Il settore delle imprese culturali e creative

In Italia generano circa il 6% della ricchezza prodotta (oltre 90 miliardi) valorizzando una filiera produttiva di oltre 250 miliardi di euro, con il turismo come primo beneficiario. Danno lavoro a più di un milione e mezzo di persone.

L’attenzione alle imprese culturali e creative è sempre maggiore negli ultimi anni, tuttavia una definizione condivisa universalmente non è ancora stata adottata.

Le imprese creative nascono dalla considerazione che alcune attività umane, più di altre, affondano le proprie origini nella creatività, nelle abilità e nel talento individuale e possiedono il potenziale per la creazione di ricchezza e posti di lavoro. Le imprese culturali invece nascono dalla consapevolezza delle potenzialità economiche legate alla produzione culturale in quanto tale.

La definizione di imprese culturali e creative è in continua evoluzione, ma è basata principalmente sulla sistematizzazione e sull’inclusione di quelle risorse culturali, creative e ad alto contenuto di conoscenza, che potenzialmente generano crescita e sviluppo economico: obiettivo principale di queste imprese è quello della produzione, riproduzione, promozione, distribuzione e commercializzazione di beni, servizi e attività con contenuti di derivazione culturale, artistica e di patrimonio.

È importante riconoscere che – così come per il settore creativo – anche la cultura rappresenta un input che fornisce un valore aggiunto nella produzione di beni non culturali.

Proprio per questo possiamo considerare come imprese culturali quelle industrie che producono e distribuiscono beni e servizi che, nel momento stesso in cui vengono sviluppati, incorporano uno specifico attributo, uso o scopo culturale, indipendentemente dal valore commerciale. Sono invece imprese creative quelle industrie che possiedono una dimensione culturale e utilizzano la cultura come input, sebbene i loro output siano principalmente funzionali.