08/04/2021
Un farmaco antiparassitario può bloccare il danno polmonare causato da Covid-19
La ricerca, guidata da Mauro Giacca, pubblicata su Nature, primo autore Luca Braga, Group Leader del team Functional Cell Biology dell’ICGEB
I Nostri Campus - Genetica
Un farmaco antiparassitario può bloccare il danno polmonare causato da Covid-19

Utilizzando uno screening robotizzato su oltre 3.000 farmaci già approvati per la terapia di diverse malattie, un gruppo di ricercatori italiani e inglesi, guidati da Mauro Giacca, ha scoperto che la Niclosamide, un farmaco usato da più di 50 anni per le infezioni intestinali, è in grado di bloccare gli effetti dannosi che la proteina Spike di Sars-CoV-2 causa alle cellule. La ricerca, pubblicata su Nature, è stata condotta nei laboratori del King’s College London, dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology di Trieste e dell’Università di Trieste.

Lo stesso gruppo di ricercatori nel mese di novembre dello scorso anno in un articolo pubblicato su Lancet e BioMedicine aveva riportato che i polmoni dei pazienti morti per Covid-19, oltre a mostrare un esteso danno e la presenza di coaguli che bloccano la circolazione del sangue, contengono un vasto numero di cellule anormali, molto grandi e con molti nuclei, infettate dal virus anche dopo 30-40 giorni dal ricovero in ospedale [2]. Queste cellule derivano dalla capacità della proteina Spike del coronavirus di stimolare la fusione delle cellule infettate con le cellule vicine. Stimolati da queste osservazioni, i ricercatori hanno ora scoperto il meccanismo che consente la fusione delle cellule e trovato un farmaco in grado di bloccare questo processo.

“Siamo molto eccitati dai nostri risultati” afferma Mauro Giacca, “per almeno due motivi. Primo, perché abbiamo scoperto un meccanismo completamente nuovo, attivato dalla proteina Spike e importante per il virus. Le nostre ricerche mostrano come Spike attivi una famiglia di proteine della cellula, chiamate TMEM16, che sono indispensabili per la fusione cellulare. Secondo, perché questo meccanismo è anche alla base dell’attivazione delle piastrine, e potrebbe quindi anche spiegare perché il 70% dei pazienti con Covid-19 grave sviluppa una trombosi. E ora sappiamo che c’è almeno un farmaco, la Niclosamide, in grado di bloccare questo meccanismo.”

La Niclosamide è un farmaco sintetizzato negli anni ’70 del secolo scorso e usato a partire dal 1982 per la terapia delle infezioni intestinali dovute alla tenia. Il nuovo studio mostra come questo farmaco, inibendo TMEM16 e la fusione delle cellule, blocca anche la replicazione del virus. Sulla base di questi risultati, una sperimentazione clinica su 120 pazienti è già partita in India, dove l’infezione è ancora molto diffusa. La Niclosamide è somministrata ai pazienti ricoverati in ospedale con Covid-19.

“Penso che questa ricerca sia importante” continua Giacca “anche perché sposta l’attenzione dal tentativo di bloccare la moltiplicazione del virus, come finora hanno cercato di fare, con scarso successo, farmaci come il remdesivir, a quello di inibire il danno causato all’organismo dalle cellule infettate. Sono sempre più convinto che Covid-19 sia una malattia causata non dalla semplice distruzione delle cellule infettate dal virus, ma dalla persistenza di queste cellule nell’organismo per periodi lunghi di tempo. Il meccanismo che abbiamo scoperto potrebbe quindi anche essere coinvolto nello sviluppo del cosiddetto Covid lungo, ovvero spiegare la difficoltà che molti pazienti hanno a ricuperare dopo la malattia”.

“Grazie ad un team di scienziati davvero fantastico, è stato un viaggio scientifico davvero entusiasmante – sottolinea Luca Braga, primo autore della ricerca e Group Leader del team Functional Cell Biology dell’ICGEB – . In questo studio descriviamo per la prima volta un nuovo meccanismo mediato da Sars-CoV-2 Spike. Anche se resta ancora molto da capire su questo virus, questo studio è un ottimo esempio di come la combinazione di screening basati su immagini e analisi cellulari innovative sia un approccio molto efficace nella dissezione di meccanismi molecolari complessi. Non vedo l’ora di utilizzare questa tecnologia per analizzare ulteriormente la fisiopatologia della malattia Covid-19.”

La ricerca è stata condotta nei laboratori diretti da Giacca alla School of Cardiovascular Medicine & Sciences del King’s College London, l’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology di Trieste e l’Università di Trieste, con la collaborazione l’Istituto di Anatomia Patologica dell’Università di Trieste (Rossana Bussani) e con la collaborazione di altri gruppi di ricerca del King’s College London, Imperial College London e dell’Istituto di Biofisica del CNR di Trento.

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