28/04/2016
Equity crowdfunding 2.0: la semplificazione della normativa
Intervista a Davide Zaottini della Divisione Strategie Regolamentari della Consob
Supporto alle Startup
Equity crowdfunding 2.0: la semplificazione della normativa

Il 29 aprile 2016 si celebra l’Internet Day. In AREA Science Park sono in programma tre eventi, uno è dedicato al crowdfunding, il noto meccanismo di finanziamento online. Tra i relatori Davide Zaottini della Divisione Strategie Regolamentari della Consob,  che interviene su “Equity crowdfunding 2.0 e  semplificazione della normativa”. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

Perché in Italia è così difficile fare crowdfunding?
Principalmente perché manca sia agli investitori che agli imprenditori la familiarità con lo strumento, i suoi fondamenti culturali, il suo “ecosistema” anglosassone. Sembra quasi che raccontare un’idea imprenditoriale la renda meno attrattiva, siamo vittime di una comunicazione gelosa, lenta e inefficace, che non va al punto. Chi potrebbe investire fa fatica a capire l’oggetto dello scambio. Se non riusciamo a comprendere i benefici che potrebbero risultare dalle nostre azioni non prendiamo una decisione. Per questo la crowd (folla) funziona bene quando bisogna fare il rating dei ristoranti: chi ha mangiato bene lo percepisce subito! Con gli scambi di natura finanziaria la cosa è più complessa. I costi li percepisci subito, e i benefici? No. La preparazione della campagna deve essere tale da renderli chiari, altrimenti si fallisce. È importante però distinguere fra donation e reward crowdfunding da un lato che pian piano stanno trovando una loro dimensione – ed equity crowdfunding dall’altro, dove le difficoltà sono più marcate. Basti pensare, del resto, che non abbiamo neanche un nostro ‘linguaggio, dobbiamo prendere in prestito quello anglosassone. Se il linguaggio è confuso, anche le idee sono confuse, se è gergale è più facile escludere che includere.

Quali sono le principali criticità?
Per quanto riguarda l’equity crowdfunding le criticità stanno prima di tutto nel nostro contesto economico e finanziario, poco propenso a rischiare e poco fiducioso nella correttezza altrui. In più, chi ha introdotto lo strumento ha incluso nel perimetro degli emittenti legittimati solo le imprese ad alto rischio. Tutti speriamo che in mezzo a queste startup ci sia la nuova “Apple”, ma qualcuna dovrà necessariamente fallire. È stata di certo una scelta coraggiosa quella di consentire la raccolta tramite portali alle sole start-up (e poi anche alle pmi) innovative, è stata parte di una strategia coerente e decisa di sostegno all’innovazione. Questo, tuttavia, non ha favorito la diffusione del crowdfunding. Se i fattori chiave sono la reputazione e la fiducia, partire da soggetti che non hanno una storia contabile e un portafoglio clienti è rischioso. Anche la regolamentazione di conseguenza è stata caratterizzata, forse proprio per i numerosi punti interrogativi, da scelte un po’ rigide in sede di prima definizione.

Cosa avete fatto, come Consob, per migliorare la normativa?
Abbiamo impostato un ciclo di valutazione completo, impiegando tutti gli strumenti codificati a livello internazionale ed europeo per migliorare la qualità della regolazione, soprattutto la valutazione ex post per verificarne l’attuazione, coordinandoci costantemente con le altre istituzioni coinvolte. Le esperienze maturate dalla Consob in questo contesto sono state raccolte in un Discussion Paper scaricabile gratuitamente con l’obiettivo di contribuire a rinvigorire il dibattito sulla qualità della regolamentazione, non solo in ambito scientifico ma anche fra le Istituzioni e gli studiosi che seguono i temi di policy. E tutto questo perché siamo consapevoli che molto resta da fare per migliorare le regole che disciplinano il sistema economico (e non solo).

 

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