce a raggiungere il singolo atomo e avrà la possibilità di analizzare campioni sia organici sia inorganici senza danneggiarli significativamente. Il microscopio utilizzerà quattro tecniche diverse d’indagine quali criomicroscopia elettronica, olografia in linea, spettroscopia di elettroni a perdita di energia (EELS) e spettroscopia di raggi X-caratteristici dispersi in energia (EDXS), la cui combinazione permetterà di sviluppare nuove metolodogie di investigazione e di realizzare esperimenti innovativi. Il suo impiego porterà un forte avanzamento delle conoscenze in biologia, medicina, farmacologia e altri settori.
“La realizzazione della infrastruttura BIO Open Lab – dice il prof. Lucio Calcagnile, co-responsabile del progetto insieme alla prof.ssa Rosaria Rinaldi – e la disponibilità di un Holo-TEM a risoluzione atomica darà la possibilità fra pochi mesi a ricercatori provenenti anche dall’estero, e in particolare dal Consorzio europeo CERIC-ERIC, di utilizzare una facility di ricerca dalle prestazioni eccezionali non solo per le ricerche fondamentali e le applicazioni alla medicina ma in generale a tutta la Scienza dei Materiali.”
“Questa infrastruttura permetterà di formare giovani ricercatori in un campo di frontiera per lo studio delle proprietà morfologiche e strutturali di materiali organici ed inorganici ad altissima risoluzione”, aggiunge la prof.ssa Rinaldi.
Le prossime fasi che il microscopio Holo-TEM dovrà sostenere nei mesi a venire sono la completa installazione, il collaudo e il commissioning per il suo primo vero utilizzo da parte della comunità scientifica.
Tutte le realtà coinvolte nel progetto BIO Open Lab beneficeranno delle alte prestazioni del microscopio Holo-TEM, per una ricerca condivisa e diffusa che avrà risonanza nazionale e internazionale grazie alle quattro facilities in costruzione o già operative. Oltre al laboratorio del microscopio Holo-TEM, ci sono infatti anche la facility di Next Generation Sequencing del campus di Basovizza di Area Science Park a Trieste, quella di Spettrometria di Massa del campus di Baronissi a Salerno e il Centro di Calcolo del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione ed Elettrica e Matematica Applicata di Salerno.
BIO Open Lab
Comunicati Stampa
Microscopio Elettronico a Trasmissione
microscopio Holo-TEM
Servizi per l'Innovazione
30.03.2022
Area Science Park al World Entrepreneurs Investment Forum di Dubai
Quali sono le sfide che i governi, le organizzazioni multinazionali e le imprese devono affrontare per raggiungere un adeguato grado di resilienza imprenditoriale ed economica dopo il COVID 19?
Dal 28 al 30 marzo, nell’ambito di Expo Dubai, si è svolto il World Entrepreneurs Investment Forum 2022 (WEIF) per offrire riflessioni e soluzioni su questi temi.
L’edizione 2022 si è ispirata al tema centrale di Expo Dubai “Connecting minds, Creating the future – Opportunity, Mobility and Sustainability”, per promuovere occasioni di partnership e collaborazione tra imprenditori e innovatori, finalizzate a garantire un futuro prospero e a individuare soluzioni sostenibili per le sfide globali.
Organizzato da UNIDO ITPO / AICEI Bahrein sotto l’egida della Lega degli Stati Arabi e in collaborazione con l’Unione delle Camere Arabe, la Banca Araba per lo sviluppo economico in Africa e numerosi altri partner regionali e internazionali, il WEIF ha visto la partecipazione di oltre 70 speaker provenienti da tutto il mondo che sono stati coinvolti in 9 panel tematici di confronto.
Il 30 marzo, all’interno del panel 8, Stephen Taylor, Vice Direttore Generale di Area Science Park, è intervenuto sulle opportunità offerte dall’introduzione dell’idrogeno e delle sue potenzialità per la transizione energetica, illustrando i termini dell’accordo tra Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Croazia e Slovenia che porterà alla creazione della cosiddetta “North Adriatic Hydrogen Valley”.
Il panel si è focalizzato sui servizi smart del futuro con lo scopo di analizzare strategie commerciali d’avanguardia e trend tecnologici adottati in diversi contesti, per condividere best practices e orientare futuri sviluppi condivisi.
Oltre a Stephen Taylor era presente Lydia Alessio-Vernì, Direttore Generale, Agenzia Lavoro & Sviluppo Impresa della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
La missione a Dubai si inserisce nel più ampio progetto “Innovation Bridge Trieste – Dubai 2020” promosso dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia: un programma di iniziative per collegare Expo Dubai 2020 alla realtà regionale attraverso azioni di networking tra innovatori regionali, nazionali e internazionali, tra cui industria, produttori di tecnologia pubblici e privati e centri di ricerca.
Servizi per l'Innovazione
29.03.2022
La nanomedicina personalizzata è la nuova sfida nella lotta contro i tumori
Una nuova terapia personalizzata che include il pre-trattamento dei pazienti oncologici con farmaci già disponibili sul mercato, con l’ausilio di sistemi di imaging. Un metodo di nanoscopia avanzata applicato su sezioni di tessuti malati, in grado di analizzare le variazioni morfologiche e ottiche del tumore prima e dopo il trattamento farmacologico. Sono questi i due obiettivi perseguiti da CATHENA (CAncer THErapy by NAnomedicine), progetto per la nanomedicina personalizzata contro il cancro, frutto di una partnership pubblico-privata tra Bracco Imaging (capofila), A.P.E. Research Srl, Università degli Studi di Trieste e Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (CRO), con il coordinamento scientifico di Area Science Park. Gli studi condotti hanno avuto come obiettivo quello di identificare nuove strategie terapeutiche combinate, volte ad aumentare selettivamente nel tessuto malato la quantità di farmaci antitumorali somministrabile. Oggi grazie alla partnership ed alla condivisione delle conoscenze tecniche, mediche e diagnostiche che il progetto CATHENA ha reso possibili, possiamo affermare di aver più consapevolezza nell’applicazione della nanomedicina contro la patologia oncologica.
I tumori sono la seconda causa di morte dopo le patologie cardio-vascolari. Attualmente le terapie farmacologiche più utilizzate sono basate su anticorpi diretti verso specifici bersagli biomolecolari e recentemente sono stati immessi sul mercato farmaci basati su sistemi di dimensione nanometrica che dovrebbero facilitare la penetrazione nelle cellule del principio attivo. L’organismo, tuttavia, tende a produrre resistenze al vettore, che riducono la diffusione del farmaco e ne limitano la distribuzione all’interno delle cellule cancerose. Nel caso degli anticorpi, questa limitazione è in parte mitigata da una minore resistenza al trasporto nei tessuti e dall’aumento delle dosi terapeutiche, con la conseguenza, però, di esporre i pazienti a notevoli reazioni avverse e far crescere i costi della cura.
Qui entra in gioco il progetto CATHENA, che ha studiato una strategia per massimizzare l’accumulo selettivo dei principi attivi nelle zone affette da patologia oncologica ovvero un pre-trattamento farmacologico che andasse ad aumentare la permeabilità dei vasi.
Ci sono volute competenze diverse e complementari per centrare l’obiettivo, a cominciare da quelle del Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Trieste. Qui il gruppo di ricerca coordinato dalla prof.ssa Lucia Pasquato ha contribuito alla preparazione di nuove sonde fluorescenti con diversi gradi di attitudine a legarsi ai grassi e a disperdersi tra essi (lipofilia). Data la complessità strutturale dei composti progettati, la sintesi è stata impegnativa ma ha consentito di raggiungere l’obiettivo con successo. Queste sonde fluorescenti sono state poi incorporate in nanovettori lipidici presso Bracco Imaging. L’attività di ricerca di Bracco si è focalizzata sulla preparazione e studio dei nanovettori, in particolare di quattro tipologie di nanoparticelle lipidiche funzionalizzate con molecole fluorescenti innovative. I risultati hanno mostrato una migliore attitudine delle nuove sonde fluorescenti ad intercalarsi nei nanovettori e quindi una migliore capacità di emissione luminosa.
A.P.E. Research ha analizzato la morfologia, la struttura superficiale e le proprietà elettriche e ottiche dei nanovettori con tecniche di microscopia a sonda. Ha sviluppato inoltre uno specifico set-up di nanoimaging multispettrale avanzato che permette di studiare le sezioni istologiche, utile alla validazione in ambito terapeutico. Infine, l’unità di Anatomia Patologica del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano si è occupata dell’analisi di protocolli terapeutici innovativi tramite imaging ottico in vivo, accoppiato a studi di biodistribuzione, farmacocinetica e farmacodinamica specifici per i tumori del colon e ovarici. È stato così valutato l’effetto dei trattamenti attraverso l’analisi e la quantificazione dei nanovettori fluorescenti all’interno del microambiente tumorale, e mediante una dettagliata analisi istopatologica.
Come sottolinea il prof. Vincenzo Canzonieri (CRO e UNITS), il progetto ha permesso di migliorare sia i modelli in vitro 3D (organoidi) che rappresentano degli avatar del tumore dei pazienti, sia modelli in vivo per affinare protocolli terapeutici che utilizzano nanotecnologie avanzate.
I risultati di CATHENA vengono illustrati oggi nel corso dell’evento finale del progetto che vede gli intervenuti del prof. Luis M. Liz-Marzán (CIC biomaGUNE, Basque Research and Technology Alliance (BRTA), Donostia-San Sebastian, Spain), uno dei leader mondiali nelle applicazioni della scienza dei colloidi alla nanoplasmonica, e della dott.ssa Claudia Cabella (Bio-Imaging R&D Manager, Bracco Imaging), esperta in studi preclinici nei campi della risonanza magnetica e nello sviluppo di nanosistemi per l’imaging e per la terapia di malattie cardiovascolari.
CATHENA è un progetto finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia sul bando POR FESR 2014-2020.
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